Il sistema alimentare è la prima causa di perdita di biodiversità, anche in Italia
A Roma summit Onu per rendere i sistemi agroalimentari più efficienti, più inclusivi, più resilienti e più sostenibili
[21 Luglio 2023]
Dal 24 al 26 luglio Roma ospiterà l’UN Food Systems Summit+2 Stocktaking Moment (UNFSS+2) convocato dal segretariato dell’Onu António Guterres e ospitato dall’Italia, in collaborazione con le Agenzie Onu con sede a Roma (Fao, IFAD, WFP), Il direttore generale della Fao QU Dongyu ha detto che «’L’UNFSS+2 stocktaking sarà un’occasione importante per rafforzare ulteriormente l’impegno politico e i percorsi di attuazione a livello globale, nazionale e subnazionale. Il compito storico che stiamo affrontando è chiaro: definire un approccio olistico, coordinato e basato sulla scienza per rendere i nostri sistemi agroalimentari più efficienti, più inclusivi, più resilienti e più sostenibili, per una migliore produzione, una migliore alimentazione, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno».
Per i 193 Paesi membri dell’Onu, l’evento sarà anche un’opportunità per delineare il lavoro necessario per affrontare alcune delle sfide per trasformare i loro sistemi agroalimentari che includono gli impatti delle guerre e dei cambiamenti climatici e l’accesso ai finanziamenti e ad altre risorse.
Intanto, nel mondo 783 milioni di persone soffrono la fame e nel 2021 più di 3,1 miliardi di persone nel mondo – il 42% – non erano in grado di permettersi una dieta sana. avvertito Ll’economista capo della Fao, Máximo Torero, ha vvertito che «Se questo lo proiettiamo nel futuro, entro il 2030 avremo 600 milioni di persone cronicamente denutrite, ben lontane dall’obiettivo di Fame Zero».
A pochi giorni dall’ UNFSS+2, il WWF Italia pubblica il documento di approfondimento: “10 regole d’oro per un sistema alimentare di valore: come costruire in Italia un futuro sostenibile per le persone e l’ambiente” e sottolinea che «Per prima cosa è necessario essere consapevoli, a tutti i livelli, che l’attuale sistema alimentare è la prima causa della perdita di biodiversità, anche in Italia, uno dei Paesi europei con maggior ricchezza floristica e faunistica, ma anche che la salute delle persone dipende direttamente dalle condizioni di salute dell’ambiente. Grande influenza su questo binomio uomo-ambiente ce l’ha quello che scegliamo – e siamo messi in grado di selezionare – per la nostra tavola».
Il documento di raccomandazioni al governo italiano affronta in dieci passi tutti gli aspetti di criticità del nostro sistema alimentare e propone delle soluzioni non impossibili, ma al contrario indispensabili per evitare l’escalation di impatti e problematiche su ambiente e società, su cui la scienza ci sta avvisando da decenni: «Uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti chimici – che impoveriscono i suoli, fanno strage di biodiversità e causano problemi alla salute dei cittadini – elevati sprechi alimentari, allevamenti intensivi che provocano inquinamento e dipendenza dal mercato globale delle commodity che causano deforestazione, pesca eccessiva che sta depauperando il Mediterraneo. Ma anche lo spettro di nuove diseguaglianze sociali (soprattutto nelle zone più colpite da gravi fenomeni climatici), l’applicazione di una Politica Agricola Comunitaria (PAC) che rischia di lasciare l’obiettivo europeo dell’agroecologia solo sulla carta, la dipendenza dai combustibili fossili e la scarsa programmazione di politiche del cibo a livello nazionale, urbano e metropolitano».
Il rapporto Wwf propone soluzioni per accompagnare le decisioni del governo e dei tanti portatori di interesse. A queste considerazioni si aggiunge l’analisi sul cambiamento di abitudini di consumo da parte dei cittadini: «Pur essendo l’Italia, la patria della dieta mediterranea, nel nostro Paese si stanno sempre più diffondendo abitudini alimentari scorrette che stanno portando a un aumento dei fenomeni di sovrappeso e obesità (4 adulti su 10 e 1 bambino su 5 in Italia sono in sovrappeso) con tutte le problematiche che ne conseguono».
Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf Italia, ricorda che «Questi e molti altri problemi affliggono un settore che necessita di una transizione all’insegna della sostenibilità e dell’ecologia per invertire la rotta e restituire al cibo il suo valore intrinseco che sia in grado di tutelare biodiversità e clima, tanto quanto i diritti di lavoratrici e lavoratori, fino alla salute e sicurezza dei cittadini Nel nostro paese l’agricoltura è il quarto settore per emissioni di gas serra e consuma la percentuale maggiore di acqua dolce, ben il 60% del consumo totale. Siamo il secondo Paese europeo per consumo di pesticidi, con 400 sostanze diverse autorizzate. Perdiamo 57 km2 di suolo all’anno alla velocità di 2 metri quadrati al secondo, come se ogni anno cementificassimo una superficie grande come Bologna. L’80% delle terre impiegate in agricoltura è destinata ad allevamenti sempre più intensivi. La domanda di pesce è salita così in alto che già oggi i 2/3 dei prodotti ittici che consumiamo provengono dai paesi in via di sviluppo. In Italia oltre 4 milioni di tonnellate di cibo vengono perse ogni anno prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati o degli alimentari, per un valore di oltre 9 miliardi di euro. Grande responsabilità anche nelle nostre case: gli italiani sprecano più di mezzo chilo di cibo a testa a settimana, circa 27 kg di cibo buttato all’anno».
Il rapporto del Wwf affronta tematiche più “calde” e discusse sia sul piano pubblico che istituzionale, come l’influenza della speculazione finanziaria sull’andamento dei costi delle materie prime, di fronte alle quali «Gli agricoltori diventano un semplice ingranaggio di una macchina complessa guidata dalle potenti corporazioni agricole, da poche grandi multinazionali e da molti operatori intermediari».
Per questo, secondo il Panda, bisogna «Riportare su un piano di volontà politica la regolamentazione e la tutela del mercato».
Un altro tema molto attuale è quello dei “novel food”, dalla carne colturale alle farine di insetti, nei confronti della quale il Wwf chiede «un’applicazione rigorosa del principio di precauzione con una adeguata valutazione del rischio per cittadini e ambiente e che, fondamentalmente, guardino all’alimentazione in maniera olistica ed ecologica tenendo presente in ogni momento che quello che nuoce all’ambiente nuoce alla nostra salute».
Un altro capitolo del rapporto riguarda i diritti di lavoratori e lavoratrici in Italia: «Argomento troppo poco dibattuto e su cui si chiede al governo di porre l’attenzione necessaria, senza tralasciare nessun settore. L’equità nel mondo del lavoro e nel rispetto della dignità dei lavoratori nelle campagne e nel settore della pesca, di quei lavoratori che costruiscono di fatto la filiera del cibo, è un tema che è spesso all’attenzione della comunicazione mediatica ma che sul piano delle decisioni di governo non vede una soluzione che dia sufficienti garanzie, soprattutto quando coinvolge produzioni basate su modelli industriali».
La Alessi conclude: «L’alimentazione è la leva più importante per accedere ad un futuro di benessere per uomo e natura. È necessaria e urgente una transizione ecologica verso una maggiore sostenibilità ambientale, economica, sociale e di governance del cibo. Dobbiamo iniziare dalla dieta, dalle filiere che rispondono alle nostre necessità quotidiane, in qualità di cittadini e decisori, per sovvertire paradigmi che ci hanno condotto al collasso: una reale transizione è possibile, dal campo e dal mare fino alla tavola. Senza un vero cambiamento le future generazioni erediteranno un pianeta gravemente “danneggiato” in cui gran parte della popolazione soffrirà sempre più di malnutrizione e malattie prevenibili».