In Sardegna le cavallette hanno devastato 13mila ettari di colture

Coldiretti chiede lo stato di calamità e punta il dito contro la crisi climatica in corso: «Le condizioni climatiche agevolano uno sviluppo anomalo di questo insetto con invasioni bibliche»

[17 Luglio 2020]

Campi devastati, agricoltori costretti ad anticipare i raccolti o destinarli ad alimentazione animale: è questo il bilancio che emerge da una prima ricognizione di Coldiretti in Sardegna, che da maggio è stata invasa da sciami da milioni di cavallette. Che hanno provocato altrettanti danni.

«Ammontano a diversi milioni di euro i danni causati dall’invasione di cavallette in Sardegna nel Nuorese dove sono andati distrutti grano, ortaggi, foraggi, erba medica ed altre colture con oltre 13mila ettari devastati dagli sciami di insetti – documenta la più grande associazione agricola europea – I paesi più colpiti – spiega la Coldiretti – sono quelli della Valle del Tirso, nel centro della regione, in particolare a Ottana, Orotelli, Oniferi, Orani, Illorai, Bolotana, Silanus e Bultei, per i quali occorre l’immediato riconoscimento dello stato di calamità».

La Coldiretti parla di «vera e propria catastrofe biologica», che non è però avvenuta per caso ma è stata favorita dalla crisi climatica in corso.

«A favorire l’invasione sono gli effetti di un 2020 che – sottolineano gli agricoltori –, con un inverno mite e precipitazioni praticamente dimezzate, si classifica come il secondo semestre più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,1 gradi rispetto alla media. Le condizioni climatiche agevolano, infatti, uno sviluppo anomalo di questo insetto con “invasioni bibliche” che, dopo aver toccato 23 paesi tra Africa, Medio Oriente e Asia, hanno raggiunto anche l’Italia, ricordando quelle del passato. Secondo la Banca Mondiale, l’invasione di locuste del 2020 è, infatti, la più massiccia degli ultimi 70 anni.

Il risultato sono gravissimi danni alle campagne ma anche nelle città poiché, essendo polifaghe le cavallette colpiscono non solo le coltivazioni in campo, ma anche orti e giardini. L’unica speranza – conclude la Coldiretti – è nei predatori naturali, come gli uccelli che potrebbero aiutare a contenere le popolazioni di locuste che dalle terre incolte, abbandonate a causa della crisi delle campagne per i prezzi dei prodotti agricoli sotto i costi di produzione, partono all’assalto dei raccolti devastando tutto quello che trovano sul loro cammino».