La coltivazione dell’oppio in Afghanistan nel 2022 è aumentata del 32%
Rapporto UNODC: coltivati a papavero di oppio 233.000 ettari. Prezzi triplicati, ma ad aprile i talebani hanno proibito di coltivare oppio
[2 Novembre 2022]
Il governo del califfato talebano dell’Afghanistan non ha mantenuto – come del resto non avevano fatto i precedenti governi appoggiati dalle forze di invasione Usa e Nato – la promessa di azzerare la coltivazione di papaveri da oppio, Anzi, secondo quanto rivela il nuovo rapporto “Opium cultivation in Afghanistan – latest findings and emerging threats” pubblicato dell’United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), «Il raccolto di oppio del 2022 in Afghanistan è il più redditizio degli ultimi anni con coltivazioni in aumento di quasi un terzo e prezzi in aumento, anche se il Paese è attanagliato da crisi umanitarie ed economiche a cascata».
Si tratta del primo rapporto sull’economia illegale dell’oppio da quando i talebani, che hanno assunto il potere in Afghanistan nell’agosto 2021 e ad aprile di quest’anno hanno vietato la coltivazione del papavero da oppio e di tutti i narcotici.
Però, il rapporto UNODC evidenzia che «Il raccolto di quest’anno è stato in gran parte esentato dal decreto, e gli agricoltori in Afghanistan devono ora decidere se piantare papavero da oppio per il prossimo anno in mezzo alla continua incertezza su come le autorità de facto applicheranno il divieto». Hanno pochi giorni per farlo, visto che la semina del principale raccolto di oppio del 2023 deve essere effettuata entro l’inizio di novembre.
Presentando il rapporto, la direttrice esecutiva dell’UNODC, l’egiziana Ghada Waly. Ha evidenziato che «Gli agricoltori afgani sono intrappolati nell’economia illecita di oppiacei, mentre i sequestri effettuati in Afghanistan suggeriscono che il traffico di oppiacei continua senza sosta. La comunità internazionale deve lavorare per affrontare le acute esigenze del popolo afgano e per intensificare le risposte per fermare i gruppi criminali che trafficano eroina e danneggiano le persone nei Paesi di tutto il mondo».
Secondo i risultati del rapporto, «La coltivazione dell’oppio in Afghanistan è aumentata del 32% rispetto all’anno precedente, fino a 233.000 ettari, rendendo il raccolto del 2022 la terza più grande area coltivata dall’inizio del monitoraggio. La coltivazione ha continuato a concentrarsi nelle parti sud-occidentali del Paese, che rappresentavano il 73% della superficie totale e hanno visto i maggiori aumenti di raccolto. Nella provincia di Hilmand, un quinto dei seminativi era dedicato al papavero da oppio».
Dopo che i talebani ad aprile hanno annunciato il divieto di coltivazione, i prezzi dell’oppio sono aumentati vertiginosamente e il reddito realizzato dai poverissimi agricoltori afghani grazie alla vendita di oppio è più che triplicato: dai 425 milioni di dollari nel 2021 a 1,4 miliardi di dollari nel 2022, il che equivale al 29% del valore dell’intero settore agricolo dell’Afghanistan nel 2021. Nel 2021, la coltivazione del papavero da oppio valeva solo il 9% circa della produzione agricola afghana.
Ma l’UNODC fa notare che «Tuttavia, l’aumento del reddito non si è necessariamente tradotto in potere d’acquisto poiché l’inflazione è aumentata vertiginosamente nello stesso periodo, con un aumento medio del prezzo del cibo del 35%. A seguito di una siccità all’inizio del 2022, le rese di oppio sono diminuite da una media di 38,5 kg/ha nel 2021 a una stima di 26,7 kg/ha quest’anno, con un raccolto di 6.200 tonnellate, il 10% in meno rispetto al 2021. Il raccolto del 2022 può essere convertito in 350 – 380 tonnellate di eroina di qualità da esportazione, con una purezza del 50-70%».
I sequestri censiti dalla piattaforma di monitoraggio della droga dell’UNODC suggeriscono che «Il traffico di oppiacei dall’Afghanistan è in corso ininterrottamente dall’agosto 2021. Gli oppiacei afgani forniscono circa l’80% di tutti i consumatori di oppiacei del mondo».