La dieta Mediterranea è messa in pericolo da cambiamenti climatici
Al via le celebrazioni per i 10 anni del riconoscimento Unesco per Dieta mediterranea patrimonio culturale dell’umanità
[17 Novembre 2020]
Con un confronto tra ministri ed esponenti del mondo accademico, coordinati da Donatella Bianchi, giornalista e presidente del Wwf Italia, le celebrazioni per i 10 anni di riconoscimento della Dieta Mediterranea quale patrimonio culturale da parte dell’Unesco e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha sottolineato che «La dieta mediterranea patrimonio Unesco è per noi una grande soddisfazione e un risultato gigantesco. In campo ambientale ha una valenza significativa, basti pensare alla biodiversità agricola, alla strategia di tutela della biodiversità di cui l’Italia è prima firmataria in Ue, alla linea farm to fork. Da ministro sono orgoglioso che questa giornata sia dedicata al riconoscimento della dieta mediterranea, e proseguirà il nostro impegno affinché sia patrimonio da conservare e promuovere per i nostri figli e nipoti».
Per la ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, »Dieta mediterranea è uno stile di vita, ma anche cura del territorio, bellezza, benessere, salvaguardia della salute, rispetto del paesaggio che abbiamo ricevuto in eredità, salvaguardia e sviluppo armonico dei mestieri tradizionali. Promuovendo la dieta mediterranea salvaguardiamo la biodiversità, contrastiamo lo spreco alimentare, sosteniamo politiche a tutela del lavoro. Fame zero è il nostro obiettivo, il diritto al cibo va garantito in Costituzione, promuovendo azioni verso i giovani e le donne, contribuendo allo sviluppo socioeconomico delle comunità territoriali, anche per affrontare e risolvere il problema dell’esodo rurale».
Il Presidente della Commissione Italiana per l’Unesco, Franco Bernabè, ha evidenziato che «La dieta mediterranea trasmette un dinamismo di cui in questo frangente abbiamo un grande bisogno. Le crisi fanno emergere la necessità di un maggiore multilateralismo e di una governance globale. Scienza, cultura, educazione sono l’unica chiave per un futuro di progresso dell’umanità. Il patrimonio culturale immateriale richiede uno sforzo corale di tutela di fronte alle spinte dell’omologazione culturale. La dieta mediterranea è frutto di una storia plurisecolare che si pone a cavallo tra tutela ambientale sicurezza alimentare e tutela della salute.
Secondo Stefano Pisani, sindaco di Pollica, il Comune che ospita l’Eco Museo della Dieta Mediterranea, «Abbiamo il compito di cercare di preservare lo stile di vita mediterraneo e fare in modo che sopravviva alla modernità, far sopravvivere l’elemento culturale cercando di utilizzare le innovazioni a servizio dello stile di vita. Lo possiamo fare cercando di fornire alle nuove generazioni gli strumenti più adeguati attraverso la diffusione del concetto di stile di vita mediterraneo».
Ma, al di là delle dichiarazioni ufficiali, è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) a ricordare che «Crisi climatica e politiche comunitarie minacciano la Dieta Mediterranea».
Il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi, ricorda che «Alla Dieta Mediterranea non si riconoscono solo valenze nutrizionali, ma anche la profonda incidenza, attraverso la prassi della convivialità, nella cultura di popoli, che si affacciano sullo stesso mare. Oggi, questo corpus di conoscenze e tradizioni è messo a rischio non solo dalle restrizioni dovute alla pandemia, ma dai cambiamenti climatici, che stanno condizionando il modello agricolo dell’Europa meridionale».
E il direttore generale di ANBI, Massimo Gargano, fa notare che «Non è un caso che Italia, Spagna e Portogallo, sedi di cosiddette comunità emblematiche della Dieta, siano Paesi fondatori di Irrigants d’Europe, associazione cui guardano con interesse anche Grecia e Cipro, anch’essi pienamente coinvolti nel progetto UNESCO. L’obbiettivo è comune: affermare, in sede europea, la fondamentale funzione dell’irrigazione sia in termini produttivi che ambientali. Soprattutto di fronte alle mutate condizioni pluviometriche, l’acqua va utilizzata, con efficienza, a servizio del territorio nel suo complesso, superando le logiche di un ambientalismo meramente conservativo, quantomai penalizzante per il Sud del Vecchio Continente».
Secondo dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la crisi climatica sta mettendo a rischio desertificazione il 20% della Penisola, soprattutto territori in Sicilia (70%), Puglia (57%), Campania (almeno il 30%), autentici giacimenti della Dieta Mediterranea. «In quei territori – dice l’ANBI – i Consorzi di bonifica ed Irrigazione rispondono ai cambiamenti climatici con 25.242 chilometri di canali e condotte tubate (km. 11.437 in Sicilia, km. 10.407 in Puglia, km. 3.398 in Campania) a servizio di 456.205 ettari (ha. 164.536 in Sicilia, ha. 210.455 in Puglia, ha. 81.214 in Campania)».
Vincenzi conclude: «Ciò però non basta, come dimostra la perdurante siccità, con pesanti ricadute sulle produzioni agricole, che sta colpendo, in particolare Puglia e Sicilia, le cui riserve idriche segnano gravi deficit sul 2019 (mancano quasi 86 milioni di metri cubi in Sicilia ed oltre 77 milioni di metri cubi in Puglia). Non solo: le mutate condizioni climatiche e le esigenze di un mercato globalizzato comportano l’allungamento delle stagioni irrigue che, per alcuni prodotti, coprono ormai l’intero anno. Per questo chiediamo al Governo di investire nelle infrastrutture idriche, asset strategico per il futuro dell’agricoltura italiana. Il Piano ANBI per l’efficientamento della rete idraulica prevede per il Sud Italia, culla della Dieta Mediterranea, investimenti per 1 miliardo e 899 milioni di euro, capaci di garantire circa 9.500 posti di lavoro; oltre a 247 progetti per la manutenzione della rete idraulica e l’escavo dei fondali interriti di 45 bacini, si propone la realizzazione di 4 invasi ed il completamento di altri 6. Finanziarli sarebbe un modo concreto di celebrare la Dieta Mediterranea, asse portante dell’export agroalimentare italiano, il cui 83% dipende dalla disponibilità irrigua. Senza acqua non c’è agricoltura».