La nuova Politica agricola comune (Pac) potrebbe essere meno verde del previsto

Secondo una vasta coalizione di ambientalisti e associazioni «questa proposta è una dichiarazione di resa alle lobby dell'agricoltura intensiva»

[14 Ottobre 2020]

La Politica agricola comune (Pac) assorbe ad oggi il 40% del bilancio europeo – e anche nel prossimo settennato dovrebbe occuparne circa un terzo – eppure potrebbe trovarsi in rotta di collisione con la più ampia strategia di Green deal promossa dalla Commissione Ue.

Secondo quanto riporta la Coalizione cambiamo agricoltura – che riunisce un pool di associazioni che spazia da Legambiente al Wwf, dal Kyoto club ai Fridays for future – i tre maggiori gruppi politici dell’Europarlamento, il Partito popolare europeo (Ppe), i Socialisti e democratici (S&D) e Renew Europe, avrebbero raggiunto un accordo molto negativo per l’ambiente sulla prossima Pac.

«Il Parlamento europeo – commentano dalla Coalizione – rischia di fermare il processo del Green deal europeo ed i suoi obiettivi contenuti nelle recenti Strategie approvate pochi mesi fa, quelle sulla Biodiversità 2030 e la Farm to fork».

Tra le proposte più dannose spiccherebbero quelle di non concedere spazio reale alla natura nelle aziende agricole invece di fissare l’obiettivo di almeno il 10% aree per la tutela della biodiversità, attraverso la creazione di stagni, siepi e piccole zone umide, come prevede la Strategia Ue Biodiversità 2030. Secondo l’accordo adottato dai partiti si continuerebbe a drenare le torbiere, una fonte massiccia di carbonio responsabile del 25% di tutte le emissioni di gas serra agricole dell’UE e il 5% di tutte le emissioni di gas serra in Europa. Si vorrebbe inoltre rimuovere il divieto di arare e convertire i prati permanenti nei siti Natura 2000, che sono aree protette ai sensi delle direttive comunitarie.

«Questa proposta – afferma la Coalizioneè una dichiarazione di resa alle lobby dell’agricoltura intensiva. Ci appelliamo in particolare ai membri del Parlamento europeo, soprattutto quelli dei gruppi socialisti e democratici e dei Renew, che avevano promesso un’azione sulle emergenze climatiche e sulla biodiversità: ritirino questo disastroso accordo, che non farebbe che affossare il processo del Green new deal, fortemente voluto dalla Commissione europea e appoggiato da larghi strati della politica e della società civile».

Dal 1980, l’Ue ha perso il 57% dei suoi uccelli degli ambienti agricoli, così come farfalle, api e altri impollinatori, anch’essi in grave declino. Si tratta di un’enorme perdita di biodiversità, le cui cause nel nostro continente possono essere in buona parte individuate nel settore agricolo.

«Attualmente quasi 60 miliardi di euro di denaro dei contribuenti dell’Ue vengono spesi ogni anno per i sussidi della Pac, che per lo più – commentano dalla Coalizione – finanziano l’agricoltura intensiva e l’allevamento industriale. Il modello di agricoltura intensiva che promuove porta direttamente alla perdita di biodiversità, all’inquinamento dell’acqua e dell’aria, all’eccessiva estrazione dell’acqua e contribuisce alla crisi climatica. Proteggere la natura significa al contrario proteggere anche tutti quegli agricoltori impegnati in una sera transizione agro-ecologica. I cittadini lo stanno chiedendo a gran voce, i politici non possono continuare ad ignorarli ascoltando solo le sirene dell’agroindustria».