Crescono le adesioni delle aziende al progetto ministeriale VIVA
La sostenibilità del vino vista da Vinitaly
L’obiettivo è quello di ottenere uno standard di gestione sostenibile del settore vitivinicolo misurabile e accreditato
[16 Aprile 2018]
Si è aperta ieri a Verona la 52esima edizione di Vinitaly, dove 4.380 espositori provenienti da 36 diversi Paesi sono i capisaldi del più grande salone al mondo dedicato al vino. Un’occasione importante per confrontarsi sulla sostenibilità della filiera, alla luce del decreto interministeriale firmato il 12 settembre 2017 dai ministri Galletti e Martina, elaborato per fare chiarezza sul tema e indirizzare le scelte di produttori e consumatori.
L’intesa ha avviato un programma di lavoro per armonizzare e integrare due sistemi di sostenibilità: il progetto VIVA – La Sostenibilità nella Vitivinicoltura in Italia (di seguito denominato VIVA) del Ministero dell’Ambiente e il Sistema di Qualità Nazionale sulla produzione Integrata (di seguito denominato SQNPI) del Ministero dell’Agricoltura. L’obiettivo è quello di ottenere uno standard di gestione sostenibile del settore vitivinicolo misurabile e accreditato, che sia gestito in ambito di sistema di qualità e che sia da riferimento univoco per le produzioni italiane, nonché un biglietto da visita delle produzioni made in Italy sui mercati internazionali. E nel frattempo, i due percorsi continuano a crescere, con VIVA come progetto nazionale di riferimento.
«Sono orgoglioso di essere qui oggi a siglare l’adesione di altre aziende al nostro progetto VIVA – dichiara al proposito il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – E siamo adesso arrivati a 60 imprese fra le più importanti del settore. VIVA permette di tracciare la sostenibilità della filiera vite-vino, attraverso uno strumento di trasparenza che, per primo nel panorama internazionale del vino, fornisce al consumatore tutti i dati di sostenibilità validati da un ente terzo certificatore e garantiti dal Ministero dell’Ambiente».
VIVA ha realizzato un disciplinare che costituisce il riferimento tecnico per le aziende che vogliono misurare le proprie prestazioni di sostenibilità sulla base di 4 indicatori (Aria, Acqua, Vigneto e Territorio) e intraprendere il percorso di miglioramento previsto dal progetto. Tale disciplinare, che prevede sia una certificazione di prodotto che aziendale, è aggiornato in base all’evoluzioni normative in materia. È stata inoltre elaborata un’etichetta consultabile da smartphone o tablet attraverso la quale sono resi noti al consumatore i risultati delle prestazioni ambientali, raggiunti dai produttori che aderiscono al progetto.
La fase pilota del progetto ha visto la partecipazione di nove grandi aziende vitivinicole italiane, scelte sulla base di criteri geografici e di prodotto: Marchesi Antinori, Masi Agricola, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Planeta, Tasca d’Almerita, Venica&Venica, Castello Monte Vibiano Vecchio, F.lli Gancia & Co, con la collaborazione scientifica del Centro di Ricerca OPERA per l’agricoltura sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, attuale partner scientifico del progetto, e il Centro di Competenza Agroinnova dell’Università di Torino.
La fase si è conclusa a giugno 2014 e il progetto è stato aperto a tutte le aziende vitivinicole nazionali interessate a prendervi parte, grazie al lavoro di accordi promosso dal direttore generale del ministero dell’Ambiente Francesco La Camera.
Con le firme che saranno apposte a Vinitaly 2018, il numero delle aziende aderenti al progetto VIVA arriva a 60, mentre le richieste sono in continua crescita. «Vinitaly è una grande mostra delle eccellenze italiane – aggiunge il ministro –, ma anche una grande vetrina dell’ambiente italiano. L’agricoltura infatti disegna il nostro paesaggio e caratterizza il nostro ambiente. È strumento di qualificazione ma anche di tutela e protezione delle nostre risorse naturali. Non ci sono eccellenze vinicole in un paese che non ha eccellenze in termini di qualità dei terreni e di qualità delle acque».