Gli agricoltori devono uscire dalla limitata rivendicazione di categoria e chiedere un reale cambio di paradigma
L’Aiab agli agricoltori che protestano: rabbia giusta ma bersagli sbagliati
I veri responsabili sono prezzi bassi, scarsa produzione, ‘emergenza climatica, gap di rappresentanza
[7 Febbraio 2024]
Mentre Fabrizio Tistarelli, presidente di Confcooperative Fedagripesca Toscana, esulta perché «Il dietrofront della Commissione europea sull’utilizzo degli agrofarmaci è il primo segnale di una protesta che sta sortendo risultati» e con un cortocircuito logico parla di tutela e rispetto delle nostre produzioni, il presidente dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (Aiab), Giuseppe Romano ha in testa tutt’altro tipo di agricoltura e ricorda che «Le proteste di questi giorni sono l’esplosione di un malcontento che covava da decenni. La rabbia degli agricoltori, che noi comprendiamo, deve però essere indirizzata verso i reali responsabili dei loro disagi: chi fa il prezzo, chi strozza le filiere e chi determina i dazi su entrate e uscite anche con accordi scellerati e rapporti economici con altri Paesi extra Ue».
Per l’Aiab quindi il problema non sono tanto, come sembrano credere eein alcuni casi vogliono far credere i capi del movimento di protesta le politiche green dell’Europa che «Anzi rappresentano oggi una delle strade da seguire se si vuole salvare la produzione del futuro, ma chi in tanti anni non ha tutelato i produttori, a partire dalle organizzazioni professionali. Il vero colpevole è infatti una politica dei prezzi iniqua dettata da logiche di mercato a cui tutti si sono piegati e che negli ultimi decenni ha obbligato i produttori a vendere a prezzi più bassi di quelli di produzione. Una politca che spesso, in modo fuorviante, è stata chiamata “filiera” ma che di fatto strozza l’anello più debole della catena: l’agricoltore, già stritolato dalle maglie della burocrazia e oggi dell’aumento del prezzo del carburante e dell’energia».
Per quanto riguarda la Politica agricola comune – votata anche da Giorgia Meloni e da Fratelli d’Italia ed Erc che oggi la rinnegano e la attaccano – Per Aiab qualche cosa da rivedere ci sarebbe: «Ad oggi la PAC rappresenta circa il 30% del bilancio comunitario, una parte decisamente rilevante delle risorse a disposizione. A beneficiarne, però, sono soprattutto le grandi aziende e non certo i piccoli produttori».
Romano sottolinea che «Se dopo 60 anni di politiche gli effetti sono questi, probabilmente lo strumento deve essere fortemente riformato, mettendo al centro dello sviluppo la sostenibilità, declinata in tutti i suoi aspetti, a cominciare da un maggiore sostegno al settore del biologico che rappresenta oggi l’unica ceritificazione valida che garantisce qualità delle materie prime e tutela del prezzo. Un situazione complessa che si sovrappone alla grave emergenza climatica che, tra siccità, alluvioni, temperature che non seguono più il normale ciclo delle stagioni, rende quasi impossibile mantenere una produzione che resti in campo per 7-8 mesi».
Ma l’Aiab fa notare alle organizzazioni agricole che hanno scelto la Vandea conservatrice e sognano prodotti tipici sostenuti da pesticidi e nuovi OGM e sussidi per proseguire attività e metodi insostenibili che «L’agricoltura è strettamente legata a un sistema produttivo arrivato al collasso. Basti pensare che, come sottolineato durante l’ultima Cop28, la produzione di cibo è responsabile, a livello globale, di un terzo delle emissioni che provocano il riscaldamento climatico che a sua volta genera siccità e fenomeni estremi che danneggiano i raccolti. Le proteste dovrebbero uscire dalla limitata ottica delle rivendicazioni di categoria e spingere verso un reale cambio di passo di tutto il sistema, chiedendo all’Europa in primo luogo di premiare chi garantisce la sostenibilità certificata dei prodotti e di scoraggiare e disincentivare chi produce inquinando.
Infine, anche se scomodo, è necessario ricordare che gli stessi cittadini hanno un ruolo strategico nell’attuale situazione».
Romano conclude: «L’agricoltura italiana va sostenuta dalla collettività, nelle piazze, certo, ma soprattutto nel carrello. Bisogna fare molta attenzione a fare la spesa oggi. Compriamo prodotti biologici che tutelano il territorio, la biodiversità, contrastano il cambiamento climatico, e cercano di garantire il giusto prezzo e quindi la dignità del settore. L’auspicio è che da questa situazione possa derivare una reale e innovativa politica del cibo».