Le disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari costano 1.000 mld di dollari l’anno
Fao: «Le donne sono da sempre al servizio dei sistemi agroalimentari. Ora è giunto il momento di garantire che i sistemi agroalimentari siano al servizio delle donne»
[13 Aprile 2023]
Il nuovo rapporto La condizione delle donne nei sistemi agroalimentari, elaborato dall’Organizzazione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) accende un faro sulla disuguaglianza di genere dal campo alla tavola.
Tramite un’indagine condotta lungo tutto l’asse dei sistemi agroalimentari, dalla produzione alla distribuzione fino al consumo, la Fao documenta che , a livello mondiale, i sistemi agroalimentari danno lavoro al 36% delle donne lavoratrici e al 38% degli uomini lavoratori. Ma di fatto i ruoli delle donne tendono a essere considerati marginali.
Ad esempio, le donne tendono ad avere un impiego irregolare, informale, a tempo parziale, poco qualificato o ad alta intensità di lavoro. Soprattutto, guadagnano 82 centesimi per ogni dollaro corrisposto a un uomo.
Disuguaglianze che, oltre ad essere ingiuste, minano l’efficienza dell’intero sistema: la Fao stima che creino un divario di genere del 24% a livello di produttività tra uomini e donne impiegati in aziende agricole di pari dimensioni.
«Se riusciremo a rimuovere le disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari e a favorire l’emancipazione femminile, il mondo farà passi da gigante verso il conseguimento degli obiettivi della lotta alla povertà e della creazione di un mondo libero dalla fame», spiga il dg della Fao, Qu Dongyu.
Un approccio che risulta particolarmente valido anche per aiutare l’economia e rafforzare la resilienza a shock quali i cambiamenti climatici e la pandemia Covid-19.
Ad oggi invece, nei periodi di recessione, sono le donne a perdere per prime il posto di lavoro: a livello globale, durante il primo anno della pandemia Covid-19, il 22% di donne impiegate nei segmenti extra-agricoli dei sistemi agroalimentari ha perso il lavoro, rispetto al 2% degli uomini.
Al contempo le donne sono più vulnerabili agli shock climatici e ai disastri naturali, poiché la scarsa disponibilità di risorse e le norme discriminatorie nei confronti delle donne possono incidere negativamente sulla loro capacità di adattamento. Per esempio, durante eventi climatici di tipo estremo, come le ondate di calore, le donne tendono a essere sgravate meno del proprio carico di lavoro rispetto agli uomini, anche per quanto concerne le ore di lavoro prestate in ambito agricolo.
«L’efficienza, l’inclusività, la resilienza e la sostenibilità dei sistemi agroalimentari non possono prescindere dall’emancipazione di tutte le donne e dalla parità di genere. Le donne sono da sempre al servizio dei sistemi agroalimentari. Ora è giunto il momento di garantire che i sistemi agroalimentari siano al servizio delle donne», conclude Qu.
Secondo lo studio, infatti, se si riuscisse a colmare il divario di genere nella produttività agricola e il divario retributivo tra uomini e donne nel settore agricolo, il prodotto interno lordo, a livello mondiale, aumenterebbe di quasi 1.000 miliardi di dollari, riducendo di 45 milioni il numero di persone afflitte dall’insicurezza alimentare.