Le navi che sono salpate finora dall’Ucraina erano cariche di mangimi per gli animali, non di cibo per gli affamati

Dopo l’accordo entrato in vigore il primo agosto, nessuna nave è salpata verso i Paesi in emergenza alimentare

[10 Agosto 2022]

 

Secondo il New York Times, nessuna delle navi cariche di grano e mais che fino a ieri erano partite dai porti ucraini era diretta verso i Paesi africani più a rischio di fame. La prima nave partita dopo l’accordo sul “corridoio del grano” raggiunto da Russia e Ucraina con la mediazione dell’Onu e della Turchia, Razoni battente bandiera della Sierra Leone  che è salpato da Odessa il primo agosto con grande clamore,  si è vista addirittura rifiutare il suo carico di 26.000 tonnellate di mais da mangime per i polli, per ritardi nella consegna da parte un Paese non certo messo bene come il Libano.

Commentando questo episodio, Jonathan Haines, analista senior di Gro Intelligence, ha detto all’Associated Press che «In realtà vedere lo spostamento  di questa spedizione è un grosso problema. Nella scala dei 20 milioni di tonnellate che sono bloccate [in Ucraina], queste 26.000 tonnellate non sono niente, assolutamente niente … ma se iniziamo a vedere cose come queste, ogni spedizione che non andrà a buon fine aumenterà la sfiducia».

Da quando l’accordo è entrato in vigore il primo agosto, fino al 9 agosto erano salpate dai porti ucraini 10 navi che trasportavano soprattutto mangimi per animali. Una è diretto in Inghilterra, un altra in Irlanda, mentre molte  hanno attraversato semplicemente il Mar Nero per approdare in Turchia. Nessuna di loro è per ora diretta verso i Paesi dove si diceva sarebbero arrivate più urgentemente per scongiurare la carestia e la fame, come Yemen, Somalia, Etiopia, Sudan. Come riportava ieri anche il  New York Times, le navi cariche di grano non stanno dirigendosi verso i paesi con livelli di fame catastrofici.

E l’AP, fa notare che le poche spedizioni iniziali che stanno lasciando l’Ucraina «Non ridurranno i prezzi dei generi alimentari né alleggeriranno la crisi alimentare globale in tempi brevi. Inoltre, dicono gli esperti, la maggior parte del grano bloccato è per l’alimentazione degli animali, non da mangiare per le persone. Questo estenderà gli effetti a catena della guerra per le persone più vulnerabili del mondo a migliaia di chilometri di distanza in Paesi come la Somalia e l’Afghanistan, dove la fame potrebbe presto trasformarsi in carestia e dove l’inflazione ha spinto il costo del cibo e dell’energia fuori dalla portata di molti».

La prima nave ad arrivare a destinazione è stata la Polarnet, battente bandiera turca, che l’8 agosto ha attraccato a Derince con 12.000 tonnellate di mais e il ministro degli esteri dell’Ucraina Dmitry Kuleba  ha festeggiato il suo approdo in Turchia dicendo che questo «Invia un messaggio di speranza a ogni famiglia in Medio Oriente, Africa e Asia. L’Ucraina non vi abbandonerà». E il presidente ucraino Volodymyr  Zelensky ha detto al  presidente del Botswana Mokgweetsi Masisi che «L’Ucraina è pronta a continuare a essere il garante della sicurezza alimentare mondiale».

Ma la propaganda di questi ultimi mesi sull’Ucraina granaio del mondo ha  offuscato il fatto che in realtà l’Ucraina rappresenta solo circa il 5% delle esportazioni mondiali di grano, mentre la quota della Russia è quattro volte superiore.

Intanto Mosca zuppa il pane della propaganda di guerra su quanto sta succedendo, ma questa strategia era già stata anticipata a luglio in un editoriale pubblicato su diversi importanti organi di stampa africani, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov che ha promesso che la Russia «Sta prendendo tutte le misure per garantire la consegna delle forniture contrattualmente promesse» ai Paesi africani.

Mentre le navi cariche di mangimi per il bestiame approdano nei porti o vengono respinte, per l’Ap  avverte che questa situazione «Non lascia ben sperare che presto i più poveri del mondo che fanno affidamento sul grano ucraino distribuito attraverso le agenzie delle Nazioni Unite come il World Food Program. Prima della guerra in Ucraina, metà del grano acquistato dal WFP per distribuirlo nelle aree di crisi proveniva dall’Ucraina».