Marcia indietro della Commissione Ue di fronte ai trattori degli agricoltori
Deroghe elettoralistiche per un anno per alcune norme agricole. Soddisfatta Coldiretti
[31 Gennaio 2024]
Di fronte alle proteste degli agricoltori in mezza Europa, la Commissione Ue ha deciso oggi di fare una imbarazzante retromarcia elettorale – facciamo passare le elezioni europee poi si vedrà… – proponendo di «Consentire agli agricoltori dell’Ue di avvalersi di deroghe per l’anno 2024 alle norme della politica agricola comune che li obbligano a mantenere determinate aree non produttive. La proposta della Commissione, inviata oggi agli Stati membri che la voteranno in una riunione della commissione, fornisce una prima risposta politica concreta per affrontare le preoccupazioni sul reddito degli agricoltori. Fa inoltre seguito alle richieste delineate da diversi Stati membri nelle riunioni del Consiglio Agricoltura».
Domani gli agricoltori scendono in piazza a Bruxelles in occasione del Vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue, al quale partecipa anche Giorgia Meloni, dove la Commissione europea presenterà la proposta per la deroga alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti previsto dalla Politica agricola comune (Pac) e il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha detto: «Bene la proposta di deroga, che avevamo già ottenuto per la crisi Ucraina, e ora è necessario sia cancellato definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac). E’, come diciamo da anni, una scelta sbagliata, una delle eredità della folle era Timmermans con il quale ci siamo confrontati molto duramente, unici in Europa, aprendo una breccia. Non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare. Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale. Anche per questo, serve una decisa svolta nelle politiche Europee per valorizzare le proprie terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori».
Se ci sarebbe da eccepire sul fatto che una parte dell’agricoltura italiana – nota per lo sfruttamento di lavoratori stranieri e per il caporalato e per il record di pesticidi utilizzati – abbia tutte le carte in regola per parlare di rispetto delle regole ambientali e del lavoro, anche l’atteggiamento di Ursula von der Leyen, che come se niente fosse e come se le proteste non riguardassero quello che fino ad ora considerava un pilastro dell’European Green Deal, puzza lontano un miglio di retromarcia elettoralistica, in cerca di riconferma come presidente della Commissione Ue, magari con una maggioranza spostata a destra. Annunciando il nuovo provvedimento, la von der Leyen ha dichiarato: «Gli agricoltori sono la spina dorsale della sicurezza alimentare dell’Ue e il cuore delle nostre zone rurali. L’impegno duraturo della Commissione viene portato avanti attraverso il bilancio della politica agricola comune del valore di 386,7 miliardi di euro, che aiuta a stabilizzare il reddito degli agricoltori europei, premiando al contempo i loro sforzi sul clima e sulla sostenibilità. La misura odierna offre ulteriore flessibilità agli agricoltori in un momento in cui devono affrontare molteplici sfide. Continueremo a dialogare con i nostri agricoltori per garantire che la PAC raggiunga il giusto equilibrio tra la risposta alle loro esigenze e la continua fornitura di beni pubblici ai nostri cittadini».
Come ricorda in una nota la Commissione Ue, «Per ricevere il sostegno della PAC a cui hanno diritto, gli agricoltori devono rispettare una serie rafforzata di nove standard benefici per l’ambiente e il clima. Questo principio di condizionalità si applica a quasi il 90% della superficie agricola utilizzata nell’Ue e svolge un ruolo importante nell’integrazione delle pratiche agricole sostenibili». Sono le “buone condizioni agricole e ambientali” (BCAA), un insieme di standard di base per ripristinare i suoli degradati ed esausti a causa di pratiche agricole troppo spesso insostenibili.
Lo standard GAEC 8 richiede, tra le altre cose, di dedicare una quota minima di terreno coltivabile ad aree o caratteristiche non produttive che solitamente sono terreni incolti ma anche siepi o alberi. E le piccole imprese c’engtrano poco: le aziende agricole con meno di 10 ettari di terreno coltivabile sono già esentate da questo obbligo e oggi la Commissione Ue «Offre la possibilità a tutti gli agricoltori dell’Ue di essere esentati da questo requisito e di continuare ad avere diritto al pagamento diretto di base della PAC. Invece di mantenere il terreno incolto o improduttivo sul 4% dei loro seminativi, gli agricoltori dell’Ue che coltivano colture che fissano l’azoto (come lenticchie, piselli o fave) e/o colture intercalari sul 7% dei loro seminativi saranno considerati conformi ai requisiti. Le colture intercalari sono piante che crescono tra due colture principali. Queste colture possono servire come foraggio per gli animali o come concime verde. L’uso di colture che fissano l’azoto e di colture intercalari apporta una serie di benefici ambientali per la salute del suolo, compresa la biodiversità del suolo e la limitazione della lisciviazione dei nutrienti. Le colture dovranno essere coltivate senza prodotti fitosanitari per mantenere l’ambizione ambientale della PAC».
La Commissione Ue assicura che la sua proposta «E’ attentamente calibrata per fornire il giusto equilibrio tra l’offerta di aiuti adeguati agli agricoltori che affrontano numerose crisi, da un lato, e la protezione della biodiversità e della qualità del suolo, dall’altro».
Il vicepresidente esecutivo per l’European Green Deal, Maroš Šefčovič, ha commentato: «Intraprendendo questa azione stabilizzatrice, possiamo contribuire ad alleviare la pressione che sappiamo che avvertono i nostri agricoltori, al fine di garantire che possano rimanere economicamente sostenibili durante questi periodi di elevata incertezza».
E anche il commissario Ue all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha sottolineato che «Proponendo questa deroga temporanea, la Commissione dimostra flessibilità e solidarietà con gli agricoltori europei di fronte a difficoltà eccezionali. Consentendo la produzione di colture azotofissatrici e colture intercalari, senza l’uso di prodotti fitosanitari, questa deroga trova un equilibrio tra la necessità a breve termine di sostenere gli agricoltori e la necessità a lungo termine di proteggere il nostro clima, la salute del suolo e la biodiversità».
Ma l’impressione è che più che di flessibilità bisognerebbe parlare di marcia indietro con un tocco di sostenibilità per non perdere del tutto la faccia. In attesa che passi la nottata elettorale per poi magari rimettere in discussione tutto l’impianto dell’European Green Deal se il Partito Popolare Europeo cambierà alleanze, passando da quella storica con i socialdemocratici a quella con le destre che, non a caso, stanno cercando di trarre il massimo dividendo politico dalle proteste degli agricoltori, additando come nemici i verdi e la sinistra (che in Europa sono all’opposizione) e i socialdemocratici e facendo finta di dimenticare che alla testa della Commissione che criticano c’è la von der Leyen di quel PPE con il quale sarebbero prontissimi ad allearsi.
Il provvedimento proposto dalla Commissione Ue forse non riuscirà a tranquillizzare gli agricoltori, ma sarà votato nei prossimi giorni dagli Stati membri riuniti in commissione. Successivamente la Commissione procederà all’adozione formale. Il regolamento si applicherà retroattivamente dal 1° gennaio 2024. Gli Stati membri che vogliono applicare la deroga a livello nazionale devono notificarlo alla Commissione entro 15 giorni in modo che gli agricoltori possano essere informati il prima possibile.