Ortofrutta italiana: non c’è il giusto reddito per gli agricoltori

Cia: su 100 euro spesi dal consumatore solo 6 al produttore. Per riequilibrare catena del valore, maggiore aggregazione e “patto di sistema” anche con la distribuzione

[16 Aprile 2021]

L’ortofrutta italiana rappresenta il 25,5% della produzione agricola nazionale, vale 15 miliardi di euro e interessa una superficie di 1,2 milioni di ettari, coinvolge circa 300 mila aziende e, soprattutto, sta reggendo all’urto della pandemia, nonostante le difficoltà gestionali, con picchi di vendite del +13% registrati durante il lockdown e acquisti sostanzialmente stabili lungo tutto il 2020.

L’ortofrutta sembra quindi una superstar economica, ma la Cia Agricoltori italiani dice che «Per gli agricoltori c’è ancora un enorme problema irrisolto nella catena del valore: in Italia, infatti, si stima che, per frutta e ortaggi freschi, su 100 euro spesi dal consumatore, al produttore rimangano in tasca solo tra i 6 e gli 8 euro netti. Ancora meno nel caso dei prodotti trasformati, dove il margine in campo all’imprenditore agricolo è inferiore ai 2 euro. Una questione annosa che va necessariamente affrontata, senza ulteriori indugi, per dare vita a un nuovo “patto di sistema dell’ortofrutta italiana” più equo, moderno, efficiente, e rispondere così alle prossime sfide economiche e ambientali legate al Green Deal europeo che richiedono sempre maggiori standard di sostenibilità».

E’ quanto emerso dal webinar “Il valore nell’ortofrutta, dalla filiera al sistema”, il primo di due appuntamenti della Cia dedicati al settore per supportare l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021 promosso dalla Fao.

L’organizzazione agricola spiega che «La deperibilità, i costi esterni come energia, packaging e trasporti, la complessità delle relazioni tra gli attori, la frammentazione della filiera e la difficoltà ad attuare strategie condivise di sistema, sono tutti fattori che condizionano negativamente l’acquisizione del giusto reddito per i produttori ortofrutticoli. Per questo,  ora è tempo di riequilibrare la ripartizione del valore a beneficio degli agricoltori e, per farlo, è necessario stimolare processi di aggregazione tra i produttori e costruire relazioni più equilibrate e innovative tra tutti i soggetti del sistema ortofrutticolo, compresa la distribuzione».

Intervenendo durante il webinar, il presidente del GIE Ortofrutta di Cia, Antonio Dosi, ha detto che «Le strategie attraverso cui la produzione agricola può recuperare o riuscire a trattenere una quota maggiore di valore aggiunto – passano per aggregazione, azioni di promozione unitarie, sviluppo dell’economia contrattuale, contrasto alle pratiche commerciali sleali, operatività piena dell’interprofessione. Accanto a questo, è necessario incoraggiare un patto fra gli attori della catena ortofrutticola e collaborare per eliminare inefficienze, aumentare la competitività del settore, ridurre gli squilibri».

La Cia fa notare che «Rafforzare la posizione degli agricoltori e accrescere la competitività del comparto è una sfida importante anche per cogliere la crescente domanda di ortofrutta in tutte le sue molteplici declinazioni, compresa quella di nuovi servizi e informazioni. Il Covid, infatti, ha amplificato l’interesse verso una sana alimentazione, con il 57% degli italiani che consuma frutta e verdura perché “fa bene” alla salute, e il suo consumo è universalmente riconosciuto come parte essenziale di una dieta equilibrata. Con 25 milioni di persone nel Paese obese o in sovrappeso, di cui il 25% bambini e adolescenti, è sempre più importante inserire frutta e verdura nel carrello della spesa, con un occhio sempre più attento alle caratteristiche del processo produttivo per il 55% delle famiglie (origine italiana, tracciabilità, prodotto locale e/o biologico) e alla stagionalità per il 43%».

Il presidente di Cia Emilia-Romagna, Cristiano Fini, ha aggiunto che «Il settore ortofrutticolo è esposto a rischi enormi, legati agli eventi climatici come le terribili gelate di questi giorni – ma anche alle problematiche fitosanitarie e alla pressione competitiva globale. La ripartizione sbilanciata dei prezzi lungo la filiera rischia di indebolire in maniera irreversibile le aziende agricole, molte delle quali in grande sofferenza”. Oggi “il consumatore riconosce un valore aggiunto a italianità, territorialità, qualità e sostenibilità e la produzione ortofrutticola nazionale, nella sua accezione di sistema -ha concluso Fini- potrà cogliere a pieno le esigenze della società e dei mercati se sarà capace di rilanciare relazioni eque, sperimentare nuove soluzioni e garantire solidità a tutte le sue componenti».

Un obiettivo in linea con la Fao che, con l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021, vuole da un lato stimolare il consumo di frutta e verdura e, dall’altro, evidenziare come «le catene di valore sostenibili e inclusive possono contribuire ad aumentare la produzione, a migliorare la disponibilità, la salubrità, l’accessibilità economica e la parità di accesso alla frutta e alla verdura, al fine di promuovere la sostenibilità economica, sociale e ambientale».