Per fare il vino buono serve l’acqua giusta, al momento giusto

Studio dell’università di Pisa sulla gestione dello stress idrico per il miglioramento qualitativo delle uve di Sangiovese

[7 Luglio 2023]

Secondo lo studio “Berry flavonoids are differently modulated by timing and intensities of water deficit in Vitis vinifera L. cv. Sangiovese”, pubblicato su Frontiers iin Plant Science da Giacomo Palai, Giovanni Caruso, Riccardo Gucci e Claudio D’Onofrio del Dipartimento di scienze agrarie alimentari e agro-ambientali dell’università di Pisa,  ­La siccità aiuta a migliorare la qualità e il colore delle uve di Sangiovese, vitigno toscano per eccellenza, ma solo se lo stress idrico è imposto in alcune fasi specifiche della maturazione e secondo precise intensità».

Palai spiega che «I risultati ottenuti hanno evidenziato per la prima volta come la combinazione fra intensità e momento di applicazione del deficit idrico influenzi significativamente l’accumulo e il profilo specifico di antociani e flavonoli nelle uve».

Lo studio, che ha recentemente ricevuto il Premio SOI-Patron dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana, evidenzia che «In particolare, un moderato deficit idrico prima dell’invaiatura (quando l’acino è ancora verde, da giugno sino a metà luglio) aumenta la quantità di flavonoidi nell’uva, mentre un severo stress idrico post-invaiatura (da metà luglio sino alla raccolta) influenza la colorazione degli acini, e quindi del vino, redendoli più scuri e vicini alle tonalità del blu»

Palai sottolinea che «Lo stress idrico come strumento per gestire il contenuto fenolico è molto importante soprattutto per il Sangiovese in Toscana che spesso risulta un po’ troppo scarico, in questo modo invece si ottengono vini con colore e fenoli più importanti, simili agli standard dei vitigni internazionali».

Lo studio fa parte di una più ampia attività di ricerca condotta al  Precision Fruit Growing Lab, coordinato da  Caruso, e al Laboratorio di ricerche viticole ed enologiche, coordinato da Claudio D’Onofrio. E caruso conclude: «Negli ultimi anni la viticoltura nazionale sta vivendo un periodo di forte pressione dovuto ai cambiamenti climatici con minori precipitazioni e periodi di siccità più lunghi che mettono a rischio la qualità delle uve soprattutto nelle aree maggiormente vocate. In questo contesto, lo sviluppo dell’irrigazione di precisione e di specifici protocolli per gestire il deficit idrico sono strumenti essenziali per mantenere e aumentare la qualità delle uve, sfruttando e volgendo in positivo condizioni potenzialmente critiche».