I piani di recupero post-ebola devono dare priorità alle popolazioni rurali

In Sierra Leone e Liberia il 70% della popolazione è rurale, occorre garantire produzione e reddito

[3 Agosto 2016]

Alla vigilia della sua visita ufficiale in Sierra Leone e Liberia, il presidente dell’ International fund for agricultural development)  (Ifad), Kanayo F. Nwanze, ha avvertito che «La più grande epidemia di Ebola della storia umana è finita, ma investimenti urgenti nelle zone rurali della Sierra Leone e Liberia sono necessari per una ripresa completa di questi Paesi. Ebola ha avuto un impatto enorme sulla vita delle popolazioni rurali, molte delle quali sono composte da piccoli agricoltori che non potevano coltivare cibo o guadagnarsi da vivere durante l’epidemia. Se noi non incanaliamo i nostri investimenti presso le zone rurali ora, questi agricoltori potrebbero essere costretti ad emigrare in cerca di lavoro. Ciò potrebbe compromettere il futuro della sicurezza alimentare di questi Paesi».

Tra il 2014 ed il 2016, in Guinea, Liberia e Sierra Leone  sono morte più di 11.310 persone a causa di Ebola e i provvedimenti volti a contenere il virus, come limitazioni di movimento, chiusure delle frontiere e quarantene, hanno dato origine alla chiusura dei mercati e ad un declino dell’agricoltura interna e dell’esportazione.

In occasione della sua visita in Sierra Leone dal 4 al 6 agosto, Nwanze incontrerà il presidente Ernest Bai Koroma, i ministri dell’agricoltura, delle finanze e delle pari opportunità ed il governatore della Banca della Sierra Leone. In Liberia, dal 6 all’8 agosto, il presidente dell’Ifa incontrerà la presidente Ellen Johnson Sirleaf, il ministro dell’agricoltura ed i partner d’attuazione del progetto. I colloqui verteranno su come l’Ifad possa ulteriormente sostenere i piani di recupero post-Ebola dei due Paesi, specialmente nelle zone rurali.

A partire dal 1980, l’Ifad ha finanziato 8 programmi e progetti in Sierra Leone per un valore di 251.9 milioni di dollari, dei quali il contributo Ifad ammonta a 116.2 milioni di dollari, dando beneficio diretto a 513.500 famiglie rurali. L’Ifad ha iniziato la sua attività in Liberia nel 1981. A causa della guerra civile prolungata nel paese, l’Ifad aveva sospeso le proprie attività per 20 anni, riprendendole solo nel 2009. Ad oggi l’Ifad ha finanziato 6 programmi e progetti in Liberia per un valore totale di 117.2 milioni di dollari, dei quali il contributo Ifad ammonta a 61.9 milioni di dollari, beneficiando direttamente ben 156.600 famiglie rurali.

I progetti finanziati dall’Ifad sono proseguiti anche durante la crisi di Ebola  e ai partecipanti al progetto sono stati distribuiti kit di prevenzione, semi e fertilizzanti, per aiutarli a continuare a migliorare le loro coltivazioni ed a sfamare le loro famiglie.

L’Ifad ricorda che «Quando durante l’epidemia le banche commerciali della Sierra Leone hanno lasciato le zone rurali, le Istituzioni Finanziarie Rurali sostenute dall’Ifad (Rfi) hanno continuato a fornire servizi finanziari al personale sanitario rurale, ai dipendenti pubblici ed agli insegnanti, consentendo loro di rimanere nelle zone colpite e di fornire servizi essenziali. Dalla fine dell’epidemia, l’Ifad ha erogato ai Rfi un supplemento di 960.000 dollari per aiutare i piccoli agricoltori a recuperare i loro mezzi di sostentamento. L’Ifad ha fornito anche un contributo pari a 80.000 dollari al governo della Liberia al fine di condurre un sondaggio post-Ebola, volto ad esaminare la maniera migliore per ripristinare le capacità produttive dei piccoli agricoltori . L’Ifad ha anche approvato 41.6 milioni di dollari per due nuovi progetti al fine di supportare gli sforzi di recupero post-ebola del Governo».

Nwanze conclude: «Con più del 70% della popolazione rurale che vive di agricoltura in questi Paesi, il nostro principale interesse è quello di garantire che possano produrre alimenti e realizzare nuovamente un proprio reddito in modo da poter ricostruire le loro comunità. Ma è altrettanto importante assicurare che abbiano accesso a risorse e strumenti adeguati, al fine di costruire la loro capacità di far fonte ai cambiamenti in modo tale che siano meno vulnerabili a futuri traumi».