Onu, nel mondo ci sono 828 milioni di persone che soffrono la fame

Il mondo si sta allontanando ulteriormente dall’obiettivo di sconfiggere, entro il 2030, fame, insicurezza alimentare e malnutrizione

[7 Luglio 2022]

Secondo il nuovo rapporto “The State of Food Security and Nutrition in the World” (SOFI) pubblicato da Fao,, Unicef, International Fund for Agricultural Development (IFAD), Unicef, World Food Programme (WFP) e Organizzazione mondiale della sanità (OMS), «Il numero delle persone che soffrono la fame a livello mondiale è salito a ben 828 milioni nel 2021, ossia circa 46 milioni in più dal 2020 e 150 milioni in più dallo scoppio della pandemia di Covid-19».

Gilbert F. Houngbo, presidente dell’IFAD, ha commentato: «Sono cifre deprimenti per l’umanità. Continuiamo ad allontanarci dal nostro obiettivo di sconfiggere la fame entro il 2030. Molto probabilmente, gli effetti a catena della crisi alimentare mondiale peggioreranno il dato anche l’anno prossimo. Abbiamo bisogno di un approccio più deciso per sconfiggere la fame. L’IFAD è pronto a fare la sua parte, rafforzando le proprie attività e i relativi effetti. Ci auguriamo di avere il sostegno di tutti».

Anche per David Beasley, direttore esecutivo del WFP, «Esiste il pericolo reale che questi dati peggiorino ancor più nei prossimi mesi. Le impennate nei prezzi mondiali di alimenti, carburanti e fertilizzanti a cui assistiamo, a seguito della crisi in Ucraina, minacciano di spingere paesi di tutto il mondo sull’orlo della carestia. Ne conseguiranno una destabilizzazione a livello mondiale, morte per inedia e migrazioni di massa senza precedenti. Dobbiamo agire oggi per scongiurare questa catastrofe incombente».

Il SOFI  fornisce nuove prove che «Il mondo si sta allontanando ulteriormente dall’obiettivo di sconfiggere, entro il 2030, fame, insicurezza alimentare e malnutrizione in tutte le sue forme» e presenta aggiornamenti sulla sicurezza alimentare e sullo stato della nutrizione in tutto il mondo, comprese le ultime stime su costi e accessibilità economica di una dieta sana. Esamina anche i modi in cui i governi possono ripensare il loro attuale sostegno all’agricoltura per ridurre il costo di una dieta sana, consapevoli delle limitate risorse pubbliche disponibili in molte parti del mondo.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, denuncia che «Ogni anno, 11 milioni di persone muoiono a causa di diete non sane. L’aumento dei prezzi degli alimenti non farà altro che aggravare questa situazione. L’Oms  sostiene gli sforzi dei Paesi per migliorare i sistemi alimentari, sia tramite tassazione degli alimenti non sani, che tramite la concessione di sovvenzioni a favore di scelte sane, che proteggano i bambini da un marketing dannoso, garantendo la chiarezza delle etichette nutrizionali. Dobbiamo lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi mondiali del 2030 in materia di nutrizione, per combattere la fame e la malnutrizione e far sì che il cibo sia fonte di salute per tutti».

Dal rapporto emerge che «Dopo essere rimasta relativamente invariata dal 2015, nel 2020, la percentuale di persone colpite dalla fame è salita  e ha continuato a salire nel 2021, fino al 9,8% della popolazione mondiale, contro l’8% del 2019 e il 9,3% del 2020. Nel 2021, circa 2,3 miliardi di persone (29,3%) in tutto il mondo erano in una situazione di insicurezza alimentare moderata o grave – 350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia da Covid-19. Quasi 924 milioni di persone (11,7% della popolazione mondiale) hanno sofferto di insicurezza alimentare grave, con un aumento di 207 milioni in due anni. Il divario di genere nell’insicurezza alimentare è cresciuto ancora nel 2021. In tutto il mondo, il 31,9% delle donne ha sofferto di insicurezza alimentare moderata o grave, rispetto al 27,6 % degli uomini: un divario di oltre 4 punti percentuali, rispetto ai 3 del 2020.  Quasi 3,1 miliardi di persone non potevano permettersi una dieta sana nel 2020, 112 milioni in più rispetto al 2019, come conseguenza dell’inflazione sui prezzi dei prodotti alimentari al consumo, a seguito delle ripercussioni economiche della pandemia da COVID-19 e delle misure attuate per contenerla. Si stima che 45 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni abbiano sofferto di deperimento, la forma più letale di malnutrizione, che, in età infantile, aumenta fino a 12 volte il rischio di morte. Inoltre, 149 milioni di bambini sotto i cinque anni hanno subito un ritardo di crescita e di sviluppo, a causa di una carenza cronica di  nutrienti essenziali nella loro alimentazione, contro 39 milioni di bambini in sovrappeso.  Si stanno compiendo progressi sull’allattamento esclusivo al seno. Quasi il 44% dei neonati sotto i sei mesi di età sono stati allattati esclusivamente al seno, in tutto il mondo, nel 2020. Siamo ancora lontani dall’obiettivo del 50% entro il 2030. Desta grande preoccupazione il fatto che due bambini su tre non assumono la dieta diversificata minima di cui hanno bisogno per crescere e sviluppare al meglio del loro potenziale».

Catherine Russell, direttrice generale dell’Unicef, commenta: «La portata senza precedenti della crisi della malnutrizione richiede, altresì, una risposta senza precedenti. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per garantire che i bambini più vulnerabili possano accedere a diete nutrienti, sicure ed economicamente accessibili, ma anche a servizi per la prevenzione precoce, l’individuazione e terapie nella cura della malnutrizione. Con così tante vite di bambini in gioco, nonché il loro futuro, è questo il momento di prefiggerci obiettivi ancora più ambiziosi per la nutrizione infantile. E non c’è tempo da perdere»
Guardando al futuro, il SOFI prevede che «Nel 2030, quasi 670 milioni di persone (l’8 % della popolazione mondiale) soffriranno ancora la fame», ma questo solo se ci sarà una ripresa economica mondiale. E ricorda che si tratta di «Un dato simile a quello del 2015, quando fu lanciato l’obiettivo di sconfiggere fame, insicurezza alimentare e malnutrizione entro la fine di questo decennio,  nel quadro dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile».

Il rapporto è stato pubblicato mentre «La guerra in corso in Ucraina, che coinvolge due dei maggiori produttori mondiali di cereali di base, semi oleaginosi e fertilizzanti, sta mettendo in difficoltà le catene di approvvigionamento internazionali e facendo salire i prezzi di cereali, fertilizzanti, energia e altresí degli alimenti terapeutici pronti all’uso per bambini affetti da grave malnutrizione. Tutto ciò  avviene mentre le catene di approvvigionamento risentono già di eventi climatici estremi sempre più frequenti, specialmente nei paesi a basso reddito, con conseguenze potenzialmente nefaste per la nutrizione e la sicurezza alimentare mondiali».

Nella prefazione di quest’anno, i capi delle cinque agenzie Onu ) hanno scritto: «Questo rapporto evidenzia a più riprese l’intensificazione dei principali fattori di insicurezza alimentare e malnutrizione: conflitti, eventi climatici estremi e crisi economiche, uniti alle crescenti disuguaglianze. La questione principale non è tanto se le avversità continueranno a verificarsi o meno, ma, piuttosto, come intraprendere azioni più coraggiose per costruire la resilienza contro le crisi future».

Qu Dongyu, direttore Generale della Fao, sottolinea che «I Paesi a basso reddito, in cui l’agricoltura è fondamentale per l’economia, i posti di lavoro e i mezzi di sussistenza rurali, hanno poche risorse pubbliche da riallocare. La Fao si impegna a continuare a lavorare con questi paesi per esplorare opportunità per aumentare la fornitura di servizi pubblici a sostegno di tutti gli attori dei sistemi agroalimentari».

Il rapporto evidenzia il dato impressionante del sostegno mondiale al settore alimentare e agricolo: «Quasi una media di 630 miliardi di dollari all’anno, tra il 2013 e il 2018. Ne fanno la parte del leone i singoli agricoltori, attraverso politiche commerciali e di mercato, e sussidi fiscali. Tuttavia, gran parte di questo sostegno non solo distorce il mercato, ma non raggiunge neanche molti agricoltori, danneggia l’ambiente e non promuove la produzione degli alimenti nutrienti che costituiscono un’alimentazione sana. Ciò è in parte dovuto al fatto che i sussidi spesso riguardano la produzione di alimenti di base, prodotti lattiero-caseari e altri alimenti di origine animale, specialmente nei paesi a reddito alto e medio-alto. Riso, zucchero e carni di vario tipo sono i prodotti alimentari che beneficiano maggiormente degli incentivi in tutto il mondo, mentre il sostegno a frutta e verdura è relativamente meno importante, in particolare in alcuni paesi a basso reddito. Con la minaccia di una recessione mondiale incombente e le relative implicazioni su entrate e spese pubbliche, un modo per sostenere la ripresa economica comporta il ripensamento del sostegno agricolo e alimentare mirato verso quegli alimenti nutrienti, il cui consumo pro capite non corrisponde ancora ai livelli raccomandati per una dieta sana. I dati suggeriscono che se i governi attueranno un ripensamento delle risorse usate per incentivare la produzione, l’approvvigionamento e il consumo di alimenti nutrienti, sarà altresì possibile contribuire a rendere le diete sane meno costose, più eque e più accessibili per tutti». Infine, il rapporto sottolinea che «I governi potrebbero fare di più per ridurre le barriere commerciali ad alimenti nutrienti, come frutta, verdura e legumi».