Sovranisti con gli euro degli altri: il colossale conflitto di interessi del premier della Repubblica Ceca
Gli eurodeputati: mai più un euro di sussidi alla Agrofert di Babiš. Un sistema oligarchico opaco
[8 Maggio 2020]
Ieri il Parlamento europeo ha chiesto al primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babiš, fondatore e capo indiscusso del Partito sovranista, iperliberista ed euroscettico Akce Nespokojených Občanů (ANO), di non partecipare ai negoziati sul bilancio dell’Unione europea fino a che non avrà chiarito le accuse di conflitto di interesse mosse contro di lui.
Infatti, 6 eurodeputati della commissione per il controllo dei bilanci – che controlla e monitora l’uso corretto e mirato del bilancio dell’Ue esaminandone l’esecuzione da parte della Commissione europea e di altre istituzioni, organi, uffici e agenzie dell’Ue, al fine di garantire che il denaro dei contribuenti europei sia utilizzato in modo adeguato – hanno effettuato una missione di osservazione nella Repubblica ceca dal 26 al 28 febbraio 2020 «al fine di comprendere meglio la distribuzione dei fondi dell’Ue e dare seguito ai rapporti sulle possibili irregolarità nella gestione dei fondi di coesione e agricoli e hanno incontrato rappresentanti del governo e esponenti della società civile, associazioni, giornalisti e ONG che accusano l’autoritario premier sovranista. Ora gli eurodeputati hanno chiesto a Babiš di farsi da parte nel Consiglio europeo che discute il bilancio Ue sottolineando che «Un Primo Ministro o un membro del governo non può essere il beneficiario effettivo o continuare a controllare un agglomerato come il gruppo Agrofert e ricevere contemporaneamente importanti sussidi europei mentre è coinvolto nella programmazione e nel finanziamento dei sussidi in questione. Se venisse confermato un potenziale conflitto di interessi (sul quale praticamente non ci sono dubbi, ndr), dovrebbe risolverlo vendendo i suoi interessi commerciali o cessando di ricevere sussidi pubblici o finanziamenti versati dal suo governo, in particolare fondi dell’Ue»,
Insomma il primo ministro ammirato amico di Matteo Salvini e Giorgia Meloni – lo stesso che recentemente aveva fatto sparire un sostanzioso lotto di mascherine anti-Covid cinesi destinate all’Italia – nonostante il suo esibito sovranismo iperliberista ingozza la sua onnipresente Agrofert di sussidi per l’agricoltura che non potrebbe prendere, vista la sua altissima carica pubblica, poi va sulle piazze a tuonare contro l’Unione europea. Diverse inchieste giornalistiche accusano l’ Agrofert di Babiš di essere coinvolta in vaste operazioni di land grabbing ai danni dei piccoli agricoltori cechi.
Il giudizio degli eurodeputati sulle politiche agricole del governo di destra della Cechia è preoccupante: «La pubblica amministrazione ceca non ha un sistema chiaro per proteggere i fondi dell’Ue dai conflitti di interesse» e per questo chiedono alle autorità ceche di «Risolvere senza indugio le debolezze sistemiche, costringendo i funzionari del governo a elencare i loro interessi finanziari e pubblicare i proprietari effettivi finali di persone giuridiche e trust e rafforzando la trasparenza del bilancio e l’accesso del pubblico alle informazioni su come aggiudicare contratti finanziati con fondi pubblici».
Inoltre, la commissione per il controllo dei bilanci chiede che «Vengano chiarite le norme sulla proprietà fondiaria e che le piccole coltivazioni non vengano discriminate di fronte a conglomerati più grandi durante le aste di terreni».
Un giudizio che rivela come nei Pesi ex comunisti dell’Ue ormai l’equilibrio di poteri tipico di una democrazia sia stato calpestato dalle destre sovraniste al governo: secondo gli eurodeputati «La Corte dei conti ceca dovrebbe avere la competenza giuridica per effettuare controlli sistematici dei beneficiari finali in loco. Dovrebbe avere una panoramica completa di tutti i pagamenti e delle informazioni correlate al fine di eseguire i suoi audit in conformità con gli standard internazionali», ma il regime lo impedisce, così come impedisce ai giornalisti di fare il loro mestiere e cerca di zittire ogni contestazione, anche se non sembra più riuscirci.
Non a caso i deputati europei chiedono alla Commissione europea di «Applicare una politica di tolleranza zero per quanto riguarda i conflitti di interesse, valutando le misure preventive adottate dalla Repubblica Ceca, recuperando rapidamente qualsiasi sovvenzione versata irregolarmente e intervenendo in caso di fallimento delle autorità nazionali di non agire per risolvere un conflitto di interessi che coinvolge i suoi massimi rappresentanti». Inoltre, gli europarlamentari chiedono che «Le procedure legali relative ai conflitti di interesse e al recupero di sovvenzioni versate in modo irregolare nel prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea siano accelerate e che non vengano versati fondi Ue al gruppo Agrofert fintanto che il potenziale conflitto l’interesse del primo ministro ceco non sarà stato completamente risolto».
Dopo aver ottenuto l’appoggio degli eurodeputati alla dichiarazione anti- Babiš, la presidente della commissione per il controllo dei bilanci, la democristiana tedesca Monika Hohlmeier, che ha diretto la delegazione della missione di osservazione in Cechia, ha dichiarato che «La missione di osservazione ha dimostrato ai partecipanti che attualmente non esiste un chiaro meccanismo per identificare i conflitti di interesse in relazione ai fondi dell’Ue. Sono stati invece confermati i dubbi dei membri della commissione per quanto riguarda il controllo dei bilanci: nella Repubblica Ceca, le strutture oligarchiche sono favorite da un sistema opaco di controllo frammentato e dall’assenza di una visione d’insieme e di responsabilità in caso di conflitti di interesse. Ci aspettiamo che le autorità ceche, il Primo Ministro e la Commissione europea prestino piena attenzione ai problemi che abbiamo identificato nella relazione e che agiscano senza indugio per fare il punto e porre rimedio a quello che noi percepiamo come un caso grave, protratto e sistemico di conflitto di interessi. Lo dobbiamo ai contribuenti della Repubblica ceca e di tutta l’Unione europea».