Un quarto del Made in Italy a tavola è raccolto da mani straniere
Fase 3, via libera a 50mila lavoratori extracomunitari. Accolte le richieste delle imprese italiane
[3 Luglio 2020]
Dopo l’arrivo all’aeroporto di Perugia della prima task force di 110 lavoratori stagionali specializzati provenienti dal Marocco per collaborare nelle aziende agricole in Umbria, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Valle d’Aosta, Coldiretti stina che grazie alla decisione comunitaria, in Italia arriveranno «Non solo turisti e viaggiatori europei, le frontiere italiane sono aperte anche a circa 50mila lavoratori stagionali extracomunitari provenienti da Marocco, Tunisia, Serbia e Montenegro che sono stati ricompresi nella lista dei Paesi a cui l’Unione Europea ha riaperto le porte a partire dal primo di luglio».
La più grande associazione agricola italiane evidenzia che «Con la riapertura ai braccianti extracomunitari è necessario approvare al più presto anche il nuovo decreto flussi senza il quale è impossibile far arrivare in Italia tutto il personale necessario ai lavori stagionali in agricoltura. Si tratta di una possibilità che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo spesso delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese».
Coldiretti sottolinea che «L’apertura delle frontiere ai lavoratori extracomunitari avviene a poco più di due settimane dal via libera ai circa 150 mila stagionali comunitari regolari e conferma che la domanda di lavoro nei campi non può essere soddisfatta dalla sola regolarizzazione prevista per decreto perché sono sempre più necessarie esperienza, professionalità e specializzazione per un mestiere che non si può improvvisare.
In questo contesto sono ora anche necessari un piano per la formazione professionale e una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione».
Mentre la destra italiana, neo e vetero, ha rilanciato la sua ormai stanca campagna contro l’invasione di stranieri che ci levano il lavoro, Coldiretti fa notare che «Viene attualmente ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con 370mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106), bulgari (11261), macedoni (10428) e pakistani (10272) secondo le elaborazioni Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019».
Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e tra questi ce ne sono diversi a egemonia leghista , dove si vota contro gli stranieri nelle urne ma poi se ne ha bisogno per tirare avanti l’azienda. E tra i casi di integrazione sociale Coldiretti cita «La raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia. Si tratta di operai agricoli stagionali qualificati ed esperti che ormai da anni sono impegnati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende agricole».
, mentre in questo strano Paese molti agricoltori e allevatori si dichiarano fieramente leghisti, la loro principale associazione cita come una conquista il fatto che «Proprio per affrontare l’emergenza manodopera in agricoltura, su sollecitazione della Coldiretti sono stati prorogati a livello nazionale fino al 31/12 i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta».
Per quanto riguarda gli italiani che si sono mostrati abbastanza restii a sostituire gli extracomunitari nei campi, Coldiretti dice che «Inoltre è stato ottenuto che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito. Possono dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa».