Per un’agricoltura più sostenibile serve una radicale riforma della Pac
Più di 150 Organizzazioni chiedono all’Ue la riforma della Politica agricola comune
[6 Marzo 2017]
Oltre 150 tra associazioni ambientaliste, reti di giustizia sociale, agricoltori biologici, pastori, movimenti contadini, operatori forestali sostenibili, gruppi per la tutela della salute, organizzazioni per il benessere animale, associazioni di consumatori, partnership economiche e del commercio equo e solidale, organizzazioni a tutela del patrimonio culturale e per uno sviluppo rurale sostenibile, cooperative di consumatori, associazioni per il turismo sostenibile e l’artigianato hanno chiesto oggi ai ministri europei all’agricoltura di «Realizzare una riforma radicale della Politica agricola comune dell’Unione Europea (Pac).
In un comunicato congiunto, le associazioni italiane che hanno aderito – Lipu, Wwf, Legambiente, Fai, Federazione pro natura, Greenpeace, Federbio, Aiab, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Firab, Slow food, Isde Medici per l’ambiente, Compassion in world farming, Consorzio della Quarantina, Pesticide action network, Terra Nuova, Unaapi, Soleterre, Defal – sottolineano che «La richiesta viene avanzata in occasione del Consiglio dei ministri all’agricoltura che si incontrano oggi a Bruxelles per discutere della prossima riforma della Pac, in vista della revisione di medio termine della programmazione 2014 – 2020, alla luce della consultazione pubblica avviata dalla Commissione Europea sul futuro della sua politica agricola».
Le organizzazioni hanno sottoscritto la dichiarazione comune “Buon cibo, buona agricoltura – Ora!” nella quale si afferma che «La Pac sia profondamente sbagliata perché ha finito per portare la maggior parte dei vantaggi economici a una minoranza di agricoltori, spesso di grandi dimensioni e fortemente intensivi, a scapito della maggioranza degli operatori agricoli più sostenibili e, di conseguenza, delle persone e dell’intero pianeta».
Per le 19 organizzazioni italiane, «Una riforma radicale della Pac è urgente al fine di avviare una transizione verso un sistema agro-alimentare che sostenga economie eque e diversificate, sia sostenuto da alternative valide come l’agricoltura biologica e agro-ecologica, rispetti l’ambiente e il benessere animale, migliori la salute dei cittadini e sia trasparente».
Ecco perché secondo il fronte delle organizzazioni italiane l’attuale Pac è sbagliata.
Le aziende agricole stanno scomparendo a un ritmo allarmante: 1 azienda agricola su 4 è scomparsa tra il 2003 e il 2013.
Globalmente, più del 90% delle varietà di piante coltivate sono scomparse dai campi e il 75% del cibo mondiale si ottiene da solo 12 specie di piante e 5 di animali (FAO, 2004: Building on Gender, Agrobiodiversity and Local Knowledge).
L’impronta ecologica del cibo dell’UE ammonta a 269 milioni di ettari (il 40% dei quali fuori dai confine dell’Unione), un’area pari a circa quella della Francia e dell’Italia messe insieme (Fischer G., S. Tramberend, M. Bruckner and M. Lieber, forthcoming. Quantifying the land footprint of Germany and the EU using a hybrid accounting model. Dessau: German Federal Environment Agency).
Il 20% del cibo prodotto nell’UE (88 milioni di tonnellate) viene sprecato ogni anno, mentre 43 milioni di cittadini europei (8,5%) non possono permettersi, a giorni alterni, un pasto di qualità;
L’uso elevato di antibiotici negli allevamenti contribuisce alla diffusione delle resistenze agli antibiotici, la qual cosa potrebbe causare una crisi globale con la morte di oltre 10 milioni di persone all’anno entro il 2050.
Nel 2014, quasi 400.000 tonnellate di pesticidi (principi attivi) sono state vendute nell’Ue, mostrando un aumento in confronto ai tre anni precedenti.
L’agricoltura attualmente contribuisce con il 10% alle emissioni di gas serra dell’Ue. Le emissioni prodotte dagli allevamenti, come l’ammoniaca, contribuiscono in maniera significativa all’inquinamento dell’aria che è responsabile di oltre 400.000 morti all’anno nella Ue.