Xylella fastidiosa, Corte Ue: gli ulivi sani ma vicini a quelli infetti possono essere abbattuti
D'Amato (M5S): da Corte Ue segnale alla Commissione perché allarghi campo ricerca
[9 Giugno 2016]
Le piante potenzialmente infettate dal batterio Xylella fastidiosa, anche se non presentano sintomi d’infezione, se si trovano in prossimità delle piante già infettate possono essere rimosse.
La Commissione può obbligare gli Stati membri ad adottare tale misura dato che è proporzionata all’obiettivo di protezione fitosanitaria nell’Unione ed è giustificata dal principio di precauzione.
La vicenda ha inizio nel 2015, con l’adozione da parte della Commissione della decisione per far fronte all’emergenza ambientale e agricola rappresentata dal batterio Xylella Fastidiosa per le piantagioni di ulivo della regione Puglia. La Commissione ha imposto agli Stati membri l’obbligo di procedere alla rimozione immediata delle piante ospiti del batterio indipendentemente dal loro stato di salute, se situate in un raggio di 100 metri attorno alle piante infettate. Una decisione, che fra l’altro non ha previsto, di per sé, un regime di indennizzo.
In conformità a tale decisione, il Servizio Agricoltura della Regione Puglia ha ordinato a diversi proprietari di uliveti nella provincia di Brindisi di abbattere gli ulivi infettati dal batterio Xylella, nonché tutte le piante ospiti – ancorché non presentanti sintomi di infezione da tale batterio – situate in un raggio di 100 metri attorno agli ulivi infetti.
Tali produttori hanno presentato davanti al Tar ricorsi. Perché, a loro avviso, l’ordine, dovrebbe costituire l’extrema ratio. E perché un tale ordine senza la possibilità di tentare un preliminare, diverso e meno invasivo trattamento fitosanitario, sarebbe contrario ai principi di proporzionalità e ragionevolezza nonché alla direttiva sulla protezione contro gli organismi nocivi ai vegetali (2000/29).
Ma la Corte con sentenza di oggi conferma la validità della decisione della Commissione.
La Corte precisa, anzitutto, che l’obbligo di rimuovere “immediatamente” tutte le piante ospiti in un raggio di 100 metri attorno alle piante infette non è in contraddizione con l’obbligo di eseguire un opportuno trattamento fitosanitario, comportante, “se del caso”, la rimozione della pianta. Il trattamento preliminare riguarda gli insetti “vettori” dell’infezione batterica e ha come finalità quella di limitare il rischio della diffusione degli insetti al momento della successiva rimozione della pianta.
Inoltre la Corte afferma che esiste una correlazione significativa tra tale batterio e la patologia di cui soffrono gli olivi, nonostante che i pareri scientifici non abbiano dimostrato l’esistenza di un sicuro nesso causale tra Xylella e il disseccamento rapido delle piante. I dati scientifici, però, hanno evidenziato che la diffusione della Xylella dipende essenzialmente da alcune piccole cicale, la cui distanza di volo è limitata, in media, a un centinaio di metri, e che le piante recentemente contaminate possono essere esenti da sintomi. Per cui l’obbligo di rimozione risulta una misura appropriata e necessaria per evitare la diffusione del batterio. E comunque, quand’anche sussistano incertezze scientifiche al riguardo la rimozione delle piante infette la misura è giustificata dal principio di precauzione. Una misura che è – sempre secondo la Corte – proporzionale all’obiettivo di protezione fitosanitaria perseguito. Anche perché l’adozione di misure meno gravose non risulta possibile: non esiste attualmente alcun trattamento che consenta di guarire in campo aperto le piante infette.
Ciò non toglie che la misura possa essere modificata. Se sulla base di nuovi dati scientifici è dimostrato che l’eradicazione del batterio non richieda più la rimozione di tutte le piante ospiti situate in prossimità di quelle infette, la Commissione dovrebbe modificare la propria decisione al fine di tener conto di tale evoluzione scientifica.
Inoltre, secondo la Corte, la mancata previsione nella direttiva e nella decisione di un indennizzo dei proprietari degli ulivi abbattuti non significa che il diritto all’indennizzo sia escluso. Infatti, il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione potrebbe, in alcune circostanze, imporre il pagamento di una “giusta indennità”. La decisione della Commissione non può dunque essere considerata invalida per tale ragione.
L’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato, sembra dare una lettura diversa della sentenza: «Dalla Corte di giustizia dell’Ue arriva un chiaro segnale alla Commissione e agli stati membri: le misure messe in atto contro la Xylella dovranno essere modificate se, “sulla scorta di nuovi dati scientifici pertinenti, l’eradicazione del batterio non richiedesse più di procedere alla rimozione di tutte le piante ospiti situate in prossimità delle piante infette”. Anche perché, scrive sempre la Corte,”’non esiste un sicuro nesso causale tra il batterio Xylella e il disseccamento rapido degli ulivi”. In sostanza, la Corte Ue apre la porta a quello per cui ci battiamo da mesi: allargare il campo della ricerca scientifica in modo da attuare pratiche più sostenibili per far fronte al disseccamento degli ulivi, in Puglia come in altre zone d’Europa».
La D’Amato aggiunge che «Dopo la pubblicazione del parere dell’avvocato generale della Corte, sapevamo già che la sentenza avrebbe valutato come corrette le misure della Commissione. Del resto, la Corte è stata chiamata a esprimersi sulla correttezza procedurale, che non è al centro delle nostre contestazioni. Quello che abbiamo sempre contestato è che tali procedure si sono mosse sulla base di un singolo parere scientifico, quello del Cnr di Bari, e pertanto abbiamo chiesto con forza di allargare il campo di ricerca. Lo abbiamo fatto coinvolgendo ricercatori internazionali e locali, associazioni di categoria italiane e organizzazioni europee. Oggi, la Corte ribadisce quello che abbiamo sempre detto: le misure possono essere modificate, se la scienza porta nuove evidenze che già ci sono».
Secondo l’europarlamentare pentastellata, «Queste evidenze spingerebbero verso l’attuazione di misure efficaci a contrastare il disseccamento delle piante e al contempo più sostenibili per il territorio sia sotto il profilo ambientale che economico. D’altra parte, l’ultima decisione della Commissione europea ha di fatto ammorbidito le misure emergenziali varate in un primo momento. La strada da fare è ancora tanta, a partire, per l’appunto, da un maggiore finanziamento alla ricerca. Il presidente Emiliano batta i pugni a Bruxelles e faccia sistema con altre regioni europee colpite dalla Xylella».