Il 2015 anno tragico per i ranger dei parchi: 107 uccisi

Rapporto Wwf e Irf: scarsa o inesistente copertura assicurativa

[1 Agosto 2016]

Secondo una nuova indagine del Wwf, «Almeno 107 ranger nel mondo sono morti compiendo azioni di contrasto al bracconaggio nell’ultimo anno» e «molti di essi non sono protetti né nel caso di infortunio, né in quello di disabilità permanente o perdita della vita». Morti che si vanno ad aggiungere agli oltre 1.000 ranger assassinati o periti mentre svolgevano il loro dovere negli ultimi dieci anni.

Dai dati diffusi dall’International ranger federation (Irf), pubblicati in occasione della Giornata Mondiale Ranger, merge che «Il 42% dei ranger che sono morti nello scorso anno sono stati uccisi dai bracconieri mentre il 17% da animali selvatici».

Il Presidente dell’Irf e direttore della Thin Green Line Foundation, Sean Fillmore, ha detto: «In occasione della Giornata Mondiale dei Ranger, vogliamo dare voce a tutti gli uomini e le donne straordinari che ogni giorno a costo della vita proteggono animali e luoghi cruciali per il bene e il futuro di tutti noi. Vogliamo ricordare e onorare quelli che per garantirci questo servizio hanno pagato il prezzo più alto. Siamo tutti consapevoli che il lavoro del ranger presenta molte difficoltà e pericoli, ma è scioccante constatare quanti ogni anno vengano uccisi in servizio. E’ vergognoso rendersi conto che tante loro famiglie non hanno nemmeno ricevono una minima compensazione».

Ma il Wwf sottolinea che «Tuttavia, nonostante gli evidenti rischi che i Rangers affrontano ogni giorno in ogni parte del mondo, la prima indagine mai effettuata sulla loro copertura assicurativa, condotta in 40 paesi diversi, mette in evidenza che il 35% dei ranger pubblici non possiede alcuna assicurazione sulla vita, mentre il 20% non ha quella sanitaria e il 45% manca di copertura assicurativa per disabilità permanente».

L’indagine, commissionata dal Wwf e dalla Ranger federation of Asia (Rfa), mette in luce «La mancanza di copertura assicurativa di base in Asia e in Africa: proprio dove ha perduta la vita quasi il 90% dei rangers lo scorso anno. La metà dei ranger dei paesi esaminati in questi due continenti non ha l’assicurazione sulla vita, mentre più della metà non ha alcuna copertura per le disabilità permanenti (purtroppo frequenti in questo tipo di attività)». Secondo l’indsgine Wwf/Rfa nel 38% dei Paesi esaminati, tra cui la metà di quelli in Africa e in Asia, «I rangers vengono assunti con contratti a tempo determinato senza alcuna assicurazione. Nella maggior parte dei Paesi analizzati dallo studio, gli intervistati ritengono che la copertura assicurativa per i Rangers è inferiore a quanto garantito per lavori simili, come polizia, militari, guardie costiere e vigili del fuoco».

Inoltre, due recenti sondaggi del Wwf avrvano già evidenziato quanto sia pericoloso essere un ranger in Africa e in Asia: «Il 73% dei ranger intervistati tra i due continenti dichiaravano di aver sperimentato un rischio per la vita durante il loro servizio nell’interazione con la fauna selvatica o i bracconieri. Il 66% dichiarava di non essere attrezzati sufficientemente per garantire la propria sicurezza e il 45% pensa di non avere una formazione adeguata».

Elisabeth McLellan, responsabile Wwf della Wildlife crime oniziative, conclude: «I Rangers sono in prima linea nella difficile attività di proteggere la natura, ma sembrano essere il fanalino di coda quando si tratta di assicurazioni sulla vita, sulla salute e sulla disabilitàI Rangers meritano di sapere che le loro famiglie non saranno abbandonate se vengono uccisi o gravemente feriti in servizio: il futuro di animali ed ecosistemi di valore immenso è nelle loro mani e noi dobbiamo batterci perché la loro vita e quella dei loro cari sia più protetta».