700 squali nella notte che cacciano insieme le cernie in amore delle Tuamotu (VIDEO)
Un tuffo nel cuore del branco degli squali grigi del reef. Finora gli scienziati pensavano che questi animali fossero poco sociali
[11 Giugno 2018]
Ogni a anno a giugno il passaggio sud dell’atollo de Fakarava, nell’arcipelago delle Tuamotu, Polinesia Francese, ospita una delle più grandi concentrazioni di squali del mondo: centinaia di squali grigi del reef (Carcharhinus amblyrhynchos) si riuniscono per dar vita a un festino sanguinario per banchettare con le migliaia di cerni che, attirate dalla luna piena di giugno emergono dalle profondità nel passaggio per riprodursi.
Una caccia notturna frenetica di massa che è però molto più organizzata di quanto si credesse, come hanno dimostrato il biologo Johann Mourier e il fotografo subacqueo Laurent Ballesta che si sono immersi nel cuore del branco di squali per girare il documentario “700 Requins dans la nuit” trasmesso da Arte il 9 giugno.
Mourier, del Centre de recherche insulaire et observatoire de l’environnement (Criobe) – un’unità di ricerca che riunisce scienziati di Cnrs, Ephe e Upvc – spiega su CNRS Le Journal che: «E’ studiando questa aggregazione unica di cernie – sono 18.000 il giorno delle deposizione e si volatilizzano subito dopo – che ci siamo resi conto del numero impressionante di squali che se le mangiano». Il documentario Le mystère Mérou girato insieme a e Ballesta nel 2014 ha fornito a Mourier l’occasione per stimare il numero di squali : «Sono circa 700 in questo passaggio di appena un chilometro di lunghezza!» e ne hanno marcati alcuni.
Nel 2017 i due sono tornati a Fakarava con un ambizioso progetto: tappezzare il fondo del passaggio nella barriera corallina con 25 ricettori acustici ed equipaggiare 40 squali con emettitori di onde sonore dotati di accelerometri, per seguire dettagliatamente le loro attività e abitudini: la loro posizione nel passaggio, le eventuali affinità e i momenti di riposo e caccia. Al contrario delle onde GPS che non attraversano l’acqua, le onde sonore si propagano molto bene in mare.
Ma impiantare dei trasmettitori sonori nell’addome di uno squalo di 25 kg e lungo oltre 1,5 metri non è facile, soprattutto a Fakarava, dove la pesca agli squali è proibita ed è vietato utilizzare ami. I subacquei hanno quindi dovuto “ipnotizzare2 gli squali grigi del reef: «Uno squalo che viene girato sul dorso cade immediatamente in un’immobilità tonica, una sorta de trance durante la quale non si muove più», spiega Mourier. Ballesta ha quindi proposto di prendere gli squali al laccio, rovesciarli e portarli vicino a una barca d’appoggio in quella posizione, Una tecnica forse poco “sportiva” ma che si è rivelata efficace e che ha permesso di applicare anche delle telecamere alle pinne degli squali.
Il progetto ha preso nuovo slancio con l’organizzazione di Ballesta e del suo team delle nuove riprese di “700 requins dans la nuit”, dedicate questa volta solo agli squali grigi del reef. Oltre a ipnotizzare e marcare gli squali, Mourier e Ballesta volevano immergersi il più all’interno possibile del branco degfli squali e non il giorno, ma la notte, quando cominciano la caccia in gruppo. Mourier ha colto subito l’occasione: «Un documentario come “700 Requins dans la nuit”, non si rifiuta certo. E’ un’opportunità unica di divulgare le mie ricerche ma anche di disporre di un materiale scientifico – in questo caso, ore e ore di video – al quale altrimenti non avrei mai avuto accesso».
Nel mondo ci sono circa 500 specie di squali, un terzo delle quali è a rischio estinzione, e di questi animali sappiamo molto poco. La loro organizzazione sociale resta misteriosa e i loro modi di vita e i loro regimi alimentari negli ambienti naturali sono scarsamente documentati. Il biologo del Cnrs spiega che «Gli squali non hanno occasione di mangiare tutti i giorni e spesso quando vengono catturati hanno lo stomaco vuoto, In più, si purgano regolarmente e rigurgitano il contenuto del loro stomaco, il che fa diminuire ancora le possibilità di analizzarlo»
Tra giugno e luglio 2017 a Fakarava sono state organizzate 50 immersioni che hanno fruttato più di 300 ore di video. «Abbiamo cominciato immergendoci al di sopra del gruppo di squali, quindi tenendoci a una certa distanza – racconta Mourier – Ma durante le immersioni ci siamo resi conto che gli squali non sembravano nemmeno accorgersi della nostra presenza o che non ne tenevano conto durante i loro spostamenti. Allora siamo progressivamente scesi fino a ritrovarsi nel cuore stesso del gruppo di squali». E’ così che sono state girate sequenze inedite che rivelano aspetti sconosciuti della vita degli squali grigi del reef.
Il passaggio sud dell’atollo di Fakarava è attraversato da una corrente moderata che permette lo sviluppo di un florido ecosistema di coralli, pesci e molluschi che fornisce un ambiente ideale per gli squali grigi: «Il giorno si riposano planando rivolti alla corrente e formando dei “muri di squali”, tutti allineati nello stesso senso- spiega ancora Mourier – Per loro è impossibile fermarsi completamente: hanno un galleggiamento negativo e affonderebbero immediatamente; inoltre le loro branchie non funzionano in assenza di movimento e non potrebbero più respirare».
Grazie alle telecamere applicate a una mezza dozzina di squali – che si staccavano automaticamente dalle pinne dopo 48 ore – i ricercatori francesi hanno potuto vedere, dalla prospettiva di uno squalo, incredibili scene di vita quotidiana di questi predatori marini: alcuni vanno fino sil fondo del passaggio per farsi ripulire i denti da piccoli labridi durante sedute dentistiche sottomarine.
Quando cala la notte, gli squali escono dal loro torpore diurno e iniziano la caccia: «La notte i pesci sono meno vigili. Lo squalo è un cacciatore scarso e quindi preferisce le cacce notturne, con un picco di attività nelle notti di luna piena, particolarmente ben illuminate – dice ancora le Mourier a CNRS Le Journal – Ma quel che abbiamo scoperto grazie alle immersioni notturne è che lo squalo grigio di Fakarava caccia in gruppo: una vera sorpresa, perché finora gli scienziati pensavano che questi animali fossero poco sociali».
Dalle immagini girate dalla troupe francese e dai suoni registrati dai ricercatori è invece venuto fuori che quel che sembra un incredibile caos è in realtà una vera e propria organizzazione: «Ogni notte si formano delle enormi spirali di squali che attaccano tutti i pesci che passano. Se la preda sfugge a una prima mascella, poi ce n’è una seconda e quindi una terza, ha poche chance che il prossimo non riesca ad addentarlo», evidenzia Mourier.
Grazie ai trasmettitori impiantati nell’addome degli squali, che rappresentano altrettanti punti colorati su una carta animata del passaggio, si può vedere formarsi delle coppie e anche dei trii di squali che restano vicini per tutta la caccia, che può variare da 18 ore a pochi minuti. I ricercatori del Cnrs evidenziano che «Queste coppie di squali rivelano più che una relazione opportunistica una vera cooperazione, Se uno degli squali svolge in qualche modo un ruolo di “battitore”, non c’è condivisione delle prede come si può vedere per esempio in altri predatori come il lupo. E’ chi riesce a impadronirsi per primo del pesce che lo divora interamente. Tuttavia, questa resta una vera interazione sociale che fa dello squalo un animale ben più evoluto di quel che volevamo credere finora».
Mourier ha appena cominciato ad analizzare la grande mole di dati raccolti, ma le immagini che ha visionato gli hanno permesso di capire che gli squali mangiano almeno 50 specie diverse di pesci e molluschi: «E’ il primo studio che mostra in maniera esaustiva il regime alimentare di uno squalo nell’ambiente naturale» .
Grazie al Bullet time shot, un effetto speciale cinematografico utilizzato per la prima volta in un documentario,Mourier ha potuto anche bloccare alcune scene di predazione e guardarsi intorno mentre avvenivano: «Questo permette di vedere chiaramente l’azione in questo ammasso di squali dove è perfino difficile distinguere chi fa cosa».
Se l’aggregazione di migliaia di cernie durante la luna piena di giugno promette un delfino particolarmente apprezzato dagli squali, il passaggio di Fakarava nello stesso periodo accogli appuntamenti di massa anche di altri pesci – pesci chirurgo e pesci pappagallo – e rappresenta per gli squali grigi del reef una dispensa sempre ben fornita. Murier dice a CNRS Le Journal «Che questo vero e proprio servizio di consegna a domicilio spiegherebbe la loro sedentarietà. Su 43 individui equipaggiati di emettitori, solo due avevano abbandonato il passaggio due mesi più tardi».
Il ricercatore del Criobe ne trae un primo insegnamento: «Protegggere gli squali e vietarne la caccia, come avviene dal 2011 in Polinesia, è essenzialel, ma i nostri primi risultati dimostrano che non è sufficiente. E’ tutto l’ecosistema che deve essere preservato perché gli squali possano sopravvivere».
E al Cnrs concludono facendo notare che «A differenza di Fakarava, miracolosamente preservata dall’attività umana e dalla pesca, la maggioranza degli altri atolli della Polinesia hanno visto da molto tempo scomparire le aggregazioni di pesci… e le riunioni spettacolari di squali».