Accesso negato ai Boscimani alle loro terre ancestrali. Verso la fine di una cultura?
[13 Settembre 2013]
La Corte Suprema del Botswana ha respinto l’ultima richiesta dei Boscimani della Central Kalahari Game Reserve (Ckgr) del Kalahari di avere libero accesso alla loro terra ancestrale. Survival international ed altre associazioni dei diritti umani temono che questa decisione possa segnare la fine degli ultimi cacciatori Boscimani.
I Boscimani del Botswana sono gli ultimi Boscimani cacciatori sopravvissuti nell’Africa meridionale. Tra il 1997 e il 2002 il governo del Botswana li ha sfrattati con la forza dalla Ckgr. I Boscimani della Ckgr erano nuovamente ricorsi alla giustizia del Botswana per contestare la decisione del governo di Gaborone che gli impone di richiedere un permesso per entrare nella riserva. Tutto questo nonostante un’altra storica sentenza della Corte Suprema del 2006 che definì gli sfratti «Illegittimi e incostituzionali» e garantì a questo piccola popolazione tribale il libero accesso a quelle che a memoria d’uomo sono state le loro terre.
Secondo quanto scrive Survival in un comunicato, «il governo è riuscito a far chiudere il caso appellandosi a un vizio di forma e affermando che nessuno dei richiedenti risiedeva nella Ckgr durante gli sfratti del 2002. Il giudice ha stabilito che i Boscimani richiedenti dovranno quindi tornare in tribunale per provare il fatto».
Infatti, secondo il governo di Gaberone il libero accesso alla Ckgr è riconosciuto solo alle 189 persone registrate formalmente nel processo, e ai loro figli fino all’età di 16 anni. All’inizio del processo, tuttavia, il governo aveva riconosciuto che la sentenza doveva essere applicata a tutti i 700 Boscimani sfrattati.
L’associazione che difende i diritti dei popoli tribali spiega che «il permesso d’ingresso dura un mese e viene rilasciato solo ai Boscimani che hanno parenti all’interno della riserva: una decisione che ha il chiaro obiettivo di ridurre gradualmente il numero di coloro che possono restare nella propria terra. I Boscimani vivono nella paura costante della scadenza del permesso, tra le violenze perpetrate dalla polizia paramilitare e dai guardaparchi».
Alla sentenza si è arrivati dopo non pochi problemi e tensioni: recentemente diversi Boscimani sono stati arrestati e torturati per aver cacciato nelle loro terre, ma la caccia è un’attività fondamentale per la loro sopravvivenza nella Ckgr. Poco prima dell’udienza inoltre il governo del Botswana ha negato all’avvocato dei Boshimani, Gordon Bennet, il visto per entrare nel Paese per rappresentarli in tribunale come aveva fatto in occasione della sentenza del 2006.
Il leader boscimane Jumanda Gakelebone ha detto a Survival International che «la decisione della Corte Suprema non tiene conto di quanto i Boscimani amano la loro terra. Al contrario, fornisce un quadro ben chiaro del governo del Botswana e dell’oppressione che usa. Non ci sorprende, e non è la prima volta. Lotteremo per i nostri diritti fino a quando non otterremo quello che vogliamo».
Survival International ha condannato «le manovre messe in atto dal governo del Botswana per impedire ai Boscimani di cacciare ed entrare liberamente nella terra ancestrale, distruggendo il loro stile di vita. Per questo Survival riprenderà e intensificherà la sua campagna per difendere il diritto dei Boscimani di vivere in pace nella loro casa».
Saputo della sentenza il oggi il direttore generale di Survival International Stephen Corry,conclude con una promessa: «La Corte Suprema ha assestato un duro colpo ai Boscimani, ma la lotta per la terra non si fermerà qui. Survival continuerà fino a quando i diritti della tribù non saranno stati ristabiliti: stiamo lavorando per rimettere in moto un’altra grande campagna internazionale».