Albatros e grandi procellarie trascorrono quasi il 40% del loro tempo in alto mare
BirdLife International: fare presto ad approvare il trattato globale per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità in acque internazionali
[8 Marzo 2021]
Lo studio “Global political responsibility for the conservation of albatrosses and large petrels”, pubblicato su Science Advances. Da un folto team internazionale di recercatori di Inspire4Nature guidato da Martin Beal. Maria Dias e Paulo Catry di MARE- Universidade de Lisboa e Birdlife International ha portato alla prima valutazione su dove e come trascorrono il loro tempo gli uccelli marini più minacciati al mondo.
BirdLife International ricorda che «Quando pensiamo all’alto mare, spesso ci vengono in mente immagini di pirati spericolati che navigano verso orizzonti lontani. Durante l’età d’oro della pirateria, questi bucanieri senza legge erano considerati “hostis humani generis” – nemici di tutta l’umanità – il che significa che qualsiasi Paese aveva il diritto di sequestrare una nave pirata in acque internazionali. Oggi, ci sono prove crescenti che potremmo aver bisogno di adottare un approccio simile quando conserviamo la vita marina, ma in un senso più positivo, considerandola una responsabilità universale per la quale le nazioni devono lavorare insieme per salvaguardare». Infatti, gli scienziati hanno scoperto che gli albatros e le grandi procellarie trascorrono il 39% del loro tempo in alto mare, aree oceaniche dove nessun paese ha giurisdizione. BirdLife International spiega che «Utilizzando i dati di tracciamento di 5.775 uccelli di 39 specie, i ricercatori hanno scoperto che tutte le specie attraversano regolarmente le acque di altri Paesi, il che significa che nessuna singola nazione può garantire adeguatamente la loro conservazione. Inoltre, tutte le specie dipendono dall’alto mare: acque internazionali che coprono metà degli oceani del mondo e un terzo della superficie terrestre. Questo è particolarmente preoccupante perché gli albatros e le grandi procellarie sono tra gli animali più minacciati al mondo, con oltre la metà delle specie a rischio di estinzione. In mare devono affrontare numerosi pericoli, tra cui lesioni e mortalità dovute agli attrezzi da pesca, inquinamento e perdita delle loro prede naturali a causa della pesca eccessiva e dei cambiamenti climatici».
Secondo la Dias, «Le interazioni negative con la pesca sono particolarmente gravi nelle acque internazionali perché c’è meno monitoraggio delle pratiche del settore e rispetto delle normative. Inoltre, oltre alla pesca, non esiste attualmente un quadro giuridico globale per affrontare la conservazione della biodiversità in alto mare».
Ad esempio, l’albatros di Amsterdam (Diomedea amsterdamensis) minacciato di estinzione, passa il 47% del suo tempo nelle acque internazionali dell’Oceano Indiano. Sebbene benefici di una forte protezione nella sua colonia riproduttiva sull’isola di Amsterdam, che fa parte delle Terres australes et antarctiques françaises, la sua conservazione in mare è molto più impegnativa. BirdLife ricorda che «Quando vagano per i mari alla ricerca della preda di calamari, i <100 adulti rimasti utilizzano una vasta area che si estende dal Sud Africa all’Australia, richiedendo un coordinamento internazionale per ridurre al minimo il rischio di morte negli attrezzi da pesca».
Circa 168 taxa di uccelli marini sono stati registrati nelle acque della Nuova Zelanda, che ospita il maggior numero di specie riproduttive di uccelli marini in tutto il mondo, tra cui 25 specie di albatros e grandi procellarie. Uno degli autori dello studio, David Thompson del National Institute of Water and Atmospheric Research -Taihoro Nukurangi (NIWA), sottolinea che «Mentre la ricerca sul monitoraggio degli uccelli marini non è stata condotta per tutti gli albatros e le grandi procellarie in Nuova Zelanda, sappiamo che diverse specie trascorrono del tempo anche in Cile e Perù, in Giappone e negli Stati Uniti nell’Oceano Pacifico settentrionale, mentre altri visitano la Namibia e il Sud Africa. Per alcune specie semplicemente non lo sappiamo».
Ma l’estensione internazionale del nuovo studio rappresenta i per sé un perfetto esempio di come gli uccelli marini possano connettere diversi Stati: hanno partecipato ricercatori di 16 Paesi, che hanno accettato di condividere i loro dati attraverso il Seabird Tracking Database di BirdLife. Una collaborazioneche arriva proprio mentre all’Onu si sta discutendo un trattato globale per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità in acque internazionali. Beal è fiducioso: «Il nostro studio dimostra inequivocabilmente che gli albatros e le grandi procellarie necessitano di una protezione affidabile che si estenda oltre i confini di ogni singolo Paese. Questo trattato rappresenta un’enorme opportunità per i Paesi di impegnarsi a proteggere le specie ovunque si trovino». Le misure legali in discussione all’Onu, come l’introduzione di valutazioni di impatto ambientale per le attività industriali in alto mare, potrebbero potenzialmente ridurre significativamente la pressione sulle specie oceaniche.
Per Carolina Hazin, coordinatrice delle politiche marine per BirdLife, lo studio fa parte di un quadro ancora più ampio: «Nessuna conservazione delle specie migratrici può essere efficace se frammentata in termini di spazio, tempo e attività. Questo studio rafforza l’urgenza che le Nazioni Unite adottino il trattato sull’alto mare, che a sua volta contribuirà all’ambizioso quadro globale della Convention on Biological Diversity per proteggere tutta la natura nei prossimi decenni. Il vecchio detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” non ha funzionato per i pirati dell’Età dell’Oro. E, in quanto spavaldi esploratori del mondo animale, non dovrebbe valere nemmeno per gli uccelli marini».
Thompson spera che la ricerca metta in luce quanto poco controllo hanno i Paesi sugli uccelli marini quando utilizzano il mare aperto e conclude: «Una percentuale molto ampia di ricercatori che lavorano al monitoraggio degli uccelli marini a livello globale è stata coinvolta in questo lavoro, che ha quantificato per la prima volta la misura in cui albatros e grandi procellarie utilizzano Zone economiche esclusive di diversi Paesi e in alto mare. E’ estremamente importante perché ora abbiamo un quadro internazionale completo che consente a diversi Paesi di collaborare sulle questioni di conservazione che questo gruppo di uccelli marini devono affrontare e che tutti i Paesi che hanno popolazioni riproduttive di queste specie si assumano la responsabilità collettiva della loro conservazione in alto mare. Questo tipo di ricerca non avrebbe potuto essere prodotto in altro modo».