Aree marine protette: divieto di pesca a strascico in due dei principali siti di pesca del Regno Unito
I pescatori del Regno Unito sedotti e abbandonati dalla Brexit. Esultano Greenpeace e Blue Marine
[2 Febbraio 2021]
Mentre in Italia, che pur ha approvato la nuova Direttiva Ue per la biodiversità che prevede di proteggere il 30% del mare entro il 2030 (e appoggia la stessa proposta che verrà presentata alla Cop15 della Cbd), si discute se estendere o meno a 6 miglia – come richiesto da pescatori locali e amministrazione comunale – l’area marina protetta di capraia perché interferirebbe con a pesca a strascico, nella Gran Bretagna appena uscita dall’Unione europea la Marine Management Organization (MMO) ha detto di voler salvaguardare le zone di pesca a Dogger Bank e South Dorset vietando completamente la pesca a strascico.
Si tratta di due siti sono già designati come aree protette ma che n realtà non vengono pattugliati e sono sovrasfruttati.
Nel settembre 2020<, Greenpeace UK aveva scaricato blocchi di cemento sul fondale di Dogger Bank.
Per costruire una barriera sottomarina di massi sottomarini per ostacolare la pesca a strascico distruttiva in quasi 50 miglia quadrate della Dogger Bank Special Area of Conservation che il governo britannico non si è impegnato a proteggere adeguatamente l’area. Gli ambientalisti ce l’avevano soprattutto con il primo ministro conservatore Boris Johnson che nei vertici internazionali si è impegnato a proteggere un terzo dell’ambiente terrestre del Regno Unito mentre quasi la metà delle aree protette più importanti dell’Inghilterra non viene monitorata da anni e la maggior parte delle aree marine protette del Regno Unito non riescono a raggiungere i loro obiettivi di conservazione.
Il 25 settembre, con una lettera inviata a Greenpeace, il governo britannico si è impegnato concretamente a proteggere adeguatamente la Dogger Bank e ha formalmente richiesto che Greenpeace di non effettuasse «ulteriori depositi» di massi anti-strascico. L’organizzazione ambientalista ha risposti che «Questo consentirebbe la prosecuzione della pesca a strascico distruttiva nella Dogger Bank e non lascerebbe a Greenpeace altra scelta che continuare con l’operazione».
Un’altra ONG ambientalista, Blue Marine, ha intrapreso un’azione legale per cercare di salvaguardare il fondale marino.
L’MMO ha detto che sta analizzando le proposte di status che vietano la pesca a strascico nei due siti e che la consultazione durerà fino al 28 marzo 2021.
Il segretario per l’ambiente del Regno Unito, eorge Eustice ha sottolineato: «Ora che abbiamo abbandonato la politica comune della pesca, siamo in grado di mantenere il nostro impegno per ottenere un ambiente marino sano, fiorente e sostenibile». In realtà i conservatori avevano promesso ai pescatori britannici – grandi sostenitori della Brexit – che avrebbero eliminato tutti i voncoli europei sulla pesca, compresi quelli ambientali e la decisione non avrebbe potuto essere presa se il Regno Unito fosse ancora nell’Ue ed è stata subito condannata da un portavoce della National Federation of Fishermen’s Organisations (NFFO) che ha dichiarato: «La decisione è stata presa senza discussioni con le persone colpite. Ci saranno impatti ambientali, sociali ed economici».
Dogger Bank è il più grande banco sabbioso nelle acque del Regno Unito ed è essenziale per l’ecosistema del Mare del Nord: fornisce l’habitat vitale per una vasta gamma di specie che ci vivono, comprese sogliole, stelle marine, cicerelli, granchi, vongole, vermi, capesante e altro ancora. Queste specie a loro volta sono una fonte di cibo vitale per predatori come focene, delfini e uccelli marini.
I pescherecci a strascico in genere pescano capesante, cicerelli, sogliole, passere di mare, merluzzi e granchi.
Il governo del Regno Unito ha anche proposto di interrompere parzialmente la pesca a strascico in altri due siti teoricamente protetti, uno al largo della costa di Land’s End e l’altro al largo del Lincolnshire.
Charles Clover di Blue Marine è soddisfatto: «Applaudiamo questo primo passo verso la protezione delle nostre aree marine protette offshore, a cominciare dalla Dogger Bank, un’area enorme ed ecologicamente importante che è stata devastata dalle reti a strascico e dalle draghe per troppo tempo. Il governo in Inghilterra ha ammesso che questa pesca dannosa è stata praticata illegalmente nelle aree protette. L’annuncio odierno costituisce un precedente per tutte le 73 aree marine protette offshore del Regno Unito, per le amministrazioni autonome e per l’Ue, che hanno la stessa legge».
L’NFFO invece non nasconde la sua rabbia: « E’ come aver dato una mazzata alla pesca. Questo rovesciamento punitivo è dovuto al fallimento del governo nel portare a termine i negoziati sulla pesca sulla Brexit e ai ritardi dannosi per l’esportazione di pesce e crostacei». Insomma. I pescatori che volevano la Brexit hanno già nostalgia dell’Europa.
Ma gli scienziati britannici dicono che i prelievi della pesca sono eccessivi. Callum Roberts dell’università di Exeter ricorda che «Quel che è rimasto oggi a Dogger Bank è un fantasma di ciò che c’era una volta. Una nuova protezione potrebbe portare all’inizio del recupero della megafauna che prosperava sul Bank in densità sorprendenti: halibut, razze bavose, razze blu, razza binoculata, squali angelo, rombo, rombo chiodato, pesci lupo, grongo, merluzzo. Molte di queste specie sono diminuite fino a essere ora nell’elenco delle specie in via di estinzione. Ma, finora, gli sforzi di conservazione marina nel Regno Unito hanno completamente trascurato di fare qualsiasi cosa per ottenere il loro recupero. Negli anni ’30 dell’Ottocento, i piccoli velieri del Dogger potevano catturare una tonnellata di halibut al giorno. Oggi, l’intera flotta peschereccia cattura meno di due tonnellate all’anno».
Nel dicembre 2020 gli attivisti a bordo della Esperanza di Greenpeace avevano impedito al supertrawler supertrawler Helen Mary, lungo 117 metri, di pescare nell’area marina protetta di Central Fladen, a est della Scozia. Nel 2019 la Helen Mary era stata fermata da Marine Scotland per sospetti reati di pesca ed è anche sospettata di reati legati alla pesca non autorizzata in Africa occidentale. Dall’11 novembre 2020 stava pescando indisturbata nell’area protetta di Central Fladen
Chris Thorne, di Greenpeace UK, ha concluso: «Tutte le nostre aree marine sensibili devono essere adeguatamente protette, non solo 4. I ministri si sono finalmente resi conto delle loro responsabilità, ma ci sono ancora centinaia di altre aree marine altrettanto importanti ancora aperte a tutte le forme di pesca industriale distruttiva. L’azione in questi 4 siti è solo la punta dell’iceberg in termini di livello necessario per risolvere la crisi dei nostri oceani. Questo procedimento dimostra che il governo è pronto a usare i suoi nuovi poteri per la Brexit per proteggere adeguatamente i nostri mari».