Azioni per la biodiversità. Il Manifesto di Napoli: di che si tratta e perché firmarlo
15 naturalisti italiani scrivono al ministro: la più grande opera pubblica è il recupero di tanti ambienti naturali terrestri e marini
[25 Marzo 2021]
Il Manifesto di Napoli (in allegato e che può essere firmato inviando l’adesione a stofauna@gmail.com) è stato elaborato da 15 naturalisti italiani, già sottoscritto da un centinaio di persone e inviato al ministero della transizione ecologica il 20 marzo. Ecco una sua presentazione per greenreport.it scritta da uno degli estensori, Renato Massa:
Ho avuto la fortuna di conoscere (beninteso, sulla BBC) David Attenborough nel 1979, trovandomi per alcuni mesi in Scozia per motivi di lavoro proprio nel periodo in cui la grande novità in TV era la sua serie poi divenuta più famosa, Life on Earth. Ebbi la possibilità di seguire i programmi in lingua originale, ascoltando la sua voce e percependo, nelle sue spiegazioni in perfetto inglese oxfordiano, una passione bruciante che comunicava anche gioia e un continuo stupore. Non immaginavo che, più di quaranta anni dopo, avrei avuto tra le mani un suo libro che costituisce un disperato grido di allarme: il nostro meraviglioso pianeta è in pericolo di collassare, lo abbiamo troppo maltrattato e il troppo è troppo. Dobbiamo assolutamente fare qualcosa per invertire questa disastrosa china non tanto per salvare il pianeta al quale, a ben guardare, delle nostre vite non ha affatto bisogno ma per salvare noi stessi che, senza un ambiente stabile e favorevole non abbiamo alcun futuro possibile.
Ho sempre apprezzato lo slogan che invita a pensare globalmente e agire localmente. Tuttavia, solo negli ultimi mesi, nel mezzo della vita folle determinata dalla pandemia, mi è parso che fosse vagamente possibile tentare almeno di affrontare se non i problemi del pianeta, almeno quelli italiani. L’occasione era fornita dalla cosiddetta “transizione ecologica” che il nostro attuale governo, indirizzato dalla UE e da altre istituzioni internazionali, promette di affrontare nei prossimi anni usando i fondi destinati a contrastare i guasti della pandemia. È molto importante che questi fondi non vadano persi nei mille rivoli sterili che purtroppo molti degli attuali consiglieri privati del ministero minacciano di alimentare. Così ci si è virtualmente incontrati, tra pochi colleghi naturalisti e insieme si è elaborato un documento di principi che alla fine è stato intitolato Manifesto di Napoli e che è stato inviato al Ministero della Transizione Ecologica. Questo documento, così come il libro di David Attenborough, è un disperato grido di allarme, dico disperato perché non esiste nessun buon motivo per credere che il Ministero lo voglia considerare qualcosa di diverso dai mille stimoli e dalle mille petizioni che indubbiamente gli arrivano ogni giorno dai colossi tecnologici o, in alternativa da associazioni animaliste, vegane, canine, feline o altro ancora. Cosa possiamo offrire noi di tanto speciale? Be’, indubbiamente almeno il fatto di avere trascorso una vita studiando la natura, poi la convinzione fondata su fatti di dire la verità e di non chiedere alcun favore per noi stessi. Però chiunque capisce che questi meriti, se davvero ci sono, non risultano immediatamente evidenti e dunque che il Manifesto di Napoli avrà bisogno di essere letto, riletto, condiviso e firmato da moltissime altre persone, possibilmente da centinaia di altri naturalisti e da molte migliaia di persone di buona volontà che, come noi, hanno la precisa sensazione che questa terribile pandemia annunci molti altri guai futuri, guai che forse non c’è modo di evitare o che forse potrebbero essere mitigati o addirittura evitati da comportamenti collettivi responsabili che soltanto i governi e le istituzioni internazionali possono sperare di stimolare a poco a poco. Dunque, il Manifesto di Napoli dovrebbe essere letto da tutti, e poi anche condiviso e firmato, anche se magari non tutti vi troveranno un’aderenza totale alle proprie personali convinzioni. Nei momenti di emergenza, non si dovrebbe guardare il proprio particolare, anche perché il Manifesto è stato elaborato con la massima moderazione di cui sono stati umanamente capaci tante persone che moderate non sono mai state nel loro impegno in difesa della natura. Ora queste persone chiedono ai loro concittadini, per favore firmate, c’è bisogno di voi, ci siamo sforzati di elaborare un Manifesto altamente condivisibile, la vostra firma serve agli ideali comuni, al futuro di tutti, alla vita, alla sopravvivenza stessa di quell’insieme di terre, di acque, di alberi, di uccelli, di pesci, di fiori e di mille altre entità vive e meravigliose che ancora chiamiamo Italia.
di Renato Massa
Già professore di Biologia animale all’Università degli studi di Milano
Gli altri primi firmatari del Manifesto di Napoli:
Franco Andreone Zoologo
Luciano Bani Professore di Zoologia, Università degli studi di Milano Bicocca
Corrado Battisti Naturalista Città Metropolitana di Roma Capitale, Servizio Aree protette – parchi regionali
Ferdinando Boero professore di zoologia, Università di Napoli Federico II
Giuditta Corno Docente di Scienze Naturali
Francesco Dessì-Fulgheri Professore di Etologia, Università degli Studi di Firenze
Spartaco Gippoliti IUCN/SSC Primate Specialist Group
Corradino Guacci Presidente della Società Italiana per la storia della fauna “Giuseppe Altobello”
Franco Perco Zoologo. Già direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Emilio Padoa Schioppa Professore di Ecologia, Università degli Studi di Milano Bicocca
Harry Salamon Direttore dell’Oasi di Sant’Alessio, responsabile del progetto “Hummingbirds in our Hands” dell’Universitad Central del Ecuador.
Francesco Savi Docente di Scienze Naturali
Stefano Soavi Docente di Agraria
Franco Zunino co-fondatore dell’Associazione Italiana per la Wilderness
Società italiana per la storia della fauna “Giuseppe Altobello”