I bracconieri hanno ucciso il Lupo Claudio. Era sopravvissuto a un incidente
Wwf: «Era un lupo davvero tenace». Il suo radiocollare tagliato trovato sotto un ponte in provincia di Macerata
[10 Febbraio 2017]
L’avventurosa vita del lupo Claudio è finita alle porte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dentro un fosso, sotto un ponte del Comune di Cessapalombo, ma al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga sottolineano: «Potrebbe sembrare un episodio di bracconaggio come tanti compiuti in Italia da chi non riconosce le regole e uccide specie protette, ma Claudio era un lupo dotato di radiocollare, e da quando venne ritrovato ferito, curato e rimesso in libertà trasmetteva importanti notizie allo staff del Progetto Life MircoLupo. Notizie importanti sulle abitudini, sui movimenti dell’animale, sul suo branco: notizie difficilmente ottenibili in altro modo». Il progetto Life Minimizzare l’Impatto del randagismo canino sulla conservazione del lupo in Italia (Mirco), cofinanziato dall’Unione Europea, punta a salvaguardare il lupo in Italia, riducendo l’impatto del randagismo canino.
Al Parco spiegano che «Lupo Claudio era stato recuperato il 20 marzo 2016, dopo un investimento con un auto, dal personale Forestale e dai tecnici dell’Ente Parco tra Rocca Santa Maria e Torricella Sicura, in provincia di Teramo. Dopo le analisi da protocollo, le cure necessarie e una notte in osservazione, era stato reimmesso in natura nel luogo del suo ritrovamento, ma non prima di averlo dotato di collare munito di rilevatore GPS».
Dopo il lupo si era presto riunito al suo branco, in un territorio che ricade in parte nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che per mesi ha seguito lupo Claudio e grazie anche all’osservazione delle impronte e alla registrazione di immagini con trappole fotografiche era riuscito a capire che «si muoveva in modo indipendente rispetto dal suo branco. Avevamo scoperto che, negli ultimi tempi, aveva abbandonato il branco ed era alla ricerca di un nuovo territorio in cui vivere, dirigendosi verso Nord», ma la sua avventura è finita dentro un fosso, ucciso dalla stupidità umana. Il radiocollare di Lupo Claudio è stato trovato sotto un ponte.
Il Wwf dice che «Lupo Claudio era un lupo davvero tenace. I ricercatori del Progetto Life MircoLupo lo avevano dotato di un radiocollare, grazie al quale, riuscivano a recuperare notizie importanti rispetto alle sue abitudini, ai suoi spostamenti e a quelli del suo branco. Lupo Claudio era un lupo, ed oggi è diventato l’ennesima vittima di un bracconaggio spietato e senza regole che continua a massacrare la sua specie. La storia di lupo Claudio si ferma qui, ma la nostra battaglia per difendere tutti i lupi d’Italia no!»
Anche il Wwf chiede che «i responsabili di questo crimine di natura siano individuati al più presto e puniti. Purtroppo i precedenti non fanno ben sperare. Gli atti di bracconaggio restano, purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, impuniti e anche quando vengono individuati i colpevoli le pene sono ridicole. Per questa ragione il Wwf ha predisposto una proposta di legge per l’inasprimento delle pene a tutela della fauna selvatica protetta: proposta che è diventato il disegno di legge n. 1.812 che, però, giace ancora in qualche cassetto della Camera dei Deputati. Non è la prima volta che lupi dotati di radiocollare vengono uccisi illegalmente, nel mese di novembre 2014 su 9 lupi radiocollarati nel Parco Nazionale della Maiella, 5 sono stati vittime di lacci o veleno e 2 investiti».
Secondo gli ambientalisti, «La percentuale di lupi colpiti dal bracconaggio, sarebbe quindi del 55%; se si considerano quelli morti per cause antropiche la percentuale sale al 77%. Mentre nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini dal 2013 al 2016 su 3 lupi dotati di radiocollare satellitare 2 sono stati rinvenuti morti per bracconaggio dopo pochi mesi dall’avvio del monitoraggio, con percentuali della mortalità per cause antropiche simili a quelle della Maiella. I dati del monitoraggio svolto nei Sibillini, nell’area dove è stato rinvenuto anche questo ultimo esemplare ucciso, indicano nel 2016 un numero di lupi nel territorio dell’area protetta compreso tra 35 e 43. La mortalità per cause antropiche è piuttosto alta: tra il 2013 e il 2016, sono stati ritrovati 12 lupi morti, di cui 3 per avvelenamento, 5 investiti da autoveicoli, 2 per bracconaggio, 1 per rogna e 1 per cause ignote. E in questi due esempi siamo all’interno di aree naturali protette che dovrebbero garantire agli animali protezione e sicurezza. Anche per questo è necessario stralciare qualsiasi ipotesi di abbattimento legale dei lupi dal Piano di gestione presentato dal Ministero dell’Ambiente. I tantissimi cittadini italiani che hanno aderito alla campagna #soslupo del Wwf Italia hanno chiesto di tutelare il lupo e non certo di consentirne gli abbattimenti legali. Ogni anno in Italia si stima muoiano circa 300 lupi per arma da fuoco, trappole, bocconi avvelenati e incidenti stradali, ma il numero è probabilmente sottostimato perché sfuggono tutti i lupi uccisi illegalmente nell’omertà generale».
Il Presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Tommaso Navarra, conclude: «Si tratta di una violenza tanto grave quanto stupida che colpisce a morte l’intelligenza e la bellezza della natura nonché la storia identitaria della nostra comunità. Gli autori del fatto devono sapere che faremo di tutto per assicurarli alla giustizia. Il recente dibattito politico in merito all’approvazione di piani di gestione del lupo ha dimostrato, se ve ne era bisogno, di quanto poco si conosce il reale impatto della specie sulle attività umane e quanto, piuttosto, si attribuiscono al lupo danni che sono da attribuire a cani rinselvatichiti ed ibridi. La discussione dovrebbe spostarsi alla approvazione di regole chiare di gestione e conduzione di cani padronali, laddove gli stessi sono abbandonati in natura dall’uomo stesso. La morte di Lupo Claudio spero contribuisca almeno ad evitare un arretramento culturale che non ci possiamo permettere».