C’è poco da festeggiare per la Giornata delle api, il 40% degli impollinatori è a rischio estinzione
Solo in Lombardia si stima la scomparsa di oltre 12 milioni di api causa dei pesticidi usati nell’agricoltura intensiva
[20 Maggio 2022]
Oggi è la Giornata mondiale delle api e degli altri insetti impollinatori – come vespe, farfalle, falene e coleotteri – si tratta di oltre 20mila specie, da cui dipende l’impollinazione dell’80% delle piante che producono cibo e prodotti per il consumo umano, pari al 35% della produzione agricola mondiale, con un valore economico stimato ogni anno di oltre 153 miliardi di euro a livello globale e 22 miliardi di euro in Europa. Un tesoro che stiamo però dilapidando, insieme alla nostra possibilità di ricavare cibo.
Come documentano infatti dal Wwf, più del 40% di queste specie è a rischio di estinzione a livello globale, in particolare api selvatiche e farfalle. Un recente studio condotto nel Regno Unito, analizzando gli impatti con i parabrezza delle auto, ha documentato un calo di quasi il 60% nel numero di insetti alati dal 2004. In Germania, l’abbondanza degli insetti è calata del 78% tra il 2008 e il 2017. A livello globale, invece, il Living planet index calcolato per le farfalle ha mostrato un calo medio del 49% nell’abbondanza delle popolazioni monitorate dal 1990 al 2017.
Un problema cui ovviamente neanche l’Italia sfugge. Secondo i dati appena forniti dagli apicoltori lombardi a Greenpeace, si stima «una perdita di oltre 12 milioni di api sparite nel nulla. Api che hanno lasciato i loro alveari in cerca di polline e nettare per la sussistenza della colonia e la produzione di miele, ma che non vi hanno fatto più ritorno. A ucciderle sono stati i pesticidi usati nell’agricoltura intensiva», afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
Quest’anno sono circa 650 gli alveari di cui c’è evidenza degli spopolamenti, monitorati dai Tecnici di Apilombardia su segnalazione dei propri associati e distribuiti nelle province di Cremona, Mantova, Lodi, Pavia, Bergamo, Milano e Monza-Brianza. Verosimilmente, però, questa è solo la punta dell’iceberg.
Il protocollo operativo contro gli spopolamenti, che è in vigore in Lombardia dal 2021, ci ha permesso «di supportare gli apicoltori danneggiati e di collaborare prontamente con i servizi veterinari e con il Corpo forestale per individuare gli spopolamenti e procedere alla raccolta di campioni per le analisi – spiega Larissa Meani, presidente di Apilombardia – Siamo tuttavia sconcertati dai risultati delle analisi, che evidenziano la presenza nel polline di numerosi principi attivi pericolosi per le api e per gli insetti pronubi. Rinnoviamo la speranza di un dialogo con il mondo agricolo, con l’obiettivo comune di un’agricoltura amica delle api e in equilibrio con l’ambiente».
Gli apiari coinvolti negli spopolamenti si trovano in aree caratterizzate da coltura intensiva di mais, in gran parte destinato a diventare mangime per gli allevamenti intensivi. Queste zone sono state oggetto di un’intensa attività agricola, spesso con interventi di diserbo chimico in pre-semina, in una situazione meteorologica caratterizzata da temperature sopra le medie stagionali, vento e clima secco. I diserbanti chimici impiegati finiscono spesso per depositarsi anche sulla vegetazione circostante ai campi, dove gli impollinatori vanno in cerca di cibo e acqua. Alle operazioni di diserbo e di lavorazione del terreno sono seguite le semine, concentrate anch’esse in poche settimane sulla quasi totalità dei terreni della zona, e con l’utilizzo di sementi trattate con pesticidi, ovvero “conciate”. Anche questa operazione può portare alla deriva dei prodotti concianti sulla vegetazione spontanea che viene bottinata dalle api.
«Dalle analisi dell’Izs di Brescia note al momento è stata rilevata la presenza di diversi erbicidi, insetticidi, fungicidi e fra questi l’erbicida più utilizzato al mondo, il glifosate, per il quale quest’anno si dovrà decidere se rinnovare o meno l’autorizzazione al suo impiego nell’Unione europea – spiega Ferrario – Questo prodotto, soprattutto se combinato a cocktail letali di altri pesticidi, è causa di importanti effetti collaterali nei confronti di api e altri insetti. La molecola rimane presente nell’ambiente durante tutto il periodo di raccolta determinando un’elevata esposizione degli insetti all’erbicida. Occorre perciò avviare una rapida transizione della nostra agricoltura, a cominciare dal Green deal europeo, non solo per proteggere le api, ma anche gli agricoltori stessi e tutti noi. Senza api non c’è futuro».