Congresso mondiale delle guardie antibracconaggio: il grido di allarme dei ranger

Nel Parco del Virunga dal 1990 sono stati uccisi circa 150 ranger

[23 Maggio 2016]

Secondo un nuovo studio presentato oggi al World Ranger Congress in corso nel Rocky Mountains National Park, in Colorado,  «Ai ranger mancano le attrezzature necessarie, la formazione e il sostegno da parte dei governi per proteggere se stessi e la fauna selvatica dai bracconieri». La ricerca si basa sulle interviste di 570 ranger di 12 Paesi africani e secondo il Wwf, che l’ha rilanciato, «i risultati parlano chiaro: l’82% ha affrontato almeno una volta situazioni pericolose mentre era in servizio, per il 59% non vi sono attrezzature adeguate, mentre per il 42 % manca una formazione sufficiente per svolgere il proprio lavoro in modo sicuro ed efficace».

E’ la conferma dei dati di un sondaggio simile realizzato recentemente con i ranger in Asia, la maggior parte dei quali dice di aver rischiato la vita per lavorare: «Anche i ranger asiatici – spiega il Wwf – denunciavano di sentirsi mal equipaggiati. I risultati preliminari di un terzo sondaggio suggeriscono che i ranger in America Latina devono affrontare sfide simili».

Fredrick Kumah, direttore del Wwf Africa avidenzia che  «I ranger africani stanno facendo un lavoro incredibilmente pericoloso: ma in queste condizioni le loro vite e quelle della fauna selvatica del continente sono ancora più a rischio. Il coraggio non basta: dobbiamo fornire a questi uomini e donne eroici – in Africa come in Asia e America Latina – i migliori strumenti a disposizione e la formazione per avere loro il sopravvento contro i bracconieri».

Invece molti ranger non a hanno copertura sanitaria (18% di quelli presi in esame) e  assicurazione sulla vita (36%), nonostante i pericoli del loro lavoro. Decine di rangers finiscono ogni anno nel mirino di bracconieri senza scrupoli: negli ultimi due mesi si contano ben sei morti in servizio nella Repubblica democratica del Congo e in India. Nel Parco dei Vulcani Virunga, dove vivono i gorilla di montagna, dal 1990 sono stati uccisi circa 150 ranger. Nel 2015 circa 30.000 elefanti e 1.338 rinoceronti (record negativo) sono stati uccisi in Africa, mentre innumerevoli altri animali sono stati vittima del bracconaggio e del traffico illegale di fauna selvatica, controllato dalla criminalità organizzata internazionale

A sostegno di chi combatte ogni giorno i crimini di natura il Wwf proprio in questi giorni ha lanciato la Campagna per  il “Cuore Verde dell’Africa”: l’associazione chiede l’aiuto di tutti per difendere il Parco di Dzanga Sangha nel bacino del Congo, un’area fortemente a rischio e secondo polmone verde del mondo dopo l’Amazzonia  dove si sta vivendo una grave emergenza di bracconaggio.

Fino al 30 maggio si può aiutare il Wwf con una donazione attraverso l’SMS solidale 45599 e   sostenere il progetto che mira a costruire con le comunità locali  uno sviluppo  sostenibile e duraturo lottando contro i crimini di natura. Con lo slogan ”Fermiamo Insieme il Massacro di Natura”.