Dalla parte del lupo
Le osservazioni di Legambiente alla bozza di Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia
[25 Febbraio 2016]
La riunione del Comitato paritetico della Strategia nazionale per la biodiversità, convocato per discutere della bozza del nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo redatto dall’Unione Zoologica Italiana, che prevede anche la possibilità di intervenire per “rimuovere” i lupi dall’ambiente naturale e abbatterne, in deroga alla direttiva habitat, fino al 5% della popolazione stimata, è stata aggiornata al 26 febbraio perché le Regioni sono arrivate in ordine sparso e anche perché non c’è una linea comune tra tutte le istituzioni interessate sull’intero Piano. Un Piano Che, scondo Rossella Muroni, presidente di Legambiente, e Antnio Nicoletti, responsabile Aree protette del Cigno Verde, «a parte il punto III.7» di cui Legambiente e altre associazioni hanno chiesto la cancellazione, «contiene molte cose importanti ed è una necessità per il nostro Paese visto che il precedente è del 2002 e doveva essere aggiornato dopo 5 anni, ma in realtà è rimasto in gran parte inattuato».
Il rinvio ha consentito di aprire spazi alla discussione e alla mediazione e alla possibilità che si receda dalla scelta di abbattere in maniera legale esemplari di lupo anche in Italiua, ma Muroni e Nicoletti dicono che «Per raggiungere questo obiettivo serve anche una capillare mobilitazione e il coinvolgimento di quanti in questi anni hanno lavorato con noi per la coesistenza tra attività antropiche e la conservazione di questo magnifico predatore. È evidente che la gestione della fauna selvatica é un nodo cruciale per la gestione della biodiversità ma anche una sfida fondamentale per definire il futuro ed il ruolo strategico delle aree protette».
Ecco le note alla bozza di Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia presentate da Legambiente al ministero dell’ambiente:
Premessa. Il presente testo, frutto anche di confronto e condivisione con altre organizzazioni, intende sottolineare alcuni elementi della bozza di Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia (ver. 22 dicembre 2015) su cui è stata riscontrata una chiara convergenza. Nel quadro attuale dello stato di conservazione del lupo in Italia e considerando la scarsa applicazione di quanto previsto nel precedente Piano redatto nel 2002, si ritiene di prioritaria e fondamentale importanza: aumentare il contrasto al bracconaggio intensificando la vigilanza e la prevenzione dei reati contro la fauna selvatica; dichiarare in maniera netta e chiara che il problema dell’ibridazione deriva dalla mancata gestione delle problematiche relative al randagismo canino; l’applicazione e la valutazione dell’efficacia degli strumenti di prevenzione e ristoro dei danni, nonché la certezza di garantire congrui ed efficaci sistemi di indennizzo tali da consentire il mantenimento delle economie delle aziende zootecniche estensive e tradizionali; l’attuazione di una seria e costante campagna per la tutela del lupo con particolare riguardo al ruolo svolto dai mezzi di informazione; l’avvio di un monitoraggio della specie a scala nazionale e di scambio delle informazioni a livello trans-frontaliero per le Alpi; la costante, puntuale e corretta quantificazione dei danni, senza disparità tra Regioni; l’attuazione di un meccanismo nazionale di verifica delle inadempienze da parte delle Amministrazioni competenti; delineare, relativamente alla specie ed in termini qualitativi e quantitativi, gli scenari ecologici, economico-sociali ed epidemiologici prevedibili nel prossimo futuro (dieci anni) sulla base dei quali costruire un misurabile modello gestionale adattativo.
ALCUNE OSSERVAZIONI PUNTUALI PARTE I: stato della specie e minacce alla sua conservazione
Punto I.6.2 (pag.17) Il problema dell’ibridazione, derivante dagli effetti del randagismo/vagantismo, va evidenziato con maggiore chiarezza e priorità come uno dei principali fattori di minaccia per la conservazione del Lupo soprattutto perché agisce attraverso un meccanismo ecologico naturale e costituisce un fattore antropico indiretto, contrariamente agli altri fattori diretti, altrettanto impattanti come il bracconaggio e gli incidenti stradali.
PARTE II: processi di governo della gestione
Punto II.3.4 Piattaforma Nazionale Lupo (pag. 25) Si propone, nel rispetto delle competenze normativamente assegnate alle Istituzioni di governo nazionale e locale, di assumere l’istituzione della Piattaforma Nazionale Lupo quale sede in cui le Istituzioni competenti rendicontino, con periodicità annuale, ai diversi portatori di interesse e alle comunità locali circa lo stato di avanzamento del piano e nella quale i diversi soggetti responsabili delle singole azioni di piano forniscano puntuali e dettagliate risposte alle proposte e/o osservazioni ricevute.
PARTE III: Azioni per la gestione (background, giustificazioni, elementi strategici, obiettivi specifici) In generale, si evidenzia una scarsa responsabilizzazione delle comunità, sia nella forma dei portatori di interesse che delle comunità locali propriamente dette, nella realizzazione delle singole azioni previste. Si propone di individuare alcune azioni che siano assegnabili alla responsabilità principale di questi soggetti, quali ad esempio nell’ambito della mitigazione dei conflitti, della prevenzione del bracconaggio, del monitoraggio di alcune componenti, ecc.
Punto III.2 (pag. 29)
Azione 2.1: Analisi dell’attuale quadro normativo ed eventuale definizione dei princìpi di una possibile revisione.
Si deve proporre l’adozione di protocolli specifici comuni e condivisi da predisporre e seguire di concerto fra parchi, comuni e regioni, sulla gestione dei cani vaganti e sui controlli sui cani mal custoditi, anche attraverso l’anagrafe canina, un efficiente sistema di controllo e un inasprimento delle sanzioni. Solo dopo aver verificato tutte le possibili capacità istituzionali per provvedere ad un’intensificazione di controlli sull’anagrafe e sulla gestione dei cani padronali, si può pensare di affrontare il tema della revisione normativa. Su questo tema appare più ragionevole e fattibile seguire l’esempio di altri paesi (ad esempio la Germania, gli Stati Uniti, ecc.) dove l’approccio proposto prevede la cattura dei cani vaganti, la successiva sterilizzazione e mantenimento per un numero prestabilito di mesi all’interno di strutture dedicate, a carico dello stato; laddove possibile procedendo poi con l’adozione degli individui da parte di privati o associazioni alla fine del periodo. In mancanza di adozione, la soluzione proposta è quella della soppressione dolce attraverso l’uso di metodi eutanasici incruenti. Tali strutture potrebbero essere anche realizzate in collaborazione con le amministrazioni pubbliche maggiormente interessate dal problema. Si richiede di promuovere incentivi o agevolazioni per la sterilizzazione dei cani padronali, pratica che dovrebbe divenire obbligatoria per i proprietari, anche tramite adozione di misure fiscali differenziate tra detentori/possessori di cani sterilizzati o non sterilizzati.
Punto III.3. Azioni per la prevenzione e mitigazione dei conflitti con le attività zootecniche (pag. 32 – 33)
Azione 3.2 Indennizzo dei danni, sussidi e incentivi
Semplificare le procedure che definiscono la possibilità di riutilizzo delle carcasse degli animali predati per altre funzioni, già contemplate nel Regolamento comunitario di settore, anche al fine di abbattere i costi di smaltimento che ricadrebbero prevalentemente su aziende zootecniche medio-piccole (Es. Centri di recupero animali selvatici o di animali sottoposti a sequestro, giardini zoologici ecc.)
Punto III.7. Deroghe al divieto di rimozione di lupi dall’ambiente naturale: presupposti, condizioni, limiti e criteri da applicare. (pag. 41 a seguire)
Riteniamo che attualmente non sussistano le condizioni per prendere in esame la “Possibilità di deroghe al divieto di rimozione di lupi dall’ambiente naturale” prese in esame al punto III.7 del Piano. In primo luogo, l’obiettivo dichiarato, ovvero di contribuire alla rimozione del rischio percepito e alla mitigazione dei conflitti sociali ed economici connessi alla coesistenza tra uomini e lupi non è realistico, né funzionale alla gestione della specie e dei conflitti connessi. Allo stesso modo l’obiettivo della riduzione di eventuali danni ripetuti e massicci su scala ristretta non è supportata da prove documentate sull’efficacia degli abbattimenti nel medio e lungo termine, mentre vari studi pubblicati di recente sostengono il rischio di un potenziale aumento della predazione del bestiame domestico connesso alla destrutturazione dei branchi ed aumento degli esemplari vaganti per effetti di abbattimenti legali (nel caso degli USA) o illegali dovuti a bracconaggio (studio condotto in Liguria). La mitigazione dei conflitti è connessa all’attivazione di misure efficaci, concrete, diffuse e rapide per la prevenzione e difesa degli armenti e di indennizzo del danno, laddove subito, più che all’uccisione di un lupo. Considerando che, come è scritto nel Piano stesso, l’abbattimento non ha un effetto significativo e duraturo per la riduzione del conflitti, il numero dei lupi e la loro densità. Il Piano al punto III.7.2 pone una serie di condizioni necessarie e inderogabili, alcune delle quali assai difficili da raggiungere partendo dallo stato attuale nei cinque anni di durata del presente Piano.
Al punto III.7.4 tra i “Criteri per le priorità” si considera molto grave l’ipotesi di abbattimenti anche in Parchi Nazionali e regionali o altre aree protette, dove si raccomanda all’ISPRA solo una cautela nei casi di animali/branchi che gravitano entro o ai margini di parchi nazionali (lettera e). Infine esistono almeno tre macro-problemi che giocano un ruolo fondamentale per la conservazione del lupo e la corretta gestione dei conflitti con l’uomo: il bracconaggio, l’idonea gestione degli animali in aree di presenza del lupo e il randagismo/vagantismo canino. Questi tre elementi rappresentano le priorità di intervento assoluto per costruire la coesistenza, rispetto ai quali l’abbattimento non offre alcun contributo. Anzi può avere effetti negativi sul bracconaggio, sulla dimensione dei danni e sul rischio ibridazione con animali randagi e vaganti. La possibilità di deroga al divieto di rimozione dei lupi, inoltre, in teoria era ed è tutt’ora già possibile in quanto prevista nella direttiva habitat (92/43) che il Ministero però, in tutti questi anni, non ha mai esercitato essendo, la specie, non ancora fuori pericolo ed anzi in alcune aree del nostro Paese ancora a rischio.
Ulteriori osservazioni
Tra le numerose iniziative a livello nazionale di collaborazione tra aree protette che hanno riguardato la conservazione e gestione di questa specie, va ricordato il contributo del progetto Life Wolfnet a supporto del futuro piano d’azione, la “Carta di Sulmona”, documento che ha individuato le direttrici gestionali prioritarie per la conservazione del lupo nell’Appennino, all’interno di 6 criticità principali: Incremento della conflittualità verso il lupo conseguente a inappropriati sistemi normativi e procedurali di indennizzo del danno; Persistenza della ostilità nei confronti del lupo da parte degli allevatori e delle comunità locali per misure di prevenzione e mitigazione del conflitto inappropriate; Contrasto delle mortalità illegali; Persistenza di rischi o sviluppo di nuove criticità sanitarie per la popolazione di lupo; Disturbo diretto o indiretto al lupo nei siti e nei periodi riproduttivi e alle diverse fasi del ciclo biologico; Insufficiente coordinamento tecnico-istituzionale e frammentazione delle competenze.
Conclusioni.
Il Piano dovrebbe indicare fonti certe di finanziamento per evitare che le azioni previste restino prive di copertura e quindi non applicate e proporre, in relazione ai soggetti che si indicano responsabili delle azioni previste, misure cogenti ed efficaci a ridurre i rischi di fallimento delle stesse.
Legambiente riafferma la sua contrarietà ad ogni ipotesi di abbattimento legale di lupi in deroga alle normative di tutela vigenti e chiede lo stralcio del capitolo III.7. “Deroghe al divieto di rimozione di lupi dall’ambiente naturale: presupposti, condizioni, limiti e criteri da applicare”. Rinnova altresì la sua disponibilità ad una fattiva collaborazione per la migliore attuazione del “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” per tutte le altre azioni come integrate dal presente documento.