David Cooper (Cbd): i ricchi consumano la biodiversità della Terra

Paesi ricchi e corporations devono agire ora per garantire il successo dell'accordo di Montreal sulla tutela della biodiversità

[3 Marzo 2023]

In occasione del World Wildlife Day,  David Cooper, il nuovo segretario esecutivo ad interim della Convention on biological diversity (CBD). Ha ricordato che «La fauna selvatica fornisce alle persone cibo, medicine, riparo e carburante. Aiutano a regolare il clima e ci forniscono acqua pulita. Fa parte integrante della cultura e dell’identità di molti popoli indigeni e comunità locali. E’ fonte di ispirazione e meraviglia per tutti noi. Ma la fauna selvatica è in grave pericolo. Negli ultimi cinquant’anni, l’abbondanza di specie animali selvatiche è diminuita in media di circa due terzi. Questo è determinato dalla deforestazione e da altri cambiamenti nell’utilizzo del suolo, dalla pesca eccessiva e dalla caccia insostenibile, dall’inquinamento, dalle malattie e dalle specie invasive e ora, in misura crescente, dal cambiamento climatico. Senza un’azione urgente per affrontare questi driver, circa un milione di specie corre un alto rischio di estinzione».

Cooper  ha ricordato che nel dicembre 2022, «I governi si sono riuniti per adottare il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, con l’obiettivo di arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030 e ridurre di un fattore dieci il tasso di estinzione di tutte le specie entro il 2050.Obiettivi specifici richiedono interventi per proteggere il 30% del pianeta, ripristinare il 30% delle aree degradate e portare la perdita di aree ad alto valore di biodiversità vicino allo zero. Tutto entro il 2030. Inoltre, è necessario intraprendere azioni per garantire che l’uso, la raccolta e il commercio di specie selvatiche siano sostenibili, sicuri e legali, rispettando e proteggendo l’uso sostenibile consueto da parte delle popolazioni indigene e delle comunità locali. Queste azioni ridurranno anche il rischio di ricadute di agenti patogeni e future pandemie. Il Framework richiede inoltre azioni di gestione urgenti per arrestare entro il 2030 le estinzioni indotte dall’uomo delle specie minacciate note».

Ma il capo della CBD ha fatto notare che «Il raggiungimento di obiettivi e traguardi così ambiziosi richiede l’azione di tutti. Da governi, imprese e da tutte le persone. Il tema della Giornata mondiale del World Wildlife Day di quest’anno “Partnership per la conservazione della fauna selvatica” sottolinea il ruolo fondamentale del lavorare insieme.

E per Cooper c’è qualcuno che di collaborazione non ne vuole proprio sentir parlare. In un’intervista a The Guardian ha detto che«I governi e le corporations devono agire immediatamente sullo storico accordo di dicembre di Montreal , che include obiettivi per proteggere il 30% della Terra, rivedere  i 500 miliardi delle sovvenzioni dannose per l’ambiente e affrontare e divulgare l’impatto che il businesses ha sulla biodiversità. Gli scienziati ritengono che gli esseri umani stiano causando la sesta estinzione di massa della Terra, a causa del consumo eccessivo e dell’inquinamento, causando la più grande perdita di vite dai tempi dei dinosauri. Nonostante gli avvertimenti scientifici, i governi non hanno mai raggiunto uno degli obiettivo di biodiversità dell’Onu che si erano prefissati e c’è un grande sforzo per assicurarsi che questo decennio sia diverso. I risultati devono essere raggiunti entro il 2030, il che significa che occorre agire ora. Questo significa che abbiamo bisogno di denaro e piani da parte dei governi, ora. I paesi dovrebbero lavorare su obiettivi nazionali e concordare un piano a livello governativo. La cosa fondamentale in questa fase è chiedersi cosa significhi l’accordo per il settore agricolo, le infrastrutture, la sanità, lo sviluppo urbano e lo sviluppo economico».

Cooper ha ricordato che «Ci sono vari modi in cui i Paesi possono procedere. Potrebbero avere obiettivi orientati al risultato [che fanno di un obiettivo generale la legge], un po’ come ha fatto il Regno Unito sul clima. Quando guardiamo ai successi del passato, come la precedente amministrazione Lula [in Brasile], che ha ottenuto un calo dell’80% della deforestazione in Amazzonia, questo è stato ottenuto attraverso un approccio di tutto il governo. E’ stato un misto di leggi, incentivi, investimenti nella ricerca agricola e miglioramento dei dati».

Dopo l’accordo di Montreala, il principale fondo dell’Onu per la biodiversità, il Global Environment Facility (GEF), ha avviato il processo per la creazione di un nuovo strumento per indirizzare i finanziamenti verso le iniziative per la tutela della biodiversità in tutto il mondo. Attualmente, Cina, Indonesia, Messico, India e Brasile sono ora i principali destinatari dei finanziamenti del GEF. I paesi più piccoli e ricchi di biodiversità, in particolare quelli africani, volevano un nuovo fondo per pagare gli obiettivi di protezione e ripristino della natura. Il progetto e lo scopo del nuovo fondo saranno concordati entro la fine dell’anno.

Cooper ha detto a The Guardian che «E’ importante che i paesi donatori rispettino i loro impegni finanziari concordati alla Cop15 e anche il businesses dovrebbe iniziare ad adattare le buone pratiche. L’accordo finale firmato a Montreal includeva un obiettivo per le imprese di valutare e divulgare il proprio impatto sulla natura. Il business e  in particolare le grandi imprese transnazionali, devono tenere adeguatamente conto del loro impatto sulla biodiversità, nonché della loro dipendenza da essa. Dover divulgare tali impatti ovviamente le mette sotto pressione internamente ed esternamente. E’ potenzialmente molto importante. I Paesi ricchi e le persone benestanti hanno  responsabilità speciale per fare in modo che l’accordo sia un successo. Quelli di noi che vivono nei Paesi più ricchi, in particolare le persone più ricche nei Paesi ricchi, devono guardare alla propria impronta sulla natura. In particolare, in un pianeta con risorse limitate, l’eccessivo consumo da parte dei ricchi deve essere limitato, altrimenti i conti non tornano».

Cooper conclude sottolineando che la collaborazione è possibile: «La CBD lavora insieme ad altre 13  convenzioni e organizzazioni internazionali come parte della Collaborative Partnership on Sustainable Wildlife Management. Quest’anno, la Giornata mondiale della fauna selvatica segna il 50esimo anniversario della nostra convenzione gemella CITES, la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora. In questo periodo, la CITES ha regolamentato con successo il commercio di animali, piante e prodotti della fauna selvatica da essi derivati, compresi prodotti alimentari, pelletteria esotica, legname e prodotti in legno, souvenir, cosmetici e medicinali. Celebriamo e costruiamo su questo lavoro. Lavoriamo insieme in partenariati per la conservazione. Lavoriamo insieme per costruire un futuro condiviso per tutta la vita sulla Terra».