Un ecomostro subacqueo nei fondali della foce del Fiume Irminio?
Costi lievitati da 1,2 a 5 milioni di euro per un progetto in un sito Sito di Interesse Comunitario
[5 Dicembre 2014]
Prevenire, si sa, è meglio di curare, e per questo il Gruppo di Lavoro intercircoli di Legambiente del Sud-est siciliano è intervenuto in forte anticipo per assestare, già in fase di progetto una forte picconata ai pilastri su cui si basa quello che gli ambientalisti chiamano “l’Ecomostro dei fondali della foce del Fiume Irminio”.
Il progetto “Intervento di tutela fascia costiera riserva naturale fiume Irminio, in territorio di Scicli”, è stato proposto dal comune di Scicli e prevede, oltre a due scogliere radenti, ad est della spiaggia di Plaja Grande, la realizzazione di ben 23 scogliere debolmente sommerse, lunghe ognuna 65 metri, disposte su due file sui fondali davanti a spiaggia di Plaja Grande ed alla riserva Macchia Foresta del Fiume Irminio, proprio all’interno del sito Sito di Interesse Comunitario Fondali Foce del Fiume Irminio.
Secondo i circoli di Legambiente «il progetto, partendo principalmente da un “singolo” quanto “insignificante” episodio di erosione occorso parecchi anni fa ad una porzione marginale della Strada Provinciale n° 89 in località Plaja Grande (zona ex Titanic), prevedeva inizialmente la realizzazione di opere di difesa della fascia costiera di pertinenza del comune di Scicli. Estremizzando oltremodo il principio di precauzione, il progetto si è per cosi dire “evoluto” e, allo scopo di proteggere anche la spiaggia della riserva e le dune, si è ampliato interessando integralmente i fondali antistanti la riserva Macchia Foresta, che insiste in buona parte in territorio ragusano. Grazie a queste “lungimiranti” modifiche i costi sono “lievitati” passando dai 1.200.000 euro (tanto erano i finanziamenti disposti dal Ministero dell’Ambiente) agli attuali quasi cinque milioni di euro».
Un progetto che solleva molti dubbi ma che è stato accolto con entusiasmo da quasi tutti gli Enti che hanno espresso pareri, «malgrado un preciso articolo del Piano Paesaggistico non consenta la realizzazione di tali opere – dicono quelli del Cigno Verde – Una sola eccezione, praticamente una “voce del deserto”, è stata la Direzione della Riserva Macchia Foresta del Fiume Irminio, cioè il principale Ente posto a tutela delle dune, che non ha mai stilato alcun documento in cui viene messo in evidenza il rischio di erosione dunale ed anzi è stato l’unico Ente a mettere in dubbio e a non mostrare “alcun entusiasmo” per tale progetto».
E’ qui che arrivano i circoli di Legambientre, che si sono messi a fare le pulci a tutto il progetto, cominciando dai suoi presupposti di base ed hanno riassunto tutte le loro perplessità in un’ articolata e complessa relazione che è stata inviata al Ministero, alla Regione ed agli Enti che si erano espressi positivamente sull’intervento.
Una relazione che fa letteralmente a pezzi le motivazioni progettuali e i dati del progetto: «Solo per fare qualche esempio – dicono gli ambientalisti – il progetto non mette in evidenza la fondamentale funzione a difesa delle dune rappresentata da uno spesso strato di ciottoli che corre lungo tutto il litorale della riserva» ed anche gli studiosi contattati dal Legambiente ritengono «Assolutamente inopportuno effettuare qualsiasi intervento di difesa del litorale della riserva, tanto più se condotto con strutture rigide o con l’immissione di sabbie non strettamente autoctone».
Ma per i circoli del Cigno Verde quello che è più sconcertante «sono gli errori di osservazione riscontrati nel progetto, che denotano per lo meno una “scarsa conoscenza dei luoghi”. Viene infatti confuso un semplice sentiero pedonale (indicato nel Sistema Informativo Territoriale Regionale come “strada campestre”) con la strada principale del complesso residenziale di Plaja Grande, distante ben 250 metri dall’arenile ed in posizione di assoluta sicurezza; viene inoltre paventato, in corrispondenza della SP 89 tratto tra Plaja Grande – Donnalucata, subito dopo Plaja Grande, un “serio pericolo” per l’integrità della strada e la sicurezza dei guidatori dovuto alla minaccia di invasione delle onde. Al riguardo, si fa notare che nessun guidatore che con “audacia” si sia “avventurato” a transitare su questo tratto di strada si è mai accorto dell’estremo rischio che correva, nè tanto meno il Comune di Scicli ha mai posto in questi anni un cartello che avvertiva la popolazione del “serio pericolo” a percorrere questa strada. Riteniamo che drammatizzare oltremodo una situazione al solo scopo di farsi approvare un progetto sia eticamente poco corretto soprattutto in tempi di contenimento della spesa come quelli attuali».
Legambiente non si limita alla critiche, fa anche delle proposte di intervento a costo quasi zero: «Ad esempio basterebbe l’eliminazione o una semplice rasatura sotto il livello marino della scogliera un tempo creata a Plaja Grande e si rimetterebbero in circolo in modo naturale una buona quantità di sedimenti intrappolati. Queste operazioni favorirebbero anche un miglioramento delle condizioni igieniche della spiaggia che, come si osserva nella foto qui di seguito esposta, attualmente non sono affatto garantite».
Sulla base di tutto questo, concludono gli ambientalisti, «sarebbe opportuno che gli Enti territorialmente competenti valutassero il progetto non tanto in funzione dei finanziamenti che “debbano essere per forza spesi” ma dell’effettiva utilità che un simile intervento possa cagionare al sito SIC in questione».