Emergenza Xylella, Legambiente: «Interventi urgenti contro la distruzione degli ulivi»

Le proposte ambientaliste: buone pratiche agricole ed interventi mirati al contenimento del batterio

[1 Aprile 2015]

La Xylella fastidiosa sta attaccando gli ulivi, ma secondo Legambiente «Le drastiche prescrizioni della Commissione Europea, recepite a livello ministeriale e regionale, basate su vasti interventi di abbattimento degli ulivi e su massicci interventi fitosanitari, comportano il rischio di desertificare o di deprivare fortemente zone di grande bellezza, senza peraltro fornire garanzie di pieno successo nella lotta ai patogeni presenti nel Salento».

Vittorio Cogliati Dezza e Francesco Tarantini, rispettivamente presidente nazionale di Legambiente e presidente di Legambiente Puglia, in una dichiarazione congiunta sottolineano che «Bloccare l’espansione di questa pandemia che sta distruggendo gli olivi del Salento è una priorità assoluta che non riguarda solo la Puglia, ma il territorio e l’economia nazionale e anche l’area Mediterranea. Legambiente chiede al Ministero delle Politiche Agricole e a tutte le regioni olivicole italiane di adottare misure urgenti per prevenire il rischio di propagazione sui loro territori del batterio killer, Xylella fastidiosa, ormai comprovato dal gruppi di ricerca di Bari come principale causa della morìa degli olivi. La sua ulteriore diffusione, che potrebbe anche compromettere il territorio barese, con una superficie a uliveto maggiore di quella delle altre province, rappresenterebbe un danno incalcolabile non solo per l’olivicoltura pugliese e italiana, ma anche per la biodiversità, per il paesaggio e per l’attività turistica di vasti territori» 

Gli ambientalisti sono convinti che «In una situazione così critica, le reazioni emotive o ideologiche, senza adeguate basi scientifiche di conoscenza, rischiano solo di favorire confusione e paralisi degli interventi. L’improvvisazione e la demagogia sul batterio killer sono, per certi versi, peggio dello stesso batterio».

Per questo Legambiente ha istituito un gruppo di lavoro nazionale per sviluppare «proposte di interventi in grado di minimizzare l’impatto ambientale delle misure adottate o da adottare e, tendenzialmente, di offrire un contributo per contemperare le contrastanti esigenze tra eradicazione dei patogeni e tutela dell’ambiente e del paesaggio».

In particolare, il Cigno Verde ritiene che «Le buone pratiche agricole (a partire dalla sarchiatura del terreno e dalle potature, anche drastiche quando necessario, oltre che da una corretta gestione del suolo e del suo equilibrio biologico) rappresentino il primo passaggio per la prevenzione e per il controllo dei vettori del patogeno, come del resto ampiamente sottolineato anche nelle Linee Guida emanate dalla Regione Puglia. I trattamenti fitosanitari dovrebbero essere attuati solo se assolutamente necessari, preferibilmente ricorrendo a prodotti di origine naturale onde evitare di arrecare danni irreversibili all’agricoltura biologica e all’apicoltura. L’abbattimento degli alberi infetti, da intendersi come misura estrema, dovrebbe essere successivo ad una verifica scientifica del loro stato (test di laboratorio, DTBIA o ELISA) e non semplicemente basato su una valutazione visiva. Di particolare importanza sono gli interventi, anche a partire da una adeguata campagna di informazione, per impedire il trasferimento degli insetti vettori – tra cui le cicaline pronte a spiccare il volo vista la precocità di maturazione – in altre zone attraverso mezzi indiretti (mezzi di trasporto, indumenti, movimentazione di piante o parti di piante)».

Secondo gli ambientalisti, «Più in generale, e in prospettiva, dovrebbe essere stimolato il ricorso a pratiche agricole biologiche, allo scopo di rivitalizzare i suoli attraverso la concimazione organica e di potenziare le difese naturali delle piante; ed alla sperimentazione di azioni di lotta biologica e integrata contro i principali vettori del batterio, a partire dalla cosiddetta Sputacchina media».

Cogliati Dezza e Tarantini concludono: «La Xylella sta depauperando un patrimonio identitario, affettivo, paesaggistico ed economico inestimabile. A tal proposito chiediamo al Ministero delle Politiche Agricole di stanziare adeguate risorse economiche per la prevenzione, ricerca e sperimentazione sulle misure di contrasto del Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo, oltre che sostenere e supportare il comparto agricolo, a partire dall’abbattimento dell’Imu sui fondi agricoli».