Gli scimpanzé hanno diverse culture di pesca delle termiti

Le femmine contribuiscono alla protezione del territorio e allevano i figli fino a 5 anni di età

[5 Giugno 2020]

I ricercatori del Max-Planck-Instituts für evolutionäre Anthropologie hanno guidato tre team di ricerca che recentemente hanno pubblicato tre diversi studi che fanno nuove rivelazioni sulla sofisticata vita culturale e sociale di uno dei nostri parenti più prossimi: lo scimpanzé (Pan troglodytes).

Oltre che nell’uomo, la trasmissione delle culture  di generazione in generazione si trova solo in alcune specie e gli scimpanzé sono tra queste e presentano una grande varietà di comportamenti culturali e di uso degli strumenti. Anche se questi comportamenti sono  stati ben documentati con ricerche a lungo termine in una manciata di siti, il vero repertorio culturale delle diverse popolazioni di scimpanzé è ancora poco compreso. Per comprendere meglio questa diversità, nel 2010 i ricercatori del Max-Planck hanno avviato il “Pan African Program: The Cultured Chimpanzee” (PanAf) e, utilizzando un protocollo standardizzato, i ricercatori hanno creato foto-trappole, raccolto campioni e registrato dati ecologici in oltre 40 siti di ricerca temporanei e a lungo termine in tutta l’Africa.

Uno dei risultati di questo lavori è lo studio “Chimpanzee ethnography reveals unexpected cultural diversity”, pubblicato su Nature Human Behaviour da un folto team internazionale di ricercatori guidato da Christophe Boesch del Max-Planck-Instituts für evolutionäre Anthropologie e della Wild Chimpanzee Foundation, prima del qual si pensava che la pesca delle termiti da parte degli scimpanzé avvenisse solo in due forme con uno o più strumenti, nei nidi di termiti in superficie o sotterranei.  Ma, osservando attentamente le tecniche di pesca delle termiti in 10 siti diversi il team di Boesch ha realizzato un catalogo di comportamenti (etogramma) per ogni scimpanzé e ora dice che «Sono stati trovati 38 diversi elementi tecnici che compongono le varie tecniche di pesca delle termiti, che vengono combinati in modi diversi in ciascuna delle comunità di scimpanzé. Inoltre, gli individui nella stessa comunità condividono più elementi tecnici di pesca delle termiti e combinazioni uniche degli elementi tecnici, rispetto agli scimpanzé di altri gruppi».

Boesch sottolinea che «Per me, la diversità delle tecniche osservate nella pesca delle termiti da parte scimpanzé è stata una grande sorpresa. Non solo ogni comunità ha un modo di pesca molto singolare, ma combina anche una serie di elementi diversi in specifiche etiquette di pesca delle termiti. Gli esempi più sorprendenti di questo sono come gli scimpanzé Wonga Wongue del Gabon di solito si sdraiano sul fianco per pescare le termiti, mentre gli scimpanzé Korup in Camerun si appoggiano sui gomiti e quelli di Goualougo nella Repubblica del Congo si siedono mentre pescano».

Per spiegare le differenze osservate, visto che le diverse comunità di scimpanzé vivono in habitat simili, con accesso alle stesse risorse, le differenze ecologiche potrebbero essere in gran parte escluse e una delle autrici dello studio Ammie Kalan del del Max-Planck evidenzia che «Questo supporta l’idea che, per quanto riguarda “come si può pescare le termiti”, gli scimpanzé sono in grado di imitare le tecniche sociali, il che va oltre le spiegazioni alternative, come quella che ogni individuo reinventa la pesca delle termiti ogni volta che la imparano».

I ricercatori tedeschi fanno notare che «Proprio come nell’etichetta umana, non tutto riguarda una maggiore efficienza, ma piuttosto la conformità con ciò che il resto del gruppo sta facendo». Nell’uomo, questo viene osservato nelle diverse culture delle bacchette per il cibo in tutta l’Asia e Boesch spiega ancora: «Ad esempio, in Thailandia e Giappone non solo le bacchette hanno una forma diversa, ma anche il modo in cui le tengono sono diverse, e questo ricorda molto ciò che vediamo tra gli scimpanzé. A La Belgique, in Camerun, gli scimpanzé modellano il loro bastone aprendo le fibre per ottenere un lungo pennello e quindi appoggiano il bastone coperto di termite sul polso mentre mangiano. Invece, in un altro sito del Camerun chiamato Korup, gli scimpanzé non fanno affatto un pennello e usano la bocca per scuotere il bastoncino inserito mentre è nel  tumulo».

Tra gli esseri umani le variazioni culturali sono state documentate in centinaia di popolazioni diverse, il che spiega anche il perché, in confronto, la cultura degli scimpanzé sembra così limitata: «Ciò che sapevamo prima degli scimpanzé proveniva da almeno 15 comunità – dice un altro autore dello studio, Hjalmar Kuehldel Max-Planck e del Deutsches Zentrum für integrative Biodiversitätsforschung (iDiv) – Con il PanAf siamo stati in grado di studiare molte più comunità e da queste siamo in grado di imparare di più sulla ricchezza della diversità e della cultura degli scimpanzé e potremmo dimostrare che c’è molto di più da scoprire là fuori».

Un altro studio “Group dominance increases territory size and reduces neighbour pressure in wild chimpanzees”, pubblicato su Royal Society Open Science da un team di ricercatori guidato da Sylvain Lemoine del Max Planch, rivela sia una diversità che una somiglianza tra noi e gli  scimpanzé.

Negli esseri umani, la guerra e la territorialità sembrano essere un “affare” maschile. Si pensava che gli scimpanzé, con i quali condividiamo questa propensione per la territorialità e l’ostilità verso altri gruppi, si comportassero secondo la stessa differenza di genere. Ma dal nuovo studio emerge che questa visione potrebbe essere troppo semplicistica. I ricercatori hanno studiato a fondo diversi gruppi di scimpanzé occidentali che vivono in aree vicine tra loro  e i loro risultati rivelano che «Le femmine e persino l’intero gruppo possono svolgere un ruolo più importante nella competizione tra i gruppi di quanto si pensasse in precedenza». Hanno anche scoperto che, nella popolazione di scimpanzé occidentali (Pan troglodytes verus) nel Parc National de Taï, in Costa d’Avorio, se i maschi adulti sembrano importanti nell’ampliamento del territorio, il controllo del territorio e il vantaggio competitivo sui vicini vengono esercitati dall’intero gruppo e le femmine sembrerebbero svolgere un ruolo molto più importante di quel che si credeva. .

Al Max-Planck sono convinti che la percezione del ruolo svolto dai maschi adulti nella difesa del territorio sia falsato da una visione antropocentrica e Lemoine spiega che «Per svelare i meccanismi con cui la competizione e la dominanza di gruppo agiscono nelle specie sociali». Grazie ai dati raccolti in 20 anni in 4 comunità vicine di scimpanzé occidentali studiate dal Taï Chimpanzee Project (TCP), che includono anche informazioni su modelli territoriali e degli incontri/scontri tra i gruppi, i ricercatori hanno scoperto che «La dimensione del gruppo spiega meglio la variazione dei costi e dei benefici della competizione tra gruppi rispetto al numero di maschi adulti. Sebbene un aumento del numero di maschi adulti sia associato all’aumento del territorio, gruppi più grandi – tra I quali ci sono femmine, adolescenti e giovani – ottengono un vantaggio rispetto alle comunità più piccole accedendo a territori più grandi e soffrendo di una minore pressione da parte dei vicini. I territori di alimentazione più grandi e più sicuri potrebbero quindi conferire vantaggi agli individui in termini di successo riproduttivo».

Uno degli autori dello studio, Roman Wittig direttore del TCP, ricorda che «Gli scimpanzé di Taï sono noti per mostrare alti livelli di gregarietà tra maschi e femmine, associati a forti legami sociali e cooperazione tra individui In questa popolazione, qualificata come “bisexually-bonded”, i maschi e le femmine della stessa comunità occupano un territorio simile, piuttosto che essere segregati nei loro piccoli nuclei familiari. Entrambi i sessi partecipano alla gestione del territorio attraverso pattuglie di frontiera e si impegnano in conflitti territoriali con i vicini ostili. Pertanto, i modelli di raggruppamento e socializzazione in questa popolazione probabilmente spiegano perché le dimensioni del gruppo, piuttosto che solo il numero di maschi, conferiscono la capacità competitiva in questa popolazione».

Lemoine conferma che «I maschi adulti svolgono un ruolo nell’aumento del territorio, ma il mantenimento del territorio, il dominio sui vicini e il loro respingimento richiedono anche la partecipazione delle femmine e del  resto del gruppo. Questi risultati possono in parte spiegare il livello relativamente basso di uccisioni inter-comunitarie osservate in questa popolazione, rispetto agli scimpanzé orientali: quando entrambi i gruppi avversari interagiscono con tutti i loro membri coinvolti, le probabilità di squilibrio di forza si riducono, così come l’opportunità di uccidere un vicino è a basso rischio.

Un’altra autrice dello studio, Catherine Crockford del Max-Planck e del Taї Chimpanzee Project- Centre Suisse de Recherche, sintetizza: «Ora stiamo accumulando prove convincenti che la cooperazione tra individui non correlati, e tra maschi e femmine, è stata probabilmente selezionata a causa della competizione tra gruppi vicini. Questi risultati hanno quindi forti implicazioni per comprendere l’evoluzione della cooperazione nelle specie sociali e in particolare nell’uomo. Sono necessari continui e duraturi lavori di ricerca e conservazione se vogliamo capire l’interazione tra competizione e cooperazione in questa specie emblematica per l’evoluzione umana e come questo si riferisce alla nostra stessa evoluzione».

E qualcosa che ha molto a che fare con la nostra evoluzione lo si ritrova anche nello  studio “Systematic mapping of developmental milestones in wild chimpanzees”, pubblicato su Developmental Science da Aisha Bründl del Max-Planck  e dello Chimpanzee Project del Centre Suisse de Recherches Scientifiques di Abidjan: nei primati, in particolare nell’uomo, lo sviluppo è lento perché devono acquisire le competenze chiave necessarie per la sopravvivenza e il successo riproduttivo. Ma ancora una volta per gli scimpanzé ci sono sorprendentemente pochi dati sui processi di sviluppo. Per questo i ricercatori hanno sistematicamente studiato le tappe dello sviluppo negli scimpanzé di  Taï  e hanno scoperto che ci vogliono più di 5 anni perché raggiungano traguardi comunicativi e sociali essenziali, «Questo lasso di tempo è simile agli esseri umani, il che suggerisce una lenta maturazione del cervello».

I primatologi ricordano che «Poche specie si sviluppano lentamente come gli esseri umani, sia in termini di sviluppo delle capacità degli adulti che in termini di sviluppo del cervello. I neonati umani nascono così sottosviluppati che non possono sopravvivere senza cure e alimentazione da parte degli adulti per alcuni anni dopo la nascita. I bambini devono anche imparare le abilità fondamentali come camminare, mangiare, parlare, usare strumenti e molto altro. Il momento in cui emergono queste pietre miliari dello sviluppo viene utilizzato dai medici per determinare se il bambino e il cervello del bambino si stanno sviluppando normalmente. Tuttavia, sappiamo poco sui tempi in cui emergono le pietre miliari dello sviluppo motorio e sociale nelle altre specie con una vita lunga e strettamente correlate, come gli scimpanzé; né che cosa questo significhi per il loro sviluppo del cervello. Ad esempio, quando gli scimpanzé iniziano a camminare, nutrirsi, governare gli altri e usare gli strumenti? Le pietre miliari dello sviluppo completo degli scimpanzé selvatici e di altre specie possono aiutarci a comprendere le basi evolutive di questi periodi di sviluppo prolungati».

In questo studio, i ricercatori hanno osservato 19 neonati di scimpanzé (8 femmine e 11 maschi) in natura dal primo mese successivo alla nascita fino a 5 anni di età e i risultati hanno dimostrato che «Le capacità motorie di base iniziano a emergere a circa 4 mesi, i tratti comunicativi a 12 mesi, le capacità di interazione sociale a 14 mesi e le capacità motorie finali a 15 mesi». La Bründl  fa notare che «Non solo il periodo di tempo, ma anche l’ordine in cui emergono le diverse abilità è molto simile a quello che vediamo negli esseri umani, riflettendo una storia evolutiva condivisa».

La Crockford, autrice senior di questo studio e co-leader del progetto Evolution of Brain Connectivity (EBC) della Max Planck Society, aggiunge che «Queste pietre miliari dello sviluppo possono far luce sulla maturazione del cervello. I nostri risultati suggeriscono che alcune parti del cervello degli scimpanzé potrebbero svilupparsi lentamente come negli esseri umani». E il progetto EBC raccoglie, scansiona e analizza cervelli post mortem di grandi scimmie e mettere in relazione questi risultati con il comportamento delle scimmie.

Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che le abilità più complesse, come l’uso degli strumenti e le interazioni sociali, emergono in seguito, con maggiori differenze tra i singoli scimpanzé rispetto alle abilità meno complesse e un altro autore dello studio, Patrick Tkaczynski del Max-Planck e del Taï Chimpanzee Project, spiega a sua volta che «Questa variazione può essere causata dalle differenze sottostanti nell’ambiente sociale in cui cresce uno scimpanzé, ma anche da altri fattori come l’alimentazione e questo resta da approfondire»,

Wittig  conclude: «Dal momento che gli scimpanzé hanno uno sviluppo lungo la vita altrettanto lento come gli umani, un tale studio sullo sviluppo richiede dati a lungo termine. Siamo fortunati ad avere 40 anni di osservazioni sugli stessi scimpanzé selvatici».

Nel complesso, questi tre studi descrivono lo sviluppo culturale, sociale e fisico degli scimpanzé e fanno fare altri passi avanti per far luce sui percorsi condivisi dalle grandi specie di scimmie antropomorfe, compresi gli esseri umani.