Goletta Verde festeggia i 30 anni della Area marina protetta delle Tremiti liberando una tartaruga
La Caretta caretta era stata catturata accidentalmente con rete da strascico tra Torre Mileto e le Tremiti
[10 Luglio 2019]
La Goletta Verde fa tapa per due giorni alle Isole Tremiti, segnando così l’inizio del suo viaggio lungo le coste pugliesi festeggiando i 30 anni dell’Area marina protetta.
Come spiegano Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente, e Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, «Quest’anno si celebra il trentesimo anniversario dell’Istituzione della Riserva naturale marina delle Isole Tremiti, un patrimonio naturale da conservare e proteggere, un esempio preziosissimo di biodiversità sia floristica che faunistica. Per questo sosteniamo la richiesta del Parco Nazionale del Gargano e chiediamo al Ministero dell’Ambiente di accelerare l’iter per l’ampliamento della Riserva Naturale marina delle Isole Tremiti. Mentre alla Regione Puglia chiediamo di procedere ad istituire sia una Zps (zona di protezione speciale) per la protezione della Berta maggiore che di un SIC (sito di interesse comunitario) marino a protezione delle Foreste di Corallo nero, scoperte nell’ambito della ricerca finanziata dall’Ente Parco Nazionale del Gargano e dal National Geographic Society».
In occasione del trentennale dell’ AMP, Goletta Verde alle Tremiti ha anche liberato una tartaruga marina Caretta Caretta, di 21 kg di peso e di circa 15 anni di età, era stata catturata accidentalmente con rete da strascico nel mare tra Torre Mileto e le Tremiti. Gli ambientalisti sottolineano che «A salvarla sono stati i pescatori imbarcati sulla motopesca “Matteo Conoscitore” che hanno allertato subito gli operatori del Centro Recupero Tartarughe Marine, “Tartanet” di Manfredonia gestito da Legambiente che ha ricoverato l’animale sottoponendolo a una serie di controlli per verificarne lo stato di salute. Ma una volta immerso l’esemplare in una delle vasche di degenza ci si è resi subito conto che qualcosa non andava: l’animale aveva infatti evidenti problemi di galleggiamento che gli impedivano di immergersi. Nei giorni successivi l’animale ha iniziato ad espellere una gran quantità di frammenti di buste plastica che erano stati ingeriti. Le tartarughe marine, infatti, spesso scambiano gli shopper di plastica per meduse, uno dei loro alimenti preferiti».
Dopo alcune settimane di cure prestate da Giovanni Furi e Giovanni Totaro, rispettivamente direttore e veterinario del Centro, la tartaruga è tornata in splendida forma per essere liberata alle Isole Tremiti in occasione della tappa di Goletta Verde. La tartaruga, che è stata chiamata Speranza, è una delle quasi 1.000 tartarughe che negli ultimi 5 anni sono state salvate dal Centro Recupero Tartarughe Marine di Manfredonia creato e potenziato grazie ai fondi europei del programma Life e attualmente inserito nel progetto TartaLife coordinato dal CNR.
Al Centro di recupero ricordano che «Speranza, come le altre tartarughe marine che frequentano i nostri mari, è una specie in pericolo di estinzione fortemente minacciata dalla pesca professionale, dal traffico nautico e dall’inquinamento, soprattutto quello di rifiuti plastici. Sacchetti, bottiglie e stoviglie, cotton fioc, lenze e imballaggi di vario tipo vengono sempre più spesso rinvenuti nello stomaco degli esemplari degli animali che, come Speranza, vengono ricoverati nei Centri di Recupero dove i ricercatori hanno documentato che più del 50% degli esemplari ha ingoiato questi materiali. Una volta ingerita, la plastica non si degrada nell’organismo, ma può provocare nelle tartarughe diversi problemi, può dare senso di sazietà e bloccare l’istinto di nutrirsi provocando denutrizione oppure blocchi intestinali o soffocamento. A volte, invece, l’ingestione di plastica può provocare problemi di galleggiamento, impedendo agli animali di immergersi per alimentarsi. Oppure, può succedere che alcuni esemplari restino intrappolati in rifiuti a forma di lacci o in reti di nylon che, quando non provocano la morte, possono comunque causare ferite, lesioni o provocare deformità. Un altro grave problema è inoltre rappresentato dalle microplastiche, frammenti piccoli e insidiosi, che raggiungono nel Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato. Si tratta di una minaccia molto seria e non solo per le tartarughe marine, perché, secondo gli studi, entrando nella catena alimentare, minacciano tutte le specie animali e mettono a rischio anche la salute umana. La presenza di plastica sulle spiagge può mettere a rischio anche le nidificazioni. Infatti la presenza di frammenti di plastica nella sabbia dove sono state deposte le uova altera i livelli di umidità e temperatura con possibili ripercussioni sullo sviluppo della schiusa e sulla nascita dei tartarughini».
Per contribuire alla salvaguardia delle tartarughe marine, Legambiente ha lanciato la campagna Tartalove, che tramite l’adozione simbolica degli esemplari ricoverati nei centri gestiti dall’associazione, finanzia tutte le attività necessarie alla cura e alla tutela delle tartarughe marine. Sul sito www.tartalove.it è possibile visionare le foto e le brevi storie delle tartarughe da adottare per sé o come regalo per una persona cara. Per ogni donazione verrà inviato un piccolo kit di adozione paper-free, che include un certificato di adozione, una fotografia della tartaruga scelta e un racconto più ampio della sua storia. Perché ogni esemplare ha una storia da raccontare.
L’adozione simbolica è un gesto concreto che contribuisce a finanziare le spese vive dei centri di recupero, le medicine necessarie, gli interventi veterinari e le attività di monitoraggio dei nidi. Se vuoi proteggerle, fai un gesto d’amore: adotta una tartaruga marina!