I funerali dei gorilla

Perché si radunano attorno ai loro morti? Tre casi studio in Rwanda e Congo Rdc

[9 Aprile 2019]

E’ ormai noto che molti animali mostrano comportamenti unici di fronte ai cadaveri di individui della loro  a specie, che vanno dalla rimozione dei corpi e alla sepoltura tra gli insetti sociali, alla presenza silenziosa e alla cura tra elefanti e primati. Lo studio Behavioral responses around conspecific corpses in adult eastern gorillas (Gorilla beringei spp.)” pubblicato su PeerJ  da un team di ricercatori di Dian Fossey Gorilla Fund International, Uppsala Universitet, Institut Congolais pour la Conservation de la Nature (Iccn) e università della California – Davis, e realizzato in Rwanda e Repubblica democratica del Congo riporta le analisi delle risposte comportamentali di fronte alla morte di tre gorilla – sia noti che sconosciuti al gruppo di primati studiati – e ha rivelato alcuni risultati interessanti.

Gli scienziati hanno osservato e filmato il comportamento dei gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) intorno ai cadaveri di un maschio adulto dominante di 35 anni (il silverback Titus) e di una femmina adulta di 38 anni (Tuck) dello stesso gruppo sociale che vive nel Parco Nazionale dei Vulcani, in Rwanda.  Al Dian Fossey Gorilla Fund spiegano che «Entrambi gli individui erano morti poche ore prima per malattie probabilmente legate alla loro età avanzata». I ricercatori hanno anche studiato il comportamento di un gruppo di gorilla di pianura orientale (Gorilla beringei graueri) che aveva trovato il corpo di un maschio adulto deceduto di recente nel Parco Nazionale di Kahuzi-Biega, nella Repubblica democratica del Congo.

Con sorpresa dei ricercatori, «Le risposte comportamentali nei confronti dei cadaveri in tutti e tre i casi erano notevolmente simili. In tutti e tre i casi, gli animali si sedevano in genere vicino al corpo e lo fissavano, ma anche lo fiutavano, lo colpivano, lo pulivano e lo leccavano».

Nei due casi di gorilla di montagna, gli individui che condividevano strette relazioni sociali con il defunto erano quelli che passavano la maggior parte del tempo a contatto con il cadavere. »Per esempio – evidenziano i ricercatori – un giovane maschio che aveva stabilito uno stretto rapporto con Titus, il maschio dominante di gorilla di montagna, dopo che sua madre aveva lasciato il gruppo, è rimasto vicino e spesso in contatto con il corpo per due giorni e ci ha dormito nello stesso nido. Il figlio piccolo di Tuck, la femmina adulta deceduta, ha curato il cadavere e ha perfino provato a succhiare il latte nonostante fosse già stato svezzato, un comportamento che potrebbe indicare il suo disagio vicino al corpo di sua madre».

Al contrario, Alcuni maschi, sia adulti che giovani, hanno mostrato di fronte al cadavere di Titus comportamenti antagonistici, compresi il percuotimento del petto, vocalizzazioni di sfida e colpito con pugni e calci il cadavere di quello che era stato il temuto maschio dominante.

Come scrive George Dvorsky su Gizmodo, «Fondamentalmente, gli scienziati hanno scoperto che tali espressioni di apparente dolore si estendono oltre i membri dello stesso gruppo sociale». Una delle autricui dello studio, Amy Porter, conferma: «Il comportamento più sorprendente è stato sicuramente il modo in cui le risposte comportamentali erano simili ai cadaveri dei membri integrati nel gruppo e di un membro presumibilmente non appartenente al gruppo. Nella società dei gorilla, le interazioni tra gruppi o tra un gruppo e un silverback solitario – un potenziale concorrente – generalmente si traducono in evitamento o aggressività con o senza contatto fisico. Ma, in tutti e tre i casi, quasi tutti i membri del gruppo si sono seduti tranquillamente attorno al cadavere e molti individui hanno annusato, leccato e pulito il cadavere”.

Secondo Seth Augenstein di Laboratory Equipment, «Le dimensioni ridotte del campione dello studio rendono difficile giudicare la frequenza con cui i gorilla interagiscono con i resti dei loro compagni primati. Dei 42 adulti di gorilla di montagna morti registrati dai ricercatori dal 2004, in 22 l’animale malato è stato trovato abbandonato o deliberatamente escluso dal gruppo prima della morte. In altri 17 casi, gli scienziati hanno avvistato i gorilla mentre erano ancora vivi e in viaggio con il gruppo, restando incerto se i primati avessero successivamente interagito con i loro cadaveri.

Al Dian Fossey Gorilla Fund sottolineano che «Questo lavoro non è solo di interesse su come gli animali percepiscono e gestiscono la morte, ma ha anche importanti implicazioni sulla conservazione. Un’attenta ispezione dei cadaveri può comportare un grave rischio di trasmissione delle malattie. I contatti tra individui sani e cadaveri infetti possono essere un importante mezzo attraverso il quale malattie come l’Ebola, che hanno colpito e ucciso migliaia di gorilla in Africa centrale, possono diffondersi tra i gorilla».

Quel che è ormai certo è che i gorilla di fronte alla morte di loro simili e ancor più di loro parenti mostrano comportamenti angosciati che somigliano molto al nostro lutto e qualcosa di simile a un rito funebre e che non sono f gli unici animali  a mostrare comportamenti di “lutto”: come abbiamo più volte scritto su greenreport,it, gli elefanti sembrano rendere omaggio ai resti dei loro simili anche deceduti da molto tempo, i corvi organizzano ”funerali” per i loro compagni morti, tra i cetacei, in particolare le orche, i cuccioli morti vengono tenuti a lungo in superficie dalle madri assistite dal branco prima di lasciarli andare e le piccole scimmie uistitì mostrano un profondo lutto alla morte dei loro compagni.

La Porter conclude: «Non abbiamo modo di sapere che cosa stavano vivendo esattamente, Molti ricercatori sono pronti ad escludere il dolore come spiegazione dei comportamenti osservati sulla base del fatto che è speculativo. Dal mio punto di vista, penso che abbiamo molto da imparare sui modi in cui gli animali interagiscono con il mondo, specialmente su animali come i gorilla che sono incredibilmente intelligenti, poiché sono certa che provano emozioni che sono molto più complesse di quelle di cui spesso diamo conto».