I leghisti piemontesi vogliono sparare al lupo
Legambiente: «La più classica delle soluzioni di pancia. Peggiorativa, priva di fondamenti scientifici e dannosa»
[3 Settembre 2020]
Dopo l’attacco a una vitella (salvata) da parte di un lupo a Toceno, sulle montagne della Val d’Ossola, è intervenuto il capogruppo in Regione Piemonte della Lega (ex nord), Alberto Preioni parlando di «Un’emergenza che pare fuori controllo e che sta presentando un conto ormai insostenibile alle nostre comunità, segno che le politiche di convivenza fin qui adottate non bastano. Dobbiamo passare a piani di abbattimento selettivo dei lupi, come richiesto a più riprese dagli allevatori e come già avviene nelle valli francesi. Come denunciato da coloro che in montagna vivono e portano avanti le proprie attività sugli alpeggi, anche il sistema dei risarcimenti non può essere l’unico ristoro e l’unica soluzione. Dobbiamo innanzitutto difendere le mandrie prima che gli allevatori decidano di gettare la spugna di fronte allo strapotere del lupo: non possiamo permetterci l’irreversibile desertificazione delle terre alte solo perché qualcuno vuole negare la realtà nel nome di un animalismo cieco e talebano».
Una “sparata” che Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ribalta dicendo che è proprio il capogruppo leghista Preioni, che, «dando prova di un integralismo “cieco e talebano” propone l’apertura di un programma di abbattimento dei lupi nella nostra regione».
Secondo Legambiente «Dopo una l’approvazione di una norma inaccettabile sulla caccia, che permette di sparare ad animali in pericolo di estinzione sul nostro territorio, che allarga le specie cacciabili a volatili di pochi grammi, che amplia gli orari fino alla caccia notturna e che tutela in ogni modo i portatori di doppietta, come ampiamente prevedibile è arrivata l’ora del lupo. Un argomento trattato, come d’abitudine, in un’ottica rozzamente antropocentrica e priva di alcun fondamento scientifico. Come ampiamente dimostrato, non ultimo dal progetto Life WolfAlps, la convivenza con il lupo non solo è possibile, ma ampiamente auspicabile».
Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ricorda che «Il lupo è una specie protetta che crea equilibrio e maggiori servizi ecosistemici, grazie anche al contenimento naturale degli ungulati selvatici. Quella proposta dalla Lega è una finta soluzione che strizza l’occhio alla pancia, senza considerare che è scientificamente confermata come addirittura dannosa in quanto l’uccisione di individui adulti destabilizza il branco peggiorandone la tecnica di caccia, a tutto svantaggio del bestiame domestico. Quello della convivenza con la fauna selvatica è un tema che deve essere trattato su solide basi scientifiche e non può essere liquidato con un semplice via libera alle doppiette. Non è creando una insana contrapposizione fra Uomo e Natura che si aiuta chi deve affrontare difficoltà reali e oggi potrebbe sentirsi solo. Senza dimenticare che il lupo è solo una, e non certo la maggiore, delle difficoltà che la pastorizia in ambito montano deve affrontare. Ci auguriamo che l’Amministrazione regionale non intraprenda strade che porterebbero a disastri già vissuti in passato e che voglia fare propri gli insegnamenti dei più recenti studi scientifici e progetti internazionali. Facciamo loro un benaugurante “In bocca al lupo” perché possano dimostrare in futuro una conoscenza ed una sensibilità ambientale e sociale maggiore di quella che stanno dimostrando in questi giorni».
Il Cigno Verde piemontese è preoccupato anche per le posizioni assunte da alcuni Enti Locali che «sottolineano, se mai ce ne fosse bisogno, come le decisioni in tema di grandi predatori debbano fare riferimento a un’unica autorità statale e attingere al contributo di enti scientifici di respiro nazionale (Ispra per l’Italia). Nessuna decisione sul tema può essere affidata a gestioni localistiche, nemmeno nel profilo delle autonomie regionali o provinciali: è necessaria una assunzione di responsabilità a tutti i livelli e una gestione del tema che comprenda le istituzioni pubbliche di tutto il Paese con il fine di superare l’attuale disomogeneità istituzionale».
Per Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, «Il mondo dell’allevamento va sostenuto nel tempo, anche finanziariamente, e, in base al contesto, aiutato nella scelta della giusta combinazione di precauzioni e di accorgimenti utili (recinzioni, cani da guardiania, personale aggiuntivo, ecc.). È importante che i sistemi di prevenzione funzionino e che i risarcimenti siano pagati tempestivamente. Inoltre bisogna affrontare la problematica dei danni causati dai cani, randagi e non, che possono essere attribuiti al lupo e acuiscono il problema. Occorre strutturare in modo uniforme in tutto il Piemonte un’azione di informazione e formazione, mantenendola attiva nel tempo. La formazione va rivolta non solo al settore dell’allevamento e dell’agricoltura, ma anche al mondo degli operatori turistici e nelle scuole».
Gli ambientalisti sottolineano: «Infine, ma non meno importante, bisogna essere coscienti del fatto che il lupo e gli altri predatori in Piemonte non sono la causa dei principali problemi degli allevatori, ma rivelatori di problemi e difficoltà della filiera agroalimentare in generale e in particolare della zootecnia montana e in quanto tali vanno affrontati e risolti con una gestione e visione strutturata nel lungo periodo. Da queste basi dovrebbero partire un’analisi della situazione legata alla presenza del lupo nella nostra regione e l’azione di tutela ed integrazione con l’attività umana. Da queste basi dovrebbe partire il ragionamento di un’Amministrazione che voglia realmente risolvere i problemi esistenti».
Legambiente conclude con un auspicio: «Non resta che sperare che sia così e che le dichiarazioni pubblicate sui giornali in questi giorni siano ascrivibili ad uno scivolone di un unico consigliere».