I pappagalli imparano a fare videochiamate per chattare con altri pappagalli (VIDEO)
Sviluppano amicizie con individui della loro specie mai visti e anche con quelli di altre specie
[26 Aprile 2023]
Le chat video come Zoom e FaceTime sono ottimi modi per rimanere in contatto con i propri cari e amici e, a quanto pare, lo hanno capito anche i pappagalli. Infatti, Un nuovo studio condotto da ricercatori della Northeastern University – Boston, in collaborazione con scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e dell’università di Glasgow, ha cercato di capire cosa succede quando a un gruppo di pappagalli domestici viene insegnato a chiamarsi l’un l’altro su tablet e smartphone. Secondo i ricercatori, «I risultati suggeriscono che le videochiamate potrebbero aiutare i pappagalli ad avvicinarsi alla comunicazione degli uccelli in natura, migliorando il loro comportamento e, probabilmente, il loro benessere nelle case dei loro proprietari».
Rébecca Kleinberger e Jennifer Cunha della Northeastern e Ilyena Hirskyj-Douglas dell’università di Glasgow, hanno mostrato a un gruppo di pappagalli di diverse specie e ai loro assistenti volontari come usare tablet e smartphone per videochiamarsi su Facebook e Messenger. Poi, per tre mesi, hanno poi osservato come gli uccelli usassero quella nuova abilità e si sono chieste: se avessero avuto la possibilità di scegliere, i pappagalli li si sarebbero chiamati l’un l’altro? La risposta, arrivata sotto forma di strilli deliziati e colpi di testa, è stato un clamoroso sì.
La Kleinberger dice che «Hanno cominciato a manifestarsi alcune forti dinamiche sociali». Non solo gli uccelli hanno iniziato a chiamarsi liberamente e sembravano capire che dall’altra parte dello schermo c’era un vero pappagallo, ma i loro custodi hanno riportato in modo schiacciante i richiami come esperienze positive per i loro pappagalli. Alcuni caregiver hanno visto i loro uccelli apprendere abilità dai loro amici in video, compreso il foraggiamento, nuove vocalizzazioni e persino volare. «Si è animata durante le chiamate», ha riferito un custode parlando f della pappagallina che gli era stata affidata.
Alla Northeastern University evidenziano che «Sono emersi alcuni risultati significativi. Gli uccelli si sono impegnati nella maggior parte delle chiamate per il tempo massimo consentito». E hanno anche sviluppato forti preferenze: nello studio pilota preliminare, il pappagallo della Cunha, Ellie, un cacatua delle Tanimbar (Cacatua goffiniana), è diventato subito amico del pappagallo cenerino africano (Psittacus erithacus) Cookie che vive in California. «E’ passato più di un anno e parlano ancora», dice la unha.
Secondo la Kleinberger, «I tipi di vocalizzi usati dagli uccelli suggeriscono che stavano rispecchiando la natura del richiamo e della risposta in cui si impegnano in natura: “ciao, sono qui!” nel linguaggio dei pappagalli. I pappagalli più popolari erano anche quelli che lanciavano più richiami, suggerendo una dinamica reciproca simile alla socializzazione umana. E mentre, in gran parte, gli uccelli sembravano apprezzare l’attività stessa, i partecipanti umani hanno svolto un ruolo importante. Alcuni pappagalli apprezzavano l’attenzione extra che stavano ricevendo dai loro umani, mentre altri formavano attaccamenti per gli umani dall’altra parte dello schermo».
Il team di ricerca, che aveva già utilizzato l’interazione con il computer per arricchire e comprendere la vita di specie animali che vanno dai cani alle orche, si è concentrato sui pappagalli per alcuni motivi: «La loro intelligenza è straordinaria; alcune specie, come i cacatua e i cenerini africani, hanno dimostrato capacità cognitive pari a quelle di un bambino in età scolare. La loro vista consente loro di dare un senso ai movimenti su uno schermo. E come sa chiunque abbia sentito un pappagallino ripetere perfettamente il saluto di un parente o cantare il ritornello di “Yellow Submarine”, sono cantanti perspicaci e ben attrezzati, una caratteristica che i pappagalli selvatici usano per trovare e comunicare con i loro compagni di stormo sotto il baldacchino di una fitta foresta pluviale». Seguendo le istruzioni del team di ricercatrici, i caregiver dei 18 pappagalli seguiti nello studio hanno prima insegnato agli uccelli a suonare un campanello per segnalare che desideravano fare una chiamata. «Un’importante considerazione del progetto sperimentale – spiegano ancora le ricercatrici – era che gli uccelli avevano la libera scelta di effettuare o meno le chiamate; una volta che avevano imparato a usare l’interfaccia del tablet, non venivano ricompensati con dolcetti per farlo».
L’esperimento consisteva in una schermata iniziale del tablet con le immagini di possibili amici da chiamare, con coppie e terzetti di pappagalli raggruppati principalmente per taglia e fuso orario. Durante sessioni coordinate di tre ore, usando i loro becchi per toccare lo schermo, ogni pappagallo poteva avviare fino a due chiamate della durata non superiore a 5 minuti ciascuna. I caregiver hanno ricevuto istruzioni accurate per porre fine alle chiamate ai primi segni di paura o aggressività. 15 pappagalli hanno completato lo studio, 3 si sono ritirati presto.
La Kleinberger avverte che «I risultati non significano che i proprietari di pappagalli debbano avviare una chiamata Zoom e presumere che andrà bene. I pappagalli partecipanti avevano addestratori esperti che hanno avuto il tempo di introdurre la tecnologia lentamente e di monitorare attentamente le reazioni dei loro pappagalli. Come ha sottolineato lo studio, i pappagalli sono pignoli riguardo a quali compagni risponderanno: le interazioni non mediate potrebbero portare alla paura, persino alla violenza e a un danno alla proprietà; i pappagalli più grandi hanno becchi più che capaci di fare a pezzi un iPad. Tuttavia, i risultati suggeriscono che le videochiamate possono migliorare la qualità della vita di un pappagallo domestico. I pappagalli, che sono stati tenuti come animali domestici solo per una o due generazioni, non sono addomesticati allo stesso modo di cani, gatti e cavalli. Non stiamo dicendo che puoi renderli felici come lo sarebbero in natura. Stiamo cercando di aiutare coloro che sono già [in cattività]».
Una situazione nella quale si trovano molti pappagalli che, per una moltitudine di motivi, non possono essere fisicamente vicini ai loro simili: per esempio, le malattie sono molto diffuse tra alcune specie in cattività. Due are macao maschi anziani e malaticci che sono stati accoppiati insieme nello studio non avevano quasi mai visto un altro Ara nella loro vita, eppure hanno formato un legame profondo: ballando e cantando insieme con entusiasmo attraverso lo schermo e chiamandosi: «Ciao! Vieni qui! Ciao!» ogni volta che l’uno o l’altro usciva dall’inquadratura del video.
La Hirskyj-Douglas conclude: «Tutto questo ci parla davvero di quanto questi uccelli siano complessi dal punto di vista cognitivo e quanta capacità abbiano di esprimersi. Per me, vedere quei due pappagalli è stato davvero bello».