I pesci sega sono vicini all’estinzione globale (VIDEO)
Possono salvarli solo la diminuzione della pesca eccessiva e le aree marine protette
[12 Febbraio 2021]
Secondo lo studio “Overfishing and habitat loss drive range contraction of iconic marine fishes to near extinction”, pubblicato su Science Advances da un team Internazionale di ricercatori guidato dalla Simon Fraser University (SFU), «I pesci sega sono scomparsi dalla metà delle acque costiere del mondo» e queste razze simili a squali con il loro caratteristico rostro che somiglia a un tagliasiepi «rischiano la completa estinzione a causa della pesca eccessiva».
Un tempo, i pesci sega vivevano lungo le coste di 90 Paesi in tutto il mondo, ma ora sono tra le famiglie di pesci marini più minacciate a livello globale e in almeno 46 Paesi del loro precedente areale, tra i quali Cina, Iraq, Haiti, Giappone, Timor Leste, El Salvador, Taiwan, Gibuti e Brunei, sono considerati estinti. In 18 paesi si è estinta almeno una specie di pesce sega e in altri 28 sono scomparse 2 specie.
I ricercatori della SFU Helen Yan e Nick Dulvy, principali autori dello studio, fanno notare che «Secondo la Lista rossa delle specie minacciate dell’International union for conservation of nature (Iucn), 3 delle 5 specie di pesce sega sono in pericolo critico di estinzione, e le altre 2 sono in pericolo».
Il problema dei pesci sega è proprio il loro caratteristico rostro evolutosi rilevare e attaccare la preda: i suoi “denti” rimangono facilmente impigliati nelle reti da pesca. Il commercio internazionale di pesce sega è vietato dalla Convention on International Trade in Endangered Species of Flora and Fauna (CITES), ma avvengono ancora uccisioni mirate e accidentali di questi rarissimi pesci. Le pinne di pesce sega sono tra le più ricercate e costose nel commercio globale di pinne di squalo e anche i rostri vengono venduti cone souvenir per i turisti o per farne medicine tradizionali, o addirittura vengono utilizzati come speroni per il combattimenti dei galli.
Nessuno sa quanti siano i pesci sega rimasti al mondo, ma Dulvy avverte che «La completa estinzione è possibile, se non si fa nulla per frenare la pesca eccessiva e per proteggere gli habitat minacciati, come le mangrovie, dove il pesce sega può prosperare. Attraverso la difficile situazione del pesce sega, stiamo documentando i primi casi di un pesce marino con un vasto areale che è stato portato all’estinzione locale a causa della pesca eccessiva. Sappiamo da tempo che la drammatica espansione della pesca è la principale minaccia per la biodiversità oceanica, ma una valutazione approfondita della popolazione è difficile per i pesci a bassa priorità le cui catture sono state scarsamente monitorate nel tempo. Con questo studio, affrontiamo una sfida fondamentale per monitorare il cambiamento della biodiversità: distinguere il grave declino della popolazione dall’estinzione locale».
Lo studio raccomanda che gli sforzi internazionali di conservazione si concentrino su 8 Paesi: Cuba, Tanzania, Colombia, Madagascar, Panama, Brasile, Messico e Sri Lanka, dove aree marine protette e adeguate protezioni della pesca potrebbero salvare la specie. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che in Australia e negli Stati Uniti, dove già esistono protezioni adeguate e sono ancora presenti alcuni pesci sega, dovrebbero essere considerati Paesi “scialuppe di salvataggio”.
La Yan non cede al pessimismo: «Anche se la situazione è disastrosa, speriamo di compensare la cattiva notizia evidenziando l’informazione su queste nazioni prioritarie, con la speranza di salvare i pesci sega nelle loro acque. Evidenziamo anche la nostra scoperta che, in realtà, è ancora possibile riportare i pesci sega a oltre il 70% del loro areale storico, se agiamo ora».
Ne è convinta anche un’altra autrice dello studio, Sonja Fordham, presidente di Shark Advocates International, che conclude «Ci sono opportunità per riportare questi straordinari animali indietro dal baratro dell’estinzione. Ma in troppi posti stiamo finendo il tempo per salvarli».