I popoli indigeni sono essenziali per comprendere i cambiamenti ambientali

Come le conoscenze locali possono aiutare a gestire gli ecosistemi e la fauna selvatica

[29 Luglio 2020]

Lo studio “Working with Indigenous and local knowledge (ILK) in large‐scale ecological assessments: Reviewing the experience of the IPBES Global Assessment”, pubblicato sul Journal of Applied Ecology da un folto team internazionale di ricercatori guidato da Pamela McElwee del Department of Human Ecology della Rutgers University, conferma e dimostra l’importanza delle conoscenze locali e indigene per il monitoraggio dei cambiamenti degli ecosistemi e la loro gestione e sottolinea che «La conoscenza di base degli indigeni può aiutare a mappare e monitorare i cambiamenti ecologici e migliorare gli studi scientifici»,
La conoscenza locale e indigena sono le informazioni pratiche che le persone usano per gestire le risorse e che vengono trasmesse alle altre generazioni. Questa conoscenza è un vantaggio per le iniziative e le economie di conservazione che dipendono dalle risorse naturali in vaste aree del mondo.

I ricercatori hanno messo insieme più di 300 indicatori sviluppati dagli indigeni per monitorare il cambiamento degli ecosistemi e dicono che «La maggior parte ha rivelato tendenze negative, come un aumento delle specie invasive o cambiamenti nella salute degli animali selvatici. Tale conoscenza locale influenza le decisioni su dove e come cacciare, avvantaggia la gestione degli ecosistemi ed è importante per il monitoraggio scientifico su scala globale».

La McElwee  evidenzia che «Gli scienziati e le comunità indigene che lavorano insieme sono necessari per comprendere il nostro mondo in rapido mutamento. Molte popolazioni indigene hanno capacità uniche per  notare che gli ecosistemi si alterano davanti ai loro occhi utilizzando indicatori locali, come il colore del grasso nelle prede cacciate o i cambiamenti nei tipi di specie che trovano insieme. Gli scienziati non sarebbero in grado di eseguire questo tipo di osservazioni a lungo termine per molte ragioni, inclusi i costi e la lontananza di alcune aree. Quindi la conoscenza indigena è assolutamente essenziale per comprendere gli impatti cumulativi della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi».

Lo studio fa seguito al  Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services  pubblicato nel 2019  dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (Ipbes) che è stata la prima valutazione ecologica globale a utilizzare la conoscenza locale e indigena come fonte di prove. Il nuovo studio, condotto da ricercatori di molte istituzioni che hanno collaborato al Global Assessmente Report dell’Ipbes, fornisce informazioni su come quel rapporto ha attinto ai sistemi di conoscenza indigeni e sulle lezioni apprese.

La McElwee conclude: «Lavorare nella ricerca ecologica e nella gestione con queste fonti locali di informazioni richiede sin dall’inizio un approccio deliberato, risorse aggiuntive e impegno con gli stakeholders che riflettano diverse visioni del mondo. La collaborazione con le popolazioni indigene può aiutare gli scienziati e i ricercatori a capire come i sistemi naturali e culturali si influenzano a vicenda, a identificare i trend attraverso diversi indicatori e a migliorare gli obiettivi e le politiche di sviluppo sostenibile per tutti».