Immissioni illegali di specie aliene: biodiversità ed ecosistemi acquatici italiani a rischio
AIIAD, CIRF, Legambiente e Wwf scrivono al ministro Cingolani: inammissibile la pretesa della FIPSAS di continuare a introdurre specie alloctone
[21 Giugno 2021]
Ospitando il 35% delle specie note di vertebrati, gli ecosistemi acquatici contribuiscono in modo determinante al mantenimento della biodiversità del nostro pianeta , ma sono anche i più minacciati dagli impatti antropici e il declino della biodiversità è molto più rapido che in altri habitat, ad esempio, a breve termine, per la fauna d’acqua si prevede un tasso di estinzione del 4% ogn I 10 anni, molto più elevato rispetto a quello di circa l’1% per decade per gli ecosistemi terrestri e marini.
L’Italia è una delle aree più importanti in Europa per la conservazione della biodiversità delle acque interne. Legambiente, Associazione italiana ittiologi acque dolci (AIIAD), Centro italiano per la riqualificazione fluviale (CIRF) e Wwf evidenziano che «L’eterogeneità del paesaggio e la presenza di barriere montuose hanno favorito l’esistenza di una grande ricchezza di specie, minacciate però dagli impatti antropici, fra i quali l’introduzione delle specie esotiche è uno dei più importanti».
Di fronte a questa situazione, le 4 associazioni denunciano che «Nonostante il valore di questo patrimonio da tutelare e valorizzare, la FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquea e Nuoto Pinnato) ha manifestato la propria contrarietà al decreto (Decreto direttoriale della DG PNA del 2 aprile 2020) che stabilisce i criteri per le immissioni delle specie ittiche nei fiumi anche ai fini della pesca sportiva e del turismo, considerandolo eccessivamente restrittivo e limitante rispetto alle consuete attività di ripopolamento effettuate a livello nazionale svelando, di fatto, l’usuale pratica di immettere specie esotiche non controllate nelle acque interne».
Per questo, Legambiente, Wwf, AIIAD e CIRF hanno scritto al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani sottolineando l’importanza del Decreto direttoriale della DG PNA del 2 aprile 2020 perchè «Contiene norme per regolamentare la gestione delle attività connesse alla pesca sportiva e al turismo, importanti per garantire la tutela delle specie ittiche a rischio. Tale decreto, infatti, stabilisce i criteri che gli Enti di Gestione (Regioni, Province) devono seguire per richiedere al Ministero per la Transizione Ecologica l’autorizzazione per l’immissione delle specie ittiche non autoctone nelle acque interne italiane. L’istanza deve essere corredata da uno studio del rischio che dimostri come a seguito dell’immissione non intervenga alcun impatto a livello ecosistemico tale da compromettere gli habitat naturali o la fauna e la flora selvatiche. Questo strumento normativo è fondamentale per mettere finalmente ordine nel caotico panorama delle immissioni faunistiche in natura in Italia. Ed è molto strano che la FIPSAS intervenga proprio ora, nel momento in cui vengono individuati i criteri che rendono possibile una deroga a quel divieto di reintroduzione, per denunciare il rischio di bloccare le loro attività. A meno che, la FIPSAS non si sia accorta che la trota fario e la trota iridea, in quanto specie alloctone, non possono essere immesse nelle nostre acque da più di vent’anni. E che eventuali immissioni di queste specie erano e, se non autorizzate dal MITE, rimangono illegali e quindi vanno impedite perseguendo gli autori con ogni mezzo».
L’AIIAD elenca per l’Italia un totale di 55 specie autoctone (pesci ossei e lamprede), di cui almeno 27 endemiche o sub-endemiche. Ma nelle acque dolci italiane sono state rilevate anche 62 specie alloctone acclimatate. Secondo quanto indicato nella Lista Rossa dell’Iucn, lo stato di conservazione dei pesci autoctoni italiani, è particolarmente negativo e peggiore rispetto alle altre classi di vertebrati. Quasi la metà delle specie ittiche d’acqua dolce è a elevato rischio di estinzione (48%), mentre le percentuali sono del 36% per gli anfibi, del 19% per i rettili, del 29% per gli uccelli e del 23% per i mammiferi. I pesci, inoltre, presentano anche la maggiore percentuale di specie già estinte in Italia, pari al 4% del totale.
Per tutti questi motivi le 4 associazioni esprimono «Profonda preoccupazione per l’impatto che le specie invasive possono continuare a esercitare sulla fauna ittica autoctona e per la posizione espressa dalla FIPSAS con la pretesa inammissibile di continuare a introdurre specie alloctone per finalità ludico sportive, senza tenere conto del fondamentale ruolo che la conservazione della biodiversità riveste nel garantire i servizi ecosistemici necessari al benessere dell’umanità».
La lettera inviata da Legambiente, Wwf, AIIAD e CIRF a Cingolani conclude; «Ritenere che la pesca sportiva e l’indotto da essa generato, possano realmente essere sostenuti da diffuse e continue immissioni di specie ittiche alloctone, spesso invasive, deriva da una concezione semplicistica e distorta della realtà. Al contrario, riteniamo che la gestione degli ecosistemi naturali e delle risorse ittiche necessiti di attività molto più complesse, articolate e continuative rispetto ai semplici ripopolamenti e che tutte le attività connesse alla pesca sportiva debbano essere sempre improntate al rispetto della natura in un contesto di sostenibilità, in modo da garantire la salvaguardia delle risorse naturali per le generazioni future. Per tutte queste ragioni auspichiamo la rapida adozione della tabella delle specie consentite allegata al Decreto e chiediamo al Ministero di aumentare la vigilanza sul territorio e la sorveglianza, attraverso i Carabinieri forestali e le altre forze dell’ordine, del rispetto delle norme a tutela della biodiversità e della fauna ittica».