Sentenza del Consiglio di Stato. Ma il Parco della Maddalena annuncia battaglia all’Ue
Isola di Budelli ritorna al privato. Legambiente: «Per tutelare non occorre comprare»
Venneri: «Meglio utilizzare quei fondi per la bonifica dei fondali della Maddalena»
[14 Aprile 2015]
La sentenza emessa ieri dal Consiglio di Stato sull’’isola di Budelli, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, ribalta quella del Tar e dice che l’Ente Parco non aveva il diritto di esercitare il diritto di prelazione e che quindi l’isola di 160 ettari è di proprietà del miliardario neozelandese Michael Harte, che nell’ottobre 2013 se l’era aggiudicata all’asta per 2,9 milioni di euro ed aveva assicurato non solo di non voler costruire, ma anche di voler avviare un progetto scientifico di ripristino dell’ambiente dell’isola.
Il 7 gennaio del 2014 il presidente del Parco Nazionale, Giuseppe Bonanno, aveva depositato al Tribunale civile di Tempio Pausania gli atti per esercitare il diritto di prelazione su Budelli, ricordando che «Gli adempimenti legali portati a termine in questi giorni, relativi al procedimento di asta fallimentare che aveva coinvolto i precedenti proprietari dell’isola, sono stati adottati in ottemperanza alle disposizioni dell’art. 15 della Legge quadro sulle aree protette e alle previsioni dell’art. 1, comma 115, della Legge di stabilità 2014, con cui il parlamento ha manifestato la sua indiscussa volontà di rendere patrimonio dello Stato il simbolo del Parco nazionale e la cui approvazione è giunta a conclusione di una lunga mobilitazione: dalla fine dello scorso mese di ottobre, centomila cittadini e molte personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e dell’ambiente avevano aderito con entusiasmo alla campagna di raccolta firme promossa, attraverso la piattaforma di petizioni Change.org, dall’ex Ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione Univerde».
La previsione dell’acquisizione dell’isola di Budelli da parte dello Stato nella Legge di stabilità 2014 fu resa possibile grazie alla mobilitazione trasversale di tutte le forze politiche in Commissione bilancio del Senato, su iniziativa dei senatori di Sinistra ecologia e libertà che avevano presentato un emendamento per ottenere le risorse finanziarie necessarie.
Ora Bonanno dice di voler portare fino in Europa la vertenza per «Budelli bene pubblico» e aggiunge «Non molliamo, la procedura non finisce qui. Se ci sono margini, la nostra intenzione è il ricorso alla giustizia europea. Budelli merita di più». In una dichiarazione all’Ansa Bonanno aggiunge: «E’ stata compiuta un’ingiustizia nei confronti dell’Isola di Budelli. Questa diatriba non fa altro che dilatare i tempi di una tutela che da anni è in stand by: se da una parte è vero che comunque sull’Isola di Budelli permangono i vincoli, è anche vero che non ci è consentito avviare interventi di valorizzazione. Non vogliamo abbandonare questa battaglia. Da trent’anni l’Isola di Budelli è stata abbandonata a se stessa e alle vicende personali dei proprietari, che l’hanno portata a esser svenduta nelle aule dei tribunali. Noi vogliamo sottrarla a queste vicissitudini. Non è sempre vero che una cosa nelle mani di un privato funzioni a prescindere, che funzioni meglio del pubblico».
Legambiente, che sulla prelazione per l’isola di Budelli non è mai stata d’accordo con Bonanno, quasi tutte le altre associazioni ambientaliste e le forze politiche fa nuovamente notare che «Per proteggere un bene prezioso come l’isola di Budelli non occorre comprarla. Lo abbiamo sempre sostenuto. Esistono vincoli e norme che possono tutelarla nel modo più idoneo, preservando il suo valore ambientale e paesaggistico senza necessariamente dover spendere soldi dello Stato per acquisirla».
Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente ribadisce che «Acquistare quell’isola sarebbe stata una spesa inutile, perché Budelli è privata sin dal 1800 e si è conservata integra in virtù dei vincoli e dei divieti severissimi che hanno impedito qualsiasi modificazione dello stato dei luoghi. Già oggi, ad esempio, non è possibile ad alcuno mettere piede sulla Spiaggia Rosa, la zona forse più delicata dell’isola, sia anche il custode o lo stesso attuale proprietario. A ciò si aggiunga che una porzione significativa è del demanio e tale rimarrà. In sostanza l’ambiente di Budelli è super tutelato grazie alle misure che lo Stato, il pubblico, ha saputo apporre su un bene privato di pregio come ce ne sono tantissimi nel nostro Paese. Il territorio italiano è pieno infatti di beni privati, isole, colline, boschi, montagne, delle cui sorti per fortuna non dispone il proprietario del bene e per l’acquisto dei quali non basterebbe una legge Finanziaria. Se si vuole realmente tutelare l’ambiente nell’arcipelago, meglio utilizzare quei fondi per completare la bonifica dei fondali dell’isola della Maddalena, o usarli per dare ossigeno alle aree marine protette della Sardegna piuttosto che sprecarli in acquisti inutili».
Il problema è che a sentenza del Consiglio di Stato ricorda che Budelli era proprietà privata prima dell’istituzione del Parco della Maddalena e che nel 1984 il prefetto di Sassari autorizzò il proprietario a vendere ad una società privata. Il Consiglio di Stato ha sottolineato che «Il diritto di prelazione ha carattere ablatorio della proprietà privata, cioè sostanzialmente espropriativo, e come tale deve avere una base legale certa, conformemente a quanto da sempre ritenuto pacifico e più volte ribadito anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo», ma soprattutto che la legge quadro sulle aree protette 394/91, richiede che per esercitare la prelazione relazione, richiede che sia «Adottato un piano di tutela del parco e che la prelazione possa riguardare solo le aree che in quel piano siano classificate nelle prime due zone di maggior tutela» e il Consiglio di Stato fa notare all’Ente Parco che «Iin questi lunghi anni il piano non è stato adottato dall’amministrazione e la sua mancanza inesorabilmente impedisce l’esercizio del diritto di prelazione», come già aveva evidenziato un anno fa in un’ordinanza cautelare emessa in corso di giudizio dello stesso Consiglio di Stato».
Si tratta quindi di una situazione del tutto diversa da acquisti di territori fatti da Enti Parco, come quello recente delle Dune di Lacona, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dove l’area protetta dispone del Piano del Parco e il bene ambientale era in forte degrado. Infatti il Consiglio di Stato dice che tutto questo «Non può essere impropriamente surrogata da altro strumento pianificatorio, diverso per contenuti e finalità, come aveva invece ritenuto in primo grado il Tribunale amministrativo della Sardegna. Né è sufficiente lo stanziamento in legge della somma necessaria, in quanto la copertura finanziaria presuppone comunque che la prelazione sia esercitata legittimamente».