La Francia proteggerà il 30% del suo mare e del suo territorio entro il 2022
Ma gli ambientalisti criticano il governo: obiettivi poco chiari e occorrono finanziamenti certi
[1 Febbraio 2021]
A gennaio la Francia ha pubblicato la sua Stratégie nationale des aires protégées che punta a proteggere il 30% del territorio marino e terrestre entro il 2022. Una decisione subito applaudita dal Wwf e invidiabile in un Paese come il nostro dove gli impegni di protezione ambientale presi dall’Italia a livello internazionale restano sulla carta per le proteste localistiche (basti vedere cosa sta succedendo con le Aree marine protette del Conero e dell’Arcipelago Toscano o con il Parco del Matese). Però, anche in Francia è necessario mobilitare i mezzi finanziari sufficienti per garantire l’efficacia di queste aree protette marine e terrestri.
Uno dei grandi obiettivi della 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd) che si terrà a fine anno in Cina sarà proprio quello di arrivare a proteggere il 30% del pianeta – a terra e a mare – entro il 2030. La Francia fa a gara con il Regno Unito (e ora con gli Usa di Joe Biden) per prendere la testa della protezione della biodiversità ed Emmanuel Macron ha scavalcato tutti: il 12 gennaio ha annunciato questi obiettivi saranno raggiunti entro il 2022. Quyesto vuol dire che in un terzo delò mare e del gterritorio francese sarà impossibile fare qualsiasi cosa? Evidentemente no (anche se gli antiparco e gli anti-AMP vorrebbero farlo credere). Aree in qualche modo protette si estendono già sul 23,5 % del territorio francese è hanno come principale obiettivo quello di fermare l’erosione della biodiversità e di attenuare il cambiamento climaticos.
Secondo l’Inventaire Nationale du Patrimoine Naturel, in Francia cio sono almeno 21 tipi di aree protette alle quali vanno aggiunti i siti di Rete Natura 2000, Come spiega Isabelle Arpin, dell’Institut national de recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement (INRAE), «Coabitano degli statuts estremanente vari, con regolamenti diversi, che permettono di conservare specie, paesaggi o elementi del patrimonio secondo esigenze variabili». Laure Debeir, responsabile del Programme aires protégées dell’Iucn, fa notare che «Però, un’area protetta non è un ambiente sottochiave, dove le attività umane sono proibite. Paer la maggior parte del tempo, senza rendersene conto, è in questi territori protetti che passiamo le nostre vacanze«.
L’Iucn cataloga le Aree protette secondo 6 categorie di antropizzazione e solo la prima categoria – quella che in Italia chiamiamo a tutela integrale o Zona A – b vieta interventi umani. In Francia si tratta di piccole aree come la Réserve intégrale du Lauvitel nel Parc National des Ecrins, vicino a Grenoble, accessibile solo agli scienziati, e rappresentano solo l’1,8 % delle aree protette. Il governo francese, come chiede la Cbd, si è impegnato a raggiungere il 10% di protezione forte entro il 2022, ma i criteri da p applicare sino ancora incerti.
Nel resto del territorio dei Parchi francesi, come in quelli italiani, sono autorizzate diverse attività sostenibili che non entrino in conflitto con le necessità di salvaguardia. Anche se la Francia ha Aree marine protette più estese e molto meglio finanziate di quelle italiane, più del 90% delle aree protette integrali delle AMP sono nei territori di oltremare, soprattutto nei mari australi poco frequentati. Il Centre de recherches insulaires et observatoire de l’environnement fa notare che «Mentre il 60% della costa marittima francese mediterranea è in zona protetta, in realtà solo lo 0,23% delle aree marine beneficia di una reale sorveglianza delle attività, con la messa in atto di sanzioni. La c vera sfida per la Francia non è quindi tanto quella di raggiungere il 30% di aree protette, ma darsi dei mezzi per rispettare le sue ambizioni».
La pensa così anche una delle maggiori associazioni ambient aliste, France Nature Environnement (FNE) che ha fatto delle proposte per migliorare la nuov a Stratégie nationale Aires Protégées (SNAP) e sottolinea che «Gli impegni in materia dello Stato sono molto deboli, malgrado gli annunci fatti a vov ce dal Presidente. Per France Nature Environnement, una strategia senza mezzi adeguati sarebbe sfortunatamente vocata al fallimento, in piena contraddizione con l’obiettivo assunto!»
FNE ricorda che «La SNAP deve porsi l’obiettivo fondamentale di proteggere e di ripristinare la diversita biologica terrestre e marina di fronte alle principali minacce che pesano sulla natura in ogni territorio. Deve iscriversi nella politica Trame verte, bleue, noire et bleue marine (serbatoi di biodiversità, corridoi ecologici, libero sviluppo delle foreste, approccio globale terra-mare alle sfide delle aree costiere) e i suoi obiettivi di conservazione devono essere integrati in tutte le politiche pubbliche».
Gli ambientalisti francesi evidenziano che «Per uscire dalla spirale dell’erosione della biodiversità occorre definire con chiarezza i concetti di “aree protette” e “aree protette forti”: in queste aree le misure a favore della biodiversità devono andare oltre il semplice rispetto del diritto comune. Dovrebbero mirare a rimuovere le pressioni dalle attività umane, almeno ridurle per garantire che non compromettano gli obiettivi di conservazione dei siti».
Per France Nature Environnement, tra le Aree protette «Dovrebbero essere conteggiate solo le superfici che beneficiano di misure efficaci a favore della biodiversità e che mostrano risultati».
Per questo FNE ha chiesto che «La SNAP dichiari esplicitamente l’obiettivo di creare aree protette “forti” per raggiungere il 10% del territorio (terra/mare, area metropolitana/oltremare), sulla base di: elenchi regionali di habitat e specie “minacciati” o scarsamente rappresentati nell’attuale rete, integrando, aggiornando e semplificando gli elenchi esistenti; settori in cui la pressione umana sulla biodiversità è significativa; regioni amministrative e zone marittime, anche offshore, con un basso tasso di superfici in aree fortemente protette. Per la parte marina, tutte le pressioni generate dalle attività umane devono essere eliminate in almeno il 10% di ogni façade maritime e bassin ultramari. Inoltre, uno degli obiettivi della SNAP deve essere la creazione o l’estensione dei siti Natura 2000 sulla base dei: criteri delle due direttive europee; settori in cui la pressione umana è elevata, in particolare nelle aree biogeografiche atlantiche e continentali dove i tassi di superficie nei siti Natura 2000 sono bassi».
Infine, France Nature Environnement chiede che il PSA preveda la creazione di un efficace “dispositivo di tipo Natura 2000” (oltre a forti aree protette), nei territori d’oltremare, come previsto dalla legge 2016 sulla biodiversità.
Per FNE, «Ogni area protetta deve essere dotata di misure di protezione e/o gestione efficaci, al di là del diritto comune, fino a quanto consentito dallo status (riserva, parco regionale, parco naturale marino, ecc.) E in base alle pressioni. Impatti locali sulla biodiversità. La SNAP deve assicurare la corretta ed efficace attuazione delle misure di protezione o gestione definite nello status. Deve dotarsi di indicatori che consentano in particolare di monitorare: controlli regolamentari effettuati da agenti incaricati e da impegni contrattuali; il tasso di superficie agricola utile delle aree protette che beneficiano di misure agroambientali efficienti ed efficaci dedicate alla biodiversità; il tasso di artificializzazione nelle aree protette che consentono determinati sviluppi; l’efficacia e la qualità delle valutazioni della pressione di qualsiasi progetto di sviluppo e di qualsiasi attività che potrebbe avere un impatto negativo sulle aree protette, comprese le analisi di rischio per la pesca la cui esecuzione è lenta, a discapito della legislazione europea; la promozione di pratiche realmente sostenibili e produzioni locali associate attraverso circuiti a km 0 e locali».