La strage di cervi in Portogallo potrebbe essere legata a un progetto fotovoltaico
La mattanza realizzata in una riserva di caccia portoghese rischia di trasformarsi in un incidente diplomatico con la Spagna
[28 Dicembre 2020]
Il 23 dicembre il ministro dell’ambiente e dell’azione per il clima del Portogallo, João Pedro Matos Fernandes, ha emesso un’ordinanza che dichiara: «1. La sospensione immediata della procedura di valutazione di impatto ambientale, anche della consultazione pubblica, relativa agli impianti fotovoltaici del lotto 18 dell’asta solare di luglio 2019, considerato che i suddetti impianti fotovoltaici sono situati all’interno della Quinta da Torre Bela nella quale sono stati sterminati più di 500 animali, fatti che ne hanno motivato la comunicazione al Pubblico Ministero. 2. Che l’Agência Portuguesa do Ambiente proceda, entro 30 giorni, alle indagini alla luce dei fatti verificatisi e, a seguito di tali indagini, riferisca, in particolare, se lo studio di impatto ambientale debba essere riformulato o integrato secondo la procedura valutazione dell’impatto ambientale del progetto in questione».
Intanto l’Instituto da Conservação da Natureza e das Florestas (ICNF) assicura di non essere stato a conoscenza della strage che ha avuto luogo il 17 e 18 dicembre in una zona di caccia in concessione come Zona de Caça Turística (ZCT) a Torrebela, nel nord del comune di Azambuja, a circa 40 km dalla capitale portoghese Lisbona, e ricorda che il Plano de Ordenamento e Exploração Cinegético di questa prevede il prelievo di cervi e cinghiali, secondo le modalità previste dalla legge, che comprendono le battute.
Ma le foto di almeno 540 animali pubblicate sui social network da alcuni degli stessi 16 cacciatori spagnoli autori della strage – rilanciati dalla stampa portoghese – hanno scioccato i Portoghesi a Natale e sono diventate virali nel resto dell’Europa e l’ICNF, considerato il numero di animali sterminati e il risalto mediatico, ha già avviato «un procedimento di indagine con l’Ente Gestore della ZCT al fine di accertare i fatti accaduti ed eventuali illeciti ai sensi della normativa vigente».
La Sociedade Agrícola da Quinta do Convento da Visitação, proprietaria della Quinta da Torre Bela e di resort di lusso, dice di aver dato permessi per abbattere solo 40 cervi e 65 per cinghiali, ma dai primi controlli i permessi risultano almeno 270.
Il massacro ha portato all’uccisione della maggior parte dei cervi e dei daini che vivevano a Quinta da Torre Bela e anche di una notevole quantità di cinghiali e ha provocato la rivolta di sindaci dell’are, partiti e ambientalisti arrabbiati per le immagini postate dai cacciatori spagnoli, accompagnate da frasi in inglese che parlano di un “super record” per una battuta di caccia organizzata in Portogallo.
IL governo di Lisbona parla di «crimine ambientale e ora la strage potrebbe anche trasformarsi in un caso diplomatico tra Portogallo e Spagna. La vicenda è arrivata in Parlamento e dall’opposizione il Partido Social Democrata (PSD – centrodestra) vuole che sia sentito il presidente dell’ICNF e Pessoas-Animais-Natureza (PAN) attacca: «Uccidere per divertimento e per sport è semplicemente disumano e rappresenta una grave battuta d’arresto della civiltà. Il PAN ha sostenuto una regolamentazione rigorosa per il settore della caccia a causa dei visibili impatti negativi sulla biodiversità, la protezione e il benessere degli animali e anche se le nostre proposte non hanno ricevuto finora l’accettazione parlamentare, non smetteremo di spingere per una legislazione più rigorosa ed equa. Nessuno sa, invece, esattamente quale sia lo stato di conservazione delle popolazioni di specie classificate come venatorie. I dati esistenti sono il risultato del conteggio degli animali morti e non il numero effettivo. Quindi, secondo il PAN, i censimenti sono essenziali. E’ in questo senso che abbiamo presentato una proposta al Governo per cercare di garantire la realizzazione di un censimento e il monitoraggio delle specie soggette a sfruttamento della selvaggina, che è stata però respinta con i voti contrari di PSD, PS, CDS-PP e PCP».
Sulla gestione della caccia nella zona di Azambuja il PAN haveva già fatto un’interrogazione parlamentare per accertare cosa abbia portato all’autorizzazione di una riserva di caccia in un’area di grande sensibilità ecologica e già bersagliata dalle polemiche, «dove è prevista l’installazione di un impianto fotovoltaico di 775 ettari, e il cui Studio di valutazione ambientale (VIA) è (era, ndr) ancora in fase di consultazione pubblica fino al 20 gennaio 2021». Il PAN ha chiesto anche un’audizione urgente al ministro dell’ambiente per chiarire questa situazione».
Per quello che è successo all’Herdade da Torrebela protesta anche il Partido Comunista Português (PCP): «E’ un atto che richiede un’indagine sulle circostanze in cui si è verificato, la sua copertura legale e l’identificazione dei responsabili per i fatti in questione, e qualora ne sia accertata l’illegittimità, per punire i responsabili deve essere applicata la Legge vigente. Si tratta di un atto che illustra ancora una volta la mancanza di risorse umane e tecniche all’Instituto da Conservação da Natureza e das Florestas (ICNF). Il PCP apprezza lo sforzo quotidiano del suo personale e dei suoi dipendenti, ma si è dimostrato manifestamente insufficiente. Ricordiamo che, nella discussione del Bilancio dello Stato per il 2021, come nelle precedenti, il PCP ha proposto il rafforzamento dei fondi per l’ICNF al fine di consentirgli di avere i mezzi umani e tecnici per adempiere alle sue competenze, proposte che sono state bocciate da PS , PSD e CDS».
Ma, rispondendo al PAN, il PCP (che si è presentato alle elezioni alleato con i Verdi) sottolinea che «Cacciare non significa uccidere e che la situazione specifica non ha nulla a che vedere con la secolare tradizione della caccia nel nostro Paese, che coinvolge le componenti dell’attività outdoor, il contributo al controllo delle specie e il dinamizzare il mondo rurale, ma promuovere un’impresa, con un valore per partecipante che, secondo gli elementi pubblici dell’azienda, possono superare i 10.000 euro per partecipante».
I comunisti portoghesi fanno notare che la strage di cervi si è verificata «in un contesto in cui ai cacciatori è stata vietata la caccia a causa delle limitazioni imposte dallo Stato di emergenza».
Per il ministro dell’ambiente portoghese, «L’efferata uccisione di questi animali selvatici rappresenta un gesto vile, oltre che un crimine ambientale da portare in tribunale». Ma anche Matos Fernandes difende la caccia: «Le segnalazioni e le notizie in nostro possesso sul massacro indiscriminato di animali ci indicano che non ha nulla a che fare con la caccia, intesa come pratica che può contribuire al mantenimento della biodiversità e degli ecosistemi».
Il massacro è avvenuto in una Zona de Caça Turística (ZCT) di 1.100 ettari totalmente recintata da muri, la Herdade da Torre Bela e la compagnia che «non è stato l’operatore di quella caccia né l’ha organizzata o ha partecipato, direttamente o indirettamente».
In un comunicato l’impresa «ripudia con fermezza il modo sbagliato, illegittimo e abusivo in cui è avvenuta la battuta» e assicura di esserne venuta a conoscenza «a posteriori ” e solo attraverso i media. E’ inequivocabile che il gruppo di cacciatori abbia ampiamente superato i diritti di caccia acquisiti, superando i limiti concordati contrattualmente con l’operatore e che sono in linea con quanto consentito dalla licenza di Zona de Caça in vigore in quella data».
Inoltre, Herdade da Torre Bela afferma che «sin dal primo momento ha collaborato strettamente e permanentemente con le autorità competenti al fine di chiarire appieno l’accaduto e di determinare appieno le responsabilità, e si riserva il diritto di adottare il adeguate misure giudiziarie, per essere risarcita di tutti i danni causati da questo malaugurato evento».
Poi la proprietà fa un accenno alla vicenda dell’impianto fotovoltaico, ipotizzato come possibile “incentivo” della strage da alcuni giornali: «Contrariamente a quanto scritto speculativamente da alcuni media, il verificarsi di questo deplorevole abuso, a cui Herdade da Torre Bela è estranea, non ha alcuna correlazione con altre attività di Herdade o dei suoi proprietari» e ribadisce che «Dal 2001 ha svolto un’attività venatoria, intesa come pratica che contribuisce al mantenimento della biodiversità e della sostenibilità ambientale, senza che siano mai state rilevate irregolarità» e che ha reintrodotto i cervi, «La specie di selvaggina più grande, all’epoca estinta, per cui non può che ripudiare con veemenza quanto accaduto».
Ma alla fine anche il ministro dell’ambiente ha ammesso che è necessario riv edere la legge sulla caccia e in particolare per quanto riguarda le battute: «Secondo la legge, le cacce e le battute non devono essere comunicate all’ICNF. Si tratta infatti di un errore che, per essere corretto, richiede una modifica della legge secondo la quale questi atti devono essere comunicati. Quanto accaduto è assolutamente vile e ignobile».
Intanto , l’ICNF ha sospeso, con effetto immediato, la licenza per la Zona de Caça di Torre Bela è ha presentato alla Procura della Repubblica una denuncia di reato contro la conservazione della fauna.
Dopo è venuto fuori che la strage di animali per installare i pannelli solari a Torre Bela era iniziata mesi fa. Secondo TSF Rádio Notícias, «Lo studio sull’Impatto Ambientale consegnato a novembre all’Agência Portuguesa do Ambiente (APA) conferma che negli ultimi mesi il proprietario di Quinta da Torre Bela aveva già svolto diverse cacce per ottenere una forte riduzione del numero di cervi, daini e cinghiali». Dalla documentazione consultata da TSF, «Il motivo addotto è uno solo: l’aspettativa di realizzare un impianto fotovoltaico per la produzione di energia solare. In assenza del progetto, ci si aspetterebbe il mantenimento della Zona de Caça. Lo stesso studio aggiunge che l’azienda proprietaria era interessata a trovare una soluzione per gli animali, in quanto trarrebbe vantaggio dall’affitto del terreno per il futuro impianto».
Lo studio, datato novembre, rivela che gli animali che per anni sono stati una fonte di reddito in un’area di caccia sono diventati un problema che necessitava di «soluzione». Insomma il grosso impianto solare avrebbe tolto spazio e habitat a cervi, daini e cinghiali: «L’area non ha dimensioni e cibo sufficienti per mantenere tutti gli animali esistenti».
Tuttavia, liberare gli animali dalla più grande fattoria murata del Portogallo non sarebbe stato possibile perché un’analisi preliminare ha rilevato che i cervi e i daini di Torre Bela sono geneticamente diversi dalle specie della penisola iberica». Il solito pasticcio venatorio della pronta-caccia consumistica che, questo sì, non ha più niente a che vedere con la caccia tradizionale.
Per far posto all’impianto fotovoltaico si prevedeva che, prima dell’inizio dei lavori, tutti gli animali sarebbero stati allontanati basandosi su due soluzioni graduali e che «Gli animali erano già in fase di trasferimento dalla zona murata dove sarà installato il futuro impianto».
Intanto però l’azienda aveva autorizzato diverse grosse battute che hanno portato «ad una grande riduzione del numero di animali». A marzo, un’analisi preliminare del progetto della quale è entrata in possesso TSF e consegnata dalla proprietà all’APA, evidenziava che «Si sta valutando una soluzione alternativa per il trasferimento in un’altra fattoria, evitando una soluzione più drastica attraverso successive azioni di caccia». Il documento sottolinea che «l’obiettivo è quello di evitare lo sterminio» e che erano state valutate diverse soluzioni da presentare all’INCF per scegliere l’opzione migliore.
La rimozione di cervi, daini e cinghiali dalla Quinta da Torre Bela è una delle misure per ridurre al minimo gli impatti ambientali presentato dai promotori del progetto affinché l’APA approvi la centrale solare e lo studio di impatto ambientale sottolinea con forza che «L’interesse pubblico delle centrali fotovoltaiche è innegabile» e che «Fanno parte delle linee guida del governo».
L’impianto da realizzare a Torre Bela corrisponde a gran parte dell’asta per l’energia solare indetta dal Portogallo nel luglio 2019 e vinta dall’azienda promotrice dell’opera. Lo studio di impatto ambientale fa riferimento all’impatto positivo del futuro impianto per gli obiettivi del Portogallo nella lotta al cambiamento climatico e per gli impegni del Paese in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili fino al 2025.
Poi sono arrivati i cacciatori spagnoli è hanno sconvolto tutto abbandonandosi a una strage che probabilmente ha molte complicità in Portogallo.