La Tanzania vieterà i sacchetti di plastica
Ma non è una crociata contro la plastica: sacchetti biodegradabili e migliore gestione dei rifiuti
[11 Gennaio 2016]
Il governo della Tanzania ha annunciato che intende vietare i sacchetti di plastica perché danneggiano l’ambiente, in particlare quello marino e costiero. Il ministro dell’ambiente della Tanzania, January Makamba, ha detto: «Ci ispireremo all’esempio del vicino Rwanda che è riuscito ad eliminare l’utilizzo di questi sacchetti», il Rwanda si era a sua volta ispirato ad Paesi in via di sviluppo, come il Bangladesh, per eliminare questi sacchetti che in Africa sono diventati un grosso problema, visto anche il primitivo e spesso inesistente sistema di smaltimento dei rifiuti in molti Paesi. I sacchetti di plastica non danneggiano solo la fauna e il paesaggio ma spesso provocano l’occlusione di canali di scarico e fogne, con conseguenti allagamenti.
Non si tratta di una crociata contro la plastica, infatti Makamba ha ordinato al National environment management council della Tanzania (NEMC) di elaborare un piano per affrontare il problema dell’utilizzo dei sacchi di plastica: «All’inizio, vogliamo comprendere come gestire al meglio l’utilizzo dei sacchi di plastica da parte degli acquirenti».
Il modello dovrebbe essere quello approvato nel 2008 dal Rwanda che ha dichiarato illegale l’utilizzo di sacchetti di plastica non biodegradali e che incoraggia la popolazione ad utilizzare sacchetti di carta e borse di tela o altri contenitori tradizionali.
Già 5 anni fa il governo della Tanzania aveva annunciato la volontà di vietare la produzione e la vendita di qualsiasi tipo di sacco di plastica, ma senza poi prendere le misure necessarie. Ora Makamba dice che «E’ difficile prendere iniziative audaci. Ci sono molti aspetti tecnici legati all’utilizzo dei sacchi di plastica e dei tipi di sacchi da eliminare. Questo richiede delle ricerche».
La Tanzania ed altri Paesi africani potrebbero quindi “saltare” tutta la discussione sui sacchetti che abbiamo vissuto in Europa, a cominciare dall’Italia che ha fatto da apripista com Paese, prendendo atto che non si può fermare la produzione di plastica né il suo utilizzo, ma che il nostro pianeta deve fare i conti con questa nuova fonte di inquinamento derivante da una cattiva gestone, raccolta e riutilizzo dei rifiuti, un problema che sta diventando particolarmente sentito in un Tanzania, che deve molta della sua crescita economica al turismo ed alle bellezze del suo ambiente terrestre e marino.