Le carpe invasive mettono a rischio la sopravvivenza degli uccelli acquatici
E’ primo studio che dimostra chiaramente l’impatto ecologico delle carpe sugli uccelli acquatici delle lagune mediterranee
[11 Luglio 2017]
«La presenza della carpa – specie invasiva di acqua dolce con un’ampia distribuzione in tutto il mondo – riduce in maniera allarmante le popolazioni di anate tuffatrici e di uccelli acquatici». A dirlo è lo studio “Dramatic impact of alien carp Cyprinus carpio on globally threatened diving ducks and other waterbirds in Mediterranean shallow lakes” publicato su Biological Conservation dai ricercatori Alberto Maceda Veiga, del Instituto de Investigación de Biodiversidad de la Universidad de Barcelona (IRBio), e Raquel López e Andy J. Green, della Estación Biológica de Doñana (EBD-CSIC).
Si tratta del primo studio che dimostra chiaramente l’impatto ecologico delle carpe sugli uccelli acquatici delle lagune mediterranee e lancia l’allarme sul fortissimo effetto che ha questo pesce alieno su specie rare come il gobbo rugginoso (Oxyura leucocephala) e il moriglione (Aythya ferina), a rischio estinzione secondo la Lista Riossa Iucn.
La carpa (Cyprinius carpio) è considerata una delle 100 specie invasive più pericolose del mondo. Originaria dell’Asia e dell’Europa, è inclusa nel Catálogo español de especies exóticas invasoras per la sua capacità di adattarsi e di occupare un vasto spettro di habitat, compresi quelli più degradati. I ricercatori spagnoli evidenziano che «Si tratta di una specie molto apprezzata nella pesca sportiva e nell’acquacoltura e, anche se genera impatti ecologici ben noti in diversi Paesi, tuttavia mancano studi sui suoi effetti su organismi cone gli uccelli acquatici».
Le riserve naturali delle lagune di Medina (Cádiz) e di Zóñar (Córdoba), in Andalusia, sono le aree studiate dagli autori del nuovo lavoro scientifico. Queste due lagune poco profonde sono tra le zone umide più problematiche del sud della penisola iberica e rappresentano aree essenziali per la migrazione invernale e la riproduzione di molte specie di uccelli acquatici, per questo la gestione delle riserve, affidata alla Junta de Andalucía, sta tentando di eradicare le carpe.
Maceda spiega che «La carpa è una specie molto apprezzata dai pescatori e, dato che è tanto tempo che si trova nella penisola, alcune persone pensano che sia una specie autoctona. Per questo è importante che ci siano studi scientifici come questo, che dimostrano chiaramente il grave impatto ecologico della carpa nei nostri ecosistemi, per far prendere coscienza all’insieme della società della problematica ecologica causata dalla sua invasione. Le lagune come Medina e Zóñar sono sistemi lacustri di grande importanza per la conservazione della biodiversità acquatica in regioni semiaride come il Mediterraneo. Dal nostro studio scientifico si vede il grave impatto che si produce su molte popolazioni di uccelli emblematici, se tutte le lagune saranno invase da questa specie esotica».
La carpa preferisce vivere in acque calme con molti nutrienti di origine naturale o derivati dall’immissione di acque inquinate, come per esempio da fertilizzanti agricoli. Alimentandosi, la carpa altera la dinamica naturale di queste lagune, fino al punto di poter arrivare ad eliminare le piante acquatiche.
LO studio spagnolo descrive per la prima volta in maniera dettagliata gli impatti biologici delle carpe sulle specie di uccelli che fanno uso esclusivo degli ambienti acquatici, e che, anche se sono onnivori come alcune anatre, o più erbivori, subiscono ugualmente l’impatto della carpa che elimina le piante acquatiche, riduce l’abbondanza di molti invertebrati che le utilizzano come rifugio e che sono il cibo degli uccelli. Inoltre, la carpa è anche una specie predatrice degli invertebrati acquatici. Per specie come il germano reale, che è più generalista e interagisce con l’habitat terrestre—, l’impatto ecologico è molto minore. Anche le specie che si nutrono di pesci sono favorite dall’invasione delle carpe.
Maceda evidenzia che «La carpa sradica e frammenta le piante acquatiche mentre si alimenta nel fondo della laguna. Inoltre, il sedimento ce ha smosso durante il processo ritorna a depositarsi sulle piante e le soffoca. In modo diretto o indiretto, come risultato finale, le praterie di piante subacquee spariscono. In questo contesto, è prevedibile che gli inverni corti e miti come quelli del sud della Penisola e gli effetti derivanti dal cambiamento climatico intensificheranno l’impatto ecologico della carpa, visto che sarà attiva per più tempo durante l’anno».
Lo studio analizza un vasto periodo di tempo che comprende due cicli di invasione della carpa nella laguna di Medina – la più estesa della provincia di Cadice e la seconda di tutta l’Andalusia – e censisce tutti gli uccelli acquatici presenti. Secondo gli autori, «Il fatto di studiare un margine temporale ampio, che include due cicli di invasione, evita la polarizzazione prodotta dai cambi demografici annuali, o anche risposte tardive della comunità di organismi che possono passare inosservate».
Gli autori dello studio concludono: «La carpa rappresenta un problema ecologico nel nostro territorio e bisogna controllare le sue popolazioni. Manipolare le condizioni ambientali che fanno proliferare la carpa in un ecosistema è una possibilità per ridurre il reclutamento e l’espansione di questa specie invasiva. Ora, quando l’invasione è localizzata, il protocollo più efficace è la cattura diretta mediante reti o la pesca elettrica. Certamente, dovremo regolare la popolazione di carpe seguendo i protocolli etici del benessere animale e della gestione dei corrispondenti residui biologici». .