Le menzogne di Trump sul muro col Messico. William Pendley: «Difende l’ambiente»
Un negazionista climatico amico dei petrolieri a capo del Blm che dovrebbe difendere le terre pubbliche Usa
[28 Ottobre 2019]
Il direttore ad interim del Bureau of Land Management (Blm), William Pendley, ha negate che il muro di confine con il Messico che sta facendo costruire l’Anald Trump sia il disastro ecologico denunciato da migliaia di scienziati e dalle associazioni ambientaliste statunitensi e messicane, ma il 25 ottobre ha al contrario detto che il muro viene costruito anche per «affrontare la crisi ambientale che colpisce i territori più vulnerabili del nostro Paese», un’area fragile «invasa dagli illegali da persone con armi da fuoco, persone che trasportano droghe».
Sierra Club, la più grande, diffusa e influente associazione ambientalista Usa fa notare che «Il muro di Trump ha già devastato 600 acri di terreni pubblici, abbattendo piante autoctone, interrompendo corridoi migratori della fauna e drenando risorse idriche essenziali del Southwest, Foto e video di residenti frontalieri rivelano il danno che ha causato la costruzione del muro in Arizona, come la distruzione di cactus e siti archeologici nell’ Organ Pipe Cactus National Monument. Pompare acqua sotterranea per mescolare il calcestruzzo per la costruzione del muro di confine minaccia di seccare le fragili zona umide desertiche di Quitobaquito Springs e del San Bernardino National Wildlife Refuge in Arizona. Allo stesso tempo, in Texas, è iniziata la costruzione del muro in luoghi adiacenti al Lower Rio Grande Valley National Wildlife Refuge, subito a sud dei 3-311 acri del tratto del Las Palomas refuge, areale della colomba ala bianca e di diverse alttre specie autoctone di questa regione.
Commentando le dichiarazioni del direttore ad interim del Blm, Dan Millis, manager della campagna Borderlands di Sierra Club, ha sottolineato che «Se una foto vale più di mille parole, allora ci sono interi libri che smentiscono la profondamente erronea dichiarazione di Pendley sul muro di frontiera. Chiedete a chiunque viva nel Southwest: il è ed è sempre stato un disastro ambientale. E la scienza lo dimostra. Il riformnimento locale di acqua e le nostre comunità sono di fronte alla minaccia di danni irreversibili a causa di questo muro. Continueremo a lottare contro questo muro e tutte le pericolose menzogne e le politiche irresponsabili che mettono in pericolo i territori di frontiera e le comunità frontaliere».
Ma chi è questo Pendley che sta cercando assurdamente di trasformare la costruzione del muro in una salutare storia di protezione ecologica? Secondo quanto scrive Brian Kahn su Gizmondo, «E’ un maniaco che ha definito la scienza climatica ” scienza politica o scienza spazzatura, non vera scienza” e che su Twitter si lamenta degli “ambientalisti radicali” su Twitter. A proposito, il suo handle di Twitter è @sagebrush_rebel, un’allusione al movimento Sagebrush Rebellion che prese il via negli anni ’70 per trasferire il controllo del territorio federale negli Stati Uniti e rendere più semplice all’estrazione di petrolio, gas, mineraria e ad altre grandi industrie di spogliare il territorio. Scrivendo nel 2014 sulla National Review, ha detto di sperare che la disputa armata in corso tra il governo federale e gli allevatori per le licenze di pascolo non pagate avrebbe portato a una nuova ribellione di Sagebrush».
Insomma, Pendley è uno dei tanti negazionisti climatici e nemici dell’ambiente che Trump ha messo a dirigere importanti amministrazioni e uffici che dovrebbero tutelare l’ambiente e la salute degli statunitensi, uno che vuole trasformare la federal land in territori utili solo per gli interessi delle grandi corporations e che improvvisamente si preoccupa dell’integrità di quelle terre per costruire il muro di Trump.
E ad essere preoccupate non sono solo le associazionia neon Nel frattempo, nel mondo reale, le prove della dii non sono solo gli ambientalisti: il National Park Service, che gestisce i terreni sui quali viene costruito il nuovo muro in Arizona dice che potrebbero essere distrutti antichi siti archeologici e migliaia di scienziati hanno firmato una lettera nella quale fanno notare che «le sezioni del muro già costruite stanno riducendo l’area, la qualità e la connettività degli habitat di piante e animali e stanno compromettendo più di un secolo di investimenti binazionali nella conservazione».
Kahn scrive: <Dire che il muro è qualcosa di diverso da una catastrofe per le fragili terre naturali che corrono lungo il confine tra Stati Uniti e Messico è una bugia. Eppure, dato che questa è l’amministrazione Trump, eccoci qui. Dopotutto, questa è la stessa amministrazione che ha dichiarato un’emergenza nazionale inventata in modo da poter spostare i fondi da altri progetti di sicurezza nazionale a mantenere una promessa razzista fatta in campagna elettorale».
Pendley mente anche su droga e armi da fuoco: la stragrande maggioranza non passa attraverso aree selvagge e desertiche come quelle del confine Usa – Messico, ma arriva negli Usa attraverso i porti. Quando il traffico di droga era diffuso in aree come l’Organ Pipe Cactus National Monument, il governo federale ha messo barriere per i veicoli che lo hanno drasticamente ridotto, tanto che Kevin Dahl, direttore per il southwest della National Park Conservation Association, ha detto in una recente intervista a Earther che «Ora il Parco è più sicuro di una vasca da bagno» e, secondo i dati di Border Patrol, dopo un picco di arresti lungo il confine all’inizio di quest’anno, il numero di persone arrestate è in calo. È probabile che il muro rovini deflusso dell’’acqua, tagli in due il territorio di cui hanno bisogno animali come i giaguari e, secondo Dahl, «Crea un campo di sterminio unico per i rapaci che vi si appollaiano ed eliminano tutte le creature del deserto che hanno perso l’habitat per colpa delle costruzioni».
Insomma, l’unica cosa che resta a Pendley. Convertitosi improvvisamente sulla via di Damasco dell’ambientalismo, sono le tracce che i migranti che riescono ad attraversare il confine lasciano nella natura selvaggia, ma sono niente rispetto alla costruzione di un muro che impedisce a molte specie di migrare e di spostarsi nei loro territori. Kahn fa un esempio molto azzeccato: «E’ come avere il prurito e decidere di grattarselo con un paio di forbici arrugginite».