Ecco le prime Unità cinofile antibracconaggio italiane
Scuola di Alta Formazione Antibracconaggio, Legambiente e Arma dei Carabinieri insieme per fermare bracconieri e commercianti di frodo di animali selvatici
[27 Aprile 2018]
Kenia, Africa, Dingo, India, Mora, Lapa, Titan, Puma e Furia sono i cani di razza labrador e pastore belga Malinois delle prime Unità cinofile italiane antibracconaggio di cui l’addestramento ad opera della la Scuola di Alta Formazione Antibracconaggio (Safa) si è appena concluso in Toscana, a Rispescia (GR) nella sede di Festambiente. La Safa è nata all’inizio dell’anno, nell’ambito del Protocollo d’intesa sottoscritto tra Legambiente e Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, grazie alla partnership con l’Ente Nazionale per la Cinofilia Italiana e Almo Nature, con il patrocinio della Federazione Italiana Parchi e Riserve naturali.
Secondo Vanessa Pallucchi, vice presidente nazionale di Legambiente, «Un partenariato così ampio può garantire il lavoro trasversale necessario a contrastare il bracconaggio: un lavoro di contrasto sul campo, ma anche culturale, per rendere evidente al maggior numero di persone le conseguenze pesanti che le pratiche illegali hanno sulla conservazione della biodiversità. Questo corso della Scuola di Alta Formazione Antibracconaggio mette insieme più figure professionali e di volontari che si stanno formando e specializzando per dare un utile supporto al presidio dei territori che necessitano di forme sempre più consapevoli di tutela e controllo».
I cani, insieme ai rispettivi conduttori, hanno dato prova al Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari (Cufaa) dell’Arma dei Carabinieri a Roma di quanto imparato per contrastare il bracconaggio e il commercio di frodo che in Italia sono purtroppo pratiche ancora molto diffuse.
Legambiente spiega che «I cani possono rilevare e seguire le tracce sul terreno, rilevare e seguire il cono d’odore nell’aria, ricercare e rilevare sostanze organiche e inorganiche, come armi, munizioni, trappole o animali protetti uccisi. Queste tre tecniche specializzate – tracking, trailing e detection – sono parte della formazione e addestramento svolta da docenti con esperienze internazionali»
A Roma, oltre a mostrare i metodi di addestramento e le grandi potenzialità della formazione in corso, è stato fatto il punto sull’attività antibracconaggio portata avanti dall’Arma dei Carabinieri, sottolineando l’importanza della collaborazione con le associazioni di protezione ambientale e del coinvolgimento di importanti attori economici e sociali.
Anche il Generale C.A. Antonio Ricciardi, Comandante del Cufaa ha espresso la propria soddisfazione per «L’avvio, con il primo corso della Scuola di Alta Formazione, di un percorso comune nel settore dell’antibracconaggio, come indicato dal piano nazionale antibracconaggio che prevede una strategia unitaria tra istituzioni e associazioni attive nel settore”, sottolineando “l’importanza della rete che si è costituita tra i diversi attori con competenze nel settore, cani compresi. Questa consentirà di incrementare le competenze areali attuali e, come sta già avvenendo, di sperimentare nuove tecniche rispetto a quelle antiveleno addestrando i cani per diversi ambiti d’intervento».
Gli ambientalisti ricordano che «L’aggressione alla fauna si sviluppa anche in Italia secondo due macro direttrici: il bracconaggio e commercio di specie animali presenti in Italia e il bracconaggio e il commercio di specie animali provenienti da altri continenti». A salvaguardia della fauna italiana, nel solo 2017 il Cufaa, oltre ai controlli venatori e sulle attività ittiche nelle acque interne, ha effettuato una serie di campagne antibracconaggio ad hoc in alcuni dei cosiddetti black-spot: nelle valli bresciane, nelle zone umide della provincia di Foggia, sulle piccole isole degli arcipelaghi Pontino e Campano, sul versante calabrese dello Stretto di Messina, in prossimità del Parco del Ticino. In totale: 770 reati accertati, 590 persone denunciate, 236 armi da fuoco sequestrate e 22 arresti. Sono stati accertati oltre 1.463 illeciti amministrativi per un importo totale delle sanzioni notificate pari a 168.992,00 euro. Ben 1.611 animali vivi risequestrati e liberati, tra le valli bresciane e le zone umide della provincia di Foggia, e oltre 2.489 animali morti sequestrai ai bracconieri negli stessi territori.
Per salvaguardare la fauna di altri continenti, nel solo 2017 i controlli su animali vivi del Cufaa hanno accertato: 4.823 esemplari della famiglia Testudinidae spp. (tartarughe di terra), 2.794 pappagalli (cacatua, ara, ecc.), 52 primati (scimpanzé, macachi, cercopitechi etc.), 45 felini di grossa taglia (leoni, tigri, leopardi, ecc.), 229 ibridi tra lupo selvatico (Canis lupus spp.) e canidi, 4 lupi selvatici (Canis lupus), 1.161 rapaci diurni (Falconiformes spp., aquile, falchi, ecc.) e notturni (gufi, civette, ecc.). Il valore degli esemplari vivi o morti sequestrati è stato di 1.139.623 euro.
Il presidente della Fondazione Almo Nature, Pier Giovanni Capellino, ha annunciato che «Nei prossimi mesi donerò con effetto retroattivo sui profitti maturati dal 1 gennaio 2018 l’intera proprietà di Almo Nature a una fondazione costituita col solo fine di promuovere ovunque nel mondo progetti in difesa dei cani, dei gatti e della biodiversità. Attraverso la fondazione, Almo Nature sta diventando uno strumento economico a disposizione degli animali e di coloro che, come questo progetto con Legambiente, condividono l’idea che sia necessario un nuovo patto degli umani con tutte le altre vite».