Le reti al peperoncino non allontanano i delfini
La capsaicina non scoraggia i delfini affamati come invece avviene per diversi animali terrestri
[25 Novembre 2022]
Mentre il pesce diminuisce in tutto il mondo, pescatori e cetacei si trovano spesso a competere per la stessa risorsa e aumenta la ricerca di un modo affidabile per impedire ai delfini di saccheggiare le reti.
La depredazione dei pesci da parte dei delfini causa una diminuzione del reddito dei pescatori, ma mette anche i delfini a rischio di ferirsi e impigliarsi nelle reti. Le soluzioni trovate finora come l’utilizzo di rumori o “camuffamento riflettente” non sembrano funzionare. Così in Grecia hanno cercato il deterrente perfetto: qualcosa di così spiacevole da allontanare i delfini e tenerli lontani e si sono inventati reti da pesca rivestite con una resina alla capsaicina, il composto chimico che conferisce ai peperoncini la loro bruciante piccantezza. Infatti, i deterrenti a base di capsaicina si sono dimostrati efficaci con altri mammiferi come cervi, scoiattoli, conigli e roditori. Anche alcuni insetti e uccelli sembrano non gradire il gusto del peperoncino.
Ma lo studio “Dolphins don’t mind hot sauce: testing the effect of gill net coating on depredation rates”, pubblicato su Marine MammalScience da un team di ricercatori dell’Università Aristotele di Salonicco racconta la storia di un fallimento. Come ha spiegato ad Hakai Magazine la principale autrice dello studio, la biologa marina Maria Garagouni, dopo 5 mesi di test di pesca con reti rivestite di capsaicina, i ricercatori hanno dovuto prendere atto che la loro idea non ha funzionato. I delfini tursiopi (Tursiops truncatus) che hanno interagito con le reti alla capsaicina si sono mostrati del tutto indifferenti a quello che doveva essere un deterrente.
La Garagouni ha iniziato a collaborare una decina di anni con i pescatori per studiare la depredazione nel Mar Egeo fa e, nonostante il risultato deludente del nuovo studio, dice di essere rimasta colpita ancora una volta dall’abilità dei tursiopi nel rubare dalle reti: «Quando i delfini entrano in una rete per un pasto – spiega su Hakai Magazine – è più di un lavoro di spaccare e afferrare. Gli animali spesso eseguono missioni metodiche nelle reti finché non hanno mangiato a sazietà. Lo shock iniziale per me è stato vederlo accadere in tempo reale»
La prima volta che i delfini hanno interagito con le loro reti alla capsaicina, due tursiopi hanno fatto 217 buchi in non più di 15 minuti. E dopo aver depredato le reti il tursiopi hanno fatto quelli che la Garagouni chiama i giri della vittoria: «Il gioco dopo, quando c’erano i giovani nel gruppo – dopo che si erano saziati di pesce – i giovani se ne andavano e facevano salti in aria, quasi come per bruciare tutto questo nuovo carburante. Se questo fosse stato il mio sostentamento, penso che sarebbe l’elemento più irritante da guardare. Ma per me, ovviamente, è stato fantastico».
Quindi i delfini potrebbero trangugiare senza problemi cibo molto piccante? Secondo la neuroscienziata Aurélie Célérier dell’Université de Montpellier, specializzata in comunicazione dei mammiferi marini e che non è stata coinvolta nello studio, «E’ troppo presto per dirlo. Mentre è noto che molti cetacei, inclusi i delfini tursiopi, mancano di quattro dei cinque sapori primari – possono solo captare il salato – il piccante è registrato da un diverso insieme di cellule sensoriali attraverso la chemestesi. Questo processo, che segnala sensazioni come dolore e calore, è poco studiato nella specie. Altri odontoceti sembrano avere l’hardware necessario per il rilevamento della capsaicina. Ma c’è ancora molto da imparare».
Dietro l’indifferenza dei tursiopi per la capsaicina potrebbe esserci qualcos’altro: la loro super intelligenza. I delfini riescono a imprigionare le loro prede con reti fatte da pennacchi di fango, inteneriscono le prede troppo coriacee lanciandole in alto e sono noti per un’ampia varietà di strategie di alimentazione intelligenti e comportamenti sociali e di accoppiamento molto sofisticati. Gli scienziati evidenziano che «La loro propensione all’innovazione, unita al fatto che sono notoriamente mangiatori poco esigenti, li aiuta a sopravvivere, ma è anche in parte quel che li mette in conflitto crescente con i pescatori. I delfini potrebbero semplicemente aver escogitato un modo per irrompere nelle reti piccanti senza stabilire molti contatti con le reti stesse».
Il rivestimento di capsaicina delle reti non ha scoraggiato i delfini, ma sembra averlo fatto con un altro animale: un predatore non identificato, forse una tartaruga marina, una foca o uno squalo, che ha strappato grandi buchi nelle reti di controllo degli scienziati, ma non nelle reti piccanti.
La ricerca sulle reti alla capsaicina anti-delfini si è rivelata un insuccesso, ma la Garagouni conclude: «Spero che serva da trampolino di lancio per altri nella ricerca per superare in astuzia i delfini. Anche uno studio che fallisce, offre indizi utili e porta a porsi nuove domande».