Legambiente: «Istituire il Parco Nazionale del Delta del Po e ampliare quello dell’Appennino»

La richiesta dopo il MAB Unesco per Delta Po, Appennino Tosco emiliano e Alpi di Ledro e Judiciaria

[11 Giugno 2015]

Secondo Legambiente è «Un riconoscimento importante quello arrivato direttamente da Parigi che evidenzia il grande valore ambientale di due Parchi italiani, il Parco regionale del Delta Po, il Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, e del territorio trentino delle Alpi del Ledro e Judiciaria. Queste tre aree vanno ad arricchire l’elenco dei 13 siti italiani che fanno parte della lista Unesco delle Riserve della Biosfera, che include gli esempi migliori di sviluppo economico di un territorio rispettoso non dell’ambiente e degli ecosistemi e della biodiversità».
In una dichiarazione congiunta Lorenzo Frattini, presidente regionale Legambiente Emilia Romagna e Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette del Cigno Verde, esprimono «grande soddisfazione per la scelta dell’Unesco in quanto parliamo di siti estremamente diversi tra loro, ma che racchiudono tutti paesaggi unici e significativi patrimoni di biodiversità. Auspichiamo, inoltre, che questo rappresenti l’occasione per iniziare un percorso che porti all’istituzione di un Parco nazionale del Delta del Po, riunendo finalmente sotto un’unica tutela i due versanti, romagnolo e veneto di questo territorio. Sarebbe inoltre importante che si arrivasse ad un allargamento dei confini del Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano che sia più coerente con le caratteristiche naturali, sociali ed economiche di quest’area».
Secondo Legambiente, «Sarebbe spiacevole che a questa capacità di vedere il Delta come soggetto unitario da parte dell’Unesco, non corrispondesse la volontà delle amministrazioni locali e regionali a superare l’attuale divisione amministrativa negativa sia per l’efficace tutela degli ecosistemi sia per la capacità di un lavoro comune su progettualità di valorizzazione e fruizione di questi territori. Per questo è importante che si attivano politiche locali che valorizzano e non disattendono il “capitale” di immagine portato dal riconoscimento MAB. Quello che serve è un vero e proprio progetto di promozione dei valori ambientali e storici, che può trarre giovamento anche dai fondi strutturali europei che potrebbero convergere su quel territorio».