L’impatto degli ancoraggi sugli ambienti marini (VIDEO)
Reef World Foundation e Green Fins: le barriere coralline e le praterie sottomarine sono gli habitat più colpiti
[10 Marzo 2021]
Le barriere coralline e le praterie sottomarine di tutto il mondo si trovano ad affrontare una serie di minacce: dagli impatti del cambiamento climatico ai danni su piccola scala causati da fattori di stress localizzati, come la pesca insostenibile e le pratiche subacquee imprudenti. Inoltre, l’ancoraggio può causare gravi danni ai coralli e ad altri ambienti marini come i prati di fanerogame. La Reef World Foundation si occupa dei danni provocati dall’ancporaggio selvaggio e sottolinea che «Anche il lancio più attento di un’ancora può essere devastante. In un solo caso in Florida nel 2019, i coralli elkhorn in pericolo di estinzione, che erano sopravvissuti in precedenza all’uragano Irma, sono stati spazzati via a causa di un’ancora trascinata.
Purtroppo, il danno delle ancore alle colonie di corallo non è raro. Ma può essere evitato».
Il problema è che le ancore sono pesanti, a volte veramente pesanti, e sono spesso attaccate a una catena lunga e pesante, quindi, quando vengono calate su una fragile barriera corallina, su unprateria di Posidonia oceanica o su un fondale coralligeno mediterraneo si lasciano dietro una striscia di distruzione più o meno evidente.
Come spiega ancora Green Fins, la coalizione tra Diving centers sostenibili e United Nations environment programme (Unep) dellla Reef World Foundation, «Ogni volta che un’ancora viene lasciata cadere ed entra in contatto con organismi viventi sul fondo del fondale marino, di solito si verifica un qualche tipo di danno fisico, spostamento o aumento della sedimentazione. Se l’ancoraggio non viene eseguito correttamente, questo tipo di danno può verificarsi in varie fasi, durante il posizionamento, il recupero e anche all’ancora.
Ma non è solo l’ancora in sé a rappresentare un pericolo per l’ambiente. Anche i cavi e le catene possono causare gravi danni. Anche se l’ancora è posizionata con cura, il cavo può rimanere in contatto con la barriera corallina. Se il vento o la corrente fanno cambiare direzione alla barca, l’ancora e la catena si trascineranno lungo il fondo del mare, causando ancora più danni ai nostri preziosi coralli». L stesso vale per una prateria di fanerogame e per una scogliera mediterranea.
Ci sono alcuni fattori che possono determinare la quantità di danni che un’ancora può causare al fondo del mare. «Ad esempio – spiegano i subacquei di Green Fins – può dipendere da quante barche ci sono nell’area, da quanto sono grandi le barche, dalle condizioni meteorologiche e anche dalla compattezza del substrato».
Le più a rischio per questo tipo di impatto sono naturalmente le barriere coralline che sono costituite ed abitate da animali fragili e, spesso, a crescita lenta. «Questo significa che anche una piccola quantità di danno può essere devastante – sottolineano alla Reef World Foundation. . Lo sapevate che il corallo a nido d’ape impiega fino a 20 mesi solo per crescere di 1 cm? In un sito utilizzato frequentemente, un’ancora può colpire ogni anno una media del 7,11% del corallo. A questo ritmo, non ci vorranno molti anni per distruggere i nostri siti di immersione preferiti».
Esistono molti tipi di coralli e l’ancoraggio ha impatti su tutti i tipi e specie e possono variare dalla parziale alla completa distruzione. E può volerci molto tempo prima che le barriere coralline si riprendano da questo danno.
La Reef World Foundation fa una stima di quanto i diversi tipi di corallo siano vulnerabili ai danni dell’ancoraggio: «I coralli molli hanno un aspetto flessibile, a volte coriaceo. Mancano di uno scheletro duro, il che significa che sono altamente suscettibili ai danni fisici. I coralli ramificati sono fragili, a causa della morfologia ramificata del loro scheletro di carbonato di calcio. Questo li rende anche altamente suscettibili ai danni. Con il loro scheletro di carbonato di calcio, i coralli massicci hanno importanti caratteristiche per la costruzione della barriera corallina. Sono un po’ più resistenti ai danni fisici rispetto ad altri tipi di coralli, ma possono comunque subire danni a causa di un ancoraggio maldestro»..
I subacquei di Green Fins, ricordano che «Le barriere coralline si caratterizzano per la loro tridimensionalità. In altre parole, la loro struttura 3D unica fa parte di ciò che le aiuta a sostenere altre forme di vita marina. Ciò significa che qualsiasi danno ecologico causato dalle ancore può ridurre notevolmente la complessità dell’habitat marino. Nel peggiore dei casi, la perdita di una sola specie di corallo potrebbe portare alla diminuzione del numero di alcune specie di pesci. Questo, a sua volta, avrebbe un effetto a catena sulla catena alimentare, influenzando il delicato equilibrio dell’habitat marino».
Invece, barriere coralline e praterie sottomarine integre consentono a molte specie marine di prosperare, a vantaggio anche degli esseri umani. «Un minor numero di case per la vita marina -fanno notare ancora i subacquei – si traduce in una pesca più povera, per non parlare di una minore protezione costiera e di un minor numero di barriere coralline attraenti per i turisti che le vengono a visitare».
Se l’affollatissimo bacino del Mediterraneo gravita su un mare piccolo, dove la vita marina sta soffrendo per gli impatti del traffico petrolifero, della sovrapesca, della plastica, del riscaldamento globale e dell’arrivo di specie aliene e della cementificazione delle coste, in non molti sanno che più di 450 milioni di persone vivono entro 60 km dalle barriere coralline e che la maggioranza di queste persone, direttamente o indirettamente, dipende dalle barriere coralline non solo per il cibo ma anche come fonte di reddito. «Quindi – evidenzia la Reef World Found – è davvero nell’interesse di tutti mantenere sane barriere coralline per proteggere le imprese, il turismo e i mezzi di sussistenza futuri».
Ma gli operatori subacquei sanno benissimo che «Anche il turismo è un fattore di rischio. E’ importante ridurre al minimo la pressione diretta che il turismo esercita sulle barriere coralline perché le barriere coralline più sane sono in grado di resistere meglio ai fattori che provocano stress globali più ampi. Una barriera corallina soggetta a danni fisici regolari (ad esempio, dall’ancoraggio o dal contatto con i subacquei) sarà meno resistente ai cambiamenti su vasta scala in un oceano più caldo e più acido. Questo può portare a eventi di sbiancamento più intensi e frequenti».
Ma la Reef World Foundation avverte che «Non è solo il corallo a essere influenzato dall’ancoraggio. Tutti gli ecosistemi marini sono collegati. Le praterie di fanerogame, ad esempio, forniscono una nursery e ospitano anche molti tipi di pesci, molluschi e crostacei. Potrebbero non ricevere sempre la stessa attenzione delle barriere coralline, ma sono alcuni degli ecosistemi più produttivi al mondo. E’ stato stimato che le praterie di fanerogame del mondo possono catturare fino a 83 milioni di tonnellate di carbonio ogni anno. L’ancoraggio può devastare questo fragile ecosistema marino in pochi secondi».
Green Fins conclude: «Abbiamo tutti un ruolo da svolgere nella protezione delle nostre preziose barriere coralline. E sebbene là fuori ci siano minacce molto più grandi che gestire un dive shop, comprendendo e riducendo gli impatti delle minacce che possiamo controllare, come l’utilizzo di alternative all’ancoraggio, si può svolgere un ruolo enorme nel salvare le nostre barriere coralline, lasciandole più resilienti alle minacce globali. Per non parlare del fatto che le barriere coralline sono uno degli ecosistemi più preziosi del pianeta. In effetti, si stima che il costo per sostituire un metro quadrato di barriera corallina sia di 3.000 dollari!»