Nel Golfo del Messico c’è una nuova specie di balenottera. La storia di una scoperta
Nuove prove che la balenottera di Rice è una specie unica, ma è già a forte rischio estinzione
[19 Febbraio 2021]
Lo studio “A new species of baleen whale (Balaenoptera) from the Gulf of Mexico, with a review of its geographic distribution”, pubblicato il 10 gennaio su Marine Mammal Science da Patricia Rosel, Lynsey Wilcox e Keith Mullin del National Marine Fisheries Service della NOAA e Tadasu K. Yamada del National Museum of Nature and Science – Tsukuba‐shi del Giappone descrive delle balenenottere simili a quelle di Bryde, elusive balene di medie dimensioni, che si trovano nelle acque tropicali di tutti e tre i principali bacini oceanici. I ricercatori spiegano che «Attualmente è riconosciuta una sola specie di balena di Bryde, Balaenoptera edeni Anderson, 1879, con due sottospecie, balena dell’Eden, B. edeni edeni e balena di Bryde, B. edeni brydei (Olsen, 1913), sebbene alcuni autori le abbiano riconosciuti come specie separate».
Basandosi su dati genetici, lo studio sottolinea che è stato identificato un nuovo lignaggio di balene, simile a quelle di Bryde ma evolutivamente divergente, e che sembra avere un areale limitato principalmente al Golfo del Messico settentrionale (GOMx)».
Lo studio fornisce il primo esame morfologico di un cranio completo di queste misteriose balene e identifica i caratteri che le distinguono dagli altri taxa di balene di medie dimensioni. Inoltre, i ricercatori hanno aumentato il numero di campioni genetici di queste balene simili alle Bryde nel GOMx da 23 a 36 individui, tutti corrispondenti al lignaggio GOMx. Una revisione dei dati sulle balene simili alle Bryde nei Caraibi e nell’Atlantico supporta la tesi di una distribuzione isolata per questo lignaggio unico di balenottere del Golfo del Messico.
Quindi, quella che si pensava fosse una nuova sottospecie di balena di Bryde è in realtà una balenottera fino a poco fa sconosciuta alla scienza che vive nel Golfo del Messico. La balenottera di Rice (Balaenoptera ricei).
La Rosel ha fatto il primo esame morfologico di un cranio completo di queste balene, ha identificato le caratteristiche che lo distinguono dalle altre specie di balene strettamente imparentate. I dati genetici sono stati presengtati come seconda linea di prove a sostegno dell’unicità delle balene nel Golfo del Messico. Insieme, i dati morfologici e genetici confermano che queste rarissime balenottere rappresentano una nuova specie.
La Rosel ha iniziato insieme a Wilcox la sua ricerca su quella che poi si è rivelata essere la balenottera di Rice nel 2008: hanno esaminato i primi dati genetici ottenuti da campioni raccolti durante ricerche fatte dai pescherecci NOAA nel Golfo del Messico, capendo subito che si trattava di qualcosa di abbastanza diverso dalle altre balene conosciute. In realtà la Rosel e Mullin avevano iniziato a studiare queste balenottere anche prima, fin dagli anni ’90, e credevano già che fossero rare e avessero bisogno di protezione. Queste osservazioni hanno spinto gli scienziati della NOAA a raccogliere i campioni necessari per studiare quanto queste balene fossero strettamente imparentate con altre balene presenti negli oceani del mondo. Non a caso, il nome balenottera di Rice è stato dato alla nuova balena in onore del famoso biologo americano Dale Rice, uno dei pionieri dello studio dei cetacei negli anni ’60 e che è stato il primo ricercatore a riconoscere che quelle che allora si credeva fossero balene di Bryde vivevano nel Golfo del Messico.
Ma, come fanno notare i ricercatori su Smithsonian Magazine «Il processo di descrizione formale di una nuova specie richiede ricerca, tempo, collaborazioni e revisioni da parte di numerosi colleghi scientifici. Ad esempio, più membri dello staff NOAA e scienziati che hanno collaborato hanno lavorato per anni per raccogliere osservazioni sul campo e campioni bioptici per le analisi genetiche». Questi contributi e la collaborazione di università, ONg e istituti di ricerca hanno fornito i pezzi necessari per svelare il complesso puzzle che porta a definire una nuova specie. Una volta che uno scienziato è in grado di raccogliere prove sufficienti per descrivere una nuova specie; la Balaenoptera ricei .
La differenza morfologica più evidente della nuova specie rispetto ai suoi parenti più stretti è nel cranio dell’animale. La Rosel è stata in grado di esaminare il cranio di una balenottera di Rice nel 2020 dopo che un esemplare si era arenato nell’Everglades National Park, in Folric da, nel gennaio 2019. Ogni perdita di un singolo individuo per una specie che sembra così rara è dannosa per la sopravvivenza a lungo tempo di tutta la popolazione, ma questa morte ha fornito agli scienziati l’opportunità di studiare a fondo l’animale, sia il suo aspetto fisico esteriore che le caratteristiche scheletriche e interne.
Le misure esterne della gigantesca carcassa – una balenottera di Rice può pesare fino a 30 tonnellate (quanto 5 elefanti) ed essere lunga 13 metri – sono state prese da ricercatori dell’università della North Carolina – Wilmington che avevano già misurato un esemplare spiaggiatosi nella North Carolina. Alla NOAA dicono che, come le loro specie sorelle, le balenottere di Rice hanno tre creste laterali sulla sommità del rostro (la mascella superiore). Non si sa molto sulla loro aspettativa di vita, ma specie strettamente imparentate raggiungono la maturità sessuale a 9 anni e possono vivere circa 60 anni.
Mentre le balenottere di Bryde sono state osservate mentre si nutrono di piccoli pesci vicino alla superficie, le balenottere di Rice si immergono in profondità e si nutrono vicino al fondo del mare. La Rose sottolinea: «Quale pesce esattamente stiano mangiando laggiù, non lo sappiamo ancora» e l’indagine sul contenuto dello stomaco della balena spiaggiata in Florida non ha chiarito questo mistero. La balena era emaciata e il suo stomaco era vuoto. Probabilmente aveva smesso di nutrirsi molto tempo prima a causa di rifiuti di plastica taglienti trovati nel suo sistema digerente.
Smitsonian Magazine spiega che «Studi sulla loro distribuzione suggeriscono che queste balene sono notevolmente fedeli alle acque profonde del DeSoto Canyon nel Golfo nord-orientale, dove le pressioni umane sono intense». Le altre maggiori minacce per la specie includono gli scontri con le navi, l’inquinamento da rumore antropico dell’oceano, l’esplorazione petrolifera, lo sviluppo e la produzione di energia, gli sversamenti di petrolio e le operazioni di bonifica e l’impigliamento negli attrezzi da pesca. Tutti pericoli ben presenti nel Golfo del Messico a sud-est degli Stati Uniti.
Secondo il NOAA’s Natural Resource Damage Assessment report, nel 2010 il disastro petrolifero della Deepwater Horizon della BP ha interessato il 48% dell’habitat noto delle balenottere di Rice e ha ucciso circa il 17% della loro popolazione. Inoltre, secondo Whale and Dolphin Conservation, le sostanze chimiche utilizzate per disperdere il petrolio durante le operazioni di bonifica si sono probabilmente bioaccumulate nei corpi delle balene, portando a problemi riproduttivi e diffusi problemi di salute. Gli ambientalisti sono particolarmente preoccupati per gli effetti dei test sismici per la ricerca di petrolio e gas nel Golfo del Messico. Le balenottere sono anche minacciate dal costante passaggio di grandi petroliere e portacontainer che transitano nel loro habitat principale. Danny Groves, responsabile comunicazione di Whale and Dolphin Conservation, ricorda che «Le balene vivono in un mondo di suoni e qualsiasi eccessivo inquinamento acustico può influire sull’allevamento, l’alimentazione e la comunicazione tra gli individui. L’inquinamento acustico può allontanare le balene dalle aree per loro importanti e causare anche spiaggiamenti».
Dopo l’esame e l’autopsia da parte dei biologi della NOAA e del Southeast Marine Mammal Stranding Network, i resti di balene sono stati sepolti in una spiaggia della Florida. Pochi mesi dopo, un team dello Smithsonian’s National Museum of Natural History ha riportato alla luce i resti della balenottera e li hanno portati al Bonehenge Whale Center in North Carolina per ripulirli e poi hanno trasportato lo scheletro nel magazzino del Museo alla periferia di Washington, DC
Nel 2020, la Rosel ha lavorato con il giapponese Yamada per analizzare più da vicino lo scheletro dell’esemplare di balena conservato allo Smithsonian, identificando le differenze che lo distinguono da quello delle altre specie di balene e dicono che «Le differenze morfologiche, combinate con i dati genetici, erano sufficienti per distinguerla come una nuova specie di balenottera».
Una nuova specie che mantiene il suo status di protezione ai sensi dell’Endangered Species Act Usa, visto che precedentemente era elencata come sottospecie in via di estinzione (balena di Bryde del Golfo del Messico) e che è anche protetta dal Marine Mammal Protection Act.
Alla NOAA evidenziano che «Ad oggi, sono rimaste meno di 100 di queste balene, il che le rende in pericolo di estinzione. Se il nome balenottera di Rice verrà formalmente accettato dalla Society for Marine Mammalogy Committee on Taxonomy, NOAA Fisheries passerà attraverso il processo normativo per aggiornare il nome utilizzato nell’elenco delle specie in via di estinzione».
Gli scienziati della conservazione sperano che l’elevato status di protezione della balenottera di Rice consoliderà ulteriori sforzi per studiare e mitigare le minacce alla specie. Michael McGowen, ricercatore e curatore dei mammiferi marini allo Smithsonian’s National Museum of Natural History , fa notare che «Essendo designata come una nuova specie, entrano in gioco molte leve della conservazione. Fa girare un po’ di più la testa a tutti».
Per la Rosel è necessario acquisire urgentemente una maggiore comprensione della biologia e degli spostamenti di base delle balenottere di Rice:« Come e e dove vagano, cosa mangiano e come comunicano, in modo che le misure di conservazione e protezione possano essere pianificate e attuate. Tuttavia, studiare queste enigmatiche balene non è facile. Oltre alla loro scarsità, sono diffidenti nei confronti delle navi, quindi anche se sai dove potrebbero essere, non è mai garantito che ne vedrai una».
La ricerca futura sull’esemplare di balenottera di Rice nella collezione dello Smithsonian indagherà sulla sua life history , analizzando i suoi fanoni per produrre informazioni sulla presenza di sostanze tossiche e sul profilo ormonale e livelli di stress. Raccogliendo queste informazioni, gli scienziati saranno in grado di valutare quali attività umane influenzano la specie. Ososky aggiunge: «Abbiamo questa balena nelle acque americane. E’ nuova ed è sull’orlo dell’estinzione. Cosa siamo disposti a fare per salvare questa balena? Questa è una conversazione che dovremmo avere».
L’azione per rimuovere o ridurre le minacce all’habitat primario della balena è fondamentale. Poiché la maggior parte della popolazione delle specie si trova nelle acque degli Stati Uniti, le associazioni ambientaliste chiedono all’amministrazione federale Usa l’istituzione dell’habitat critico delle balene di Rice nel Golfo del Messico e stanno premendo sulla NOAA perche metta a punto un piano di recupero definitivo che delinei le iniziative necessarie per salvaguardare le specie. Le misure che secondo gli ambientalisti Usa potrebbero fare la differenza comprendono la limitazione o il bando delle indagini sismiche all’interno del raggio di ascolto dell’habitat primario delle balene, la definizione di zone di riduzione della velocità delle navi e il divieto o la modifica di alcune attività di pesca.
Per gli scienziati della NOAA si tratta di una scoperta è entusiasmante che permetterà loro di comprendere e proteggere meglio questa rara balena: «Il lavoro di squadra e la collaborazione sono importanti durante questo processo. NOAA Fisheries apprezza veramente i contributi di tanti dei nostri partner di ricerca. Senza basarsi sul lavoro precedente e sui dati forniti dai nostri colleghi scienziati, l’opportunità di annunciare una nuova specie non sarebbe stata possibile».
Regina Asmutis-Silva, direttrice esecutiva di Whale and Dolphin Conservation North America, «Il futuro della balena di riso nel Golfo del Messico dipende da quanto bene possiamo sensibilizzare l’opinione pubblica su una specie che la maggior parte di noi non vedrà mai ma che, come tutte le balene, svolge un ruolo fondamentale nel nostro ecosistema, nella salute del nostro pianeta e nel nostro futuro».